Aprire la cassetta della posta e trovare un telegramma riporta direttamente al secolo scorso. Se poi il tono è quello inquisitorio della Procura Federale allora il flashback è direttamente agli anni 30 del 900.
INDAGATO – Dallo scorso 21 marzo, chi scrive, è ufficialmente indagato dalla Procura Federale capitanata dall’Avv. Nicola Capozzoli. La colpa è quella di aver scritto riguardo ai fatti (e misfatti) che riguardano la FCI.
Utilizzando il fatto che il sottoscritto è “anche” un tesserato della FCI, il Presidente Cordiano Dagnoni vorrebbe mettere il bavaglio a Ciclismoweb.net che in questi mesi, documenti alla mano, ha aggiornato i appassionati, tifosi, addetti ai lavori e tesserati della FCI su quanto accade all’interno del palazzo.
Nessuna replica è stata mai richiesta dai vertici federali alla nostra redazione riguardo agli svariati articoli apparsi in questi mesi che, invece, molto spesso hanno trovato conferma nei fatti e nei documenti in nostro possesso. Difficile dunque smentire le verità raccontate da Ciclismoweb così come sarebbe altrettanto arduo sostenere una querela o un esposto all’ordine dei giornalisti.
In questi anni, ve lo possiamo confermare, abbiamo ricevuto da più parti anche questo tipo di azioni ma ad oggi in tutti i casi i procedimenti si sono chiusi con delle archiviazioni in quanto a nostro carico non sono mai stati riscontrati degli illeciti.
LIBERI PER NATURA – Ciclismoweb.net, nato nel 2005, è da sempre un organo di informazione libero. La nostra redazione ha sempre attinto esclusivamente dal proprio lavoro le risorse per dare corpo al progetto editoriale arancione. Non ci sono aziende o sponsor o grandi capi che possano dettare una o l’altra linea editoriale in favore dei propri interessi.
Questo è per noi garanzia di indipendenza, trasparenza e obiettività. Potremo sbagliarci, ma almeno lo avremo fatto in buona fede e senza condizionamenti di qualsiasi tipo.
Non si illuda, quindi, il Presidente Cordiano Dagnoni, che in questi giorni si è vantato pubblicamente di aver fatto avviare l’indagine a carico di Andrea Fin dalla Procura Federale: anche questo gramo tentativo di mettere l’anello al naso a Ciclismoweb.net non andrà a buon fine.
LA CONVOCAZIONE E L’INTIMIDAZIONE – Il famoso telegramma convocava chi scrive a presentarsi per oggi pomeriggio, innanzi alla Procura Federale per riferire circa l’articolo con cui avevamo dato conto della circolare emessa dal segretario personale del Presidente Dagnoni sull’utilizzo del logo federale (CLICCA QUI per rileggerlo). Lunedì ci è stata recapitata una ulteriore e-mail, a firma del segretario della Procura Federale Alessandro Bezzi, con cui venivamo informati che nel fascicolo di indagine era stato inserito anche l’articolo sul bando per l’assegnazione del Giro U23 e Giro Donne (CLICCA QUI per rileggerlo).
In entrambi i casi si tratta di articoli fondati sulla base di documenti che lasciano ben poco spazio alla fantasia. Per entrambi, lo ribadiamo, la FCI non ha chiesto alcuna rettifica. Anzi, per quanto riguarda il logo federale era stato lo stesso Segretario Generale, Marcello Gavino Tolu a darci ragione (CLICCA QUI per rileggere l’articolo) oltre che i Comitati Regionali di Piemonte e Veneto.
Ovviamente non vi sarebbe nessun problema nel presentarsi davanti alla Procura Federale ma, come potrete leggere nella lettera che abbiamo inviato ieri alla FCI, questo organo non ha alcuna giurisdizione per giudicare sull’operato di un giornalista e di un organo di informazione. In Italia, che piaccia o meno al Presidente Dagnoni e all’Avv. Capozzoli, la Costituzione garantisce la libertà di stampa su cui possono pronunciarsi unicamente i giudici dello Stato.
Utilizzare il tesseramento FCI, peraltro in qualità di dirigente di una associazione giovanile che opera tra i giovanissimi e di socio in una compagine che si occupa di viaggi cicloturistici, per mettere a tacere un giornalista è un tentativo talmente goffo e fuoriluogo che non ha bisogno di alcun commento. Per quanti volessero approfondire la questione, riportiamo di seguito i documenti completi della vicenda.
Peraltro, la solerte Procura Federale che ci aveva convocato per oggi per discutere degli articoli apparsi su Ciclismoweb.net è la stessa che non ha nemmeno aperto un fascicolo su questioni ben più rilevanti e, giusto per citare quelle che riguardano gli ultimi mesi:
– il tesseramento poi annullato della moglie del Presidente Dagnoni;
– la redazione di tre diversi verbali della seduta del Consiglio Federale del 18.06.2022;
– i 106.000 euro che erano stati destinati a titolo di provvigioni alla Reiwa Management;
– il trattamento subito da Norma Gimondi all’interno del Consiglio Federale del 27.08.2022;
– i rimborsi gonfiati del Consigliere Regionale Londoni (in questo caso il fascicolo è stato aperto ma poi archiviato nonostante la documentazione prodotta);
– la redazione di un “bando” per l’assegnazione del Giro U23 e Giro Donne che presenta chiari ed evidenti indizi di arbitrarietà e discriminazione.
Chissà come sarebbe andata a finire se la Procura Federale avesse posto la stessa attenzione rivolta verso Ciclismoweb.net anche su questi casi e sugli altri che puntualmente vi abbiamo raccontato, come, ad esempio, la vicenda della morte di Giovanni Iannelli.
PROCURATORE, PARLIAMONE… – Dato che, con ogni probabilità, anche questo articolo finirà all’interno del fascicolo del Procuratore Capozzoli, non ci vogliamo dimenticare nemmeno di lui. Questa vicenda, infatti, ci consente di accendere un faro su una ulteriore criticità dell’organizzazione federale: l’avv. Nicola Capozzoli, Procuratore Federale, non risulta essere tesserato. E dire che, invece, l’Art. 31, comma 1, dello Statuto Federale impone chiaramente a tutti i candidati a ricoprire cariche di nomina o elettive (ad esclusione degli organi di giustizia tra cui non rientra la Procura Federale) l’obbligo di essere in possesso del requisito del tesseramento preventivo. Ed il controllo di questo è affidato all’operatività imparziale della Segreteria Generale.
Dunque sarebbe un personaggio nominato in maniera illegittima, che svolge illegittimamente il proprio ruolo a indagare e convocare un giornalista solo perchè quest’ultimo è “anche” tesserato alla FCI.
Tanto ci basta per ribadire con forza “Cara FCI, giù le mani da Ciclismoweb.net!”