La storia della Paris-Roubaix è lunga, molto lunga, come il suo percorso. Nelle 120 edizioni la distanza del percorso è cambiata più e più volte, passando da un valore minimo di 240 Km ad un massimo di circa 280; ed un valore medio paria a 262,32 chilometri.
CHILOMETRI, MEDIE E EPOCHE – La storia del percorso della Roubaix – almeno in relazione proprio alla distanza percorsa – può essere suddivisa in più momenti che possiamo parametrare ai quattro periodi che caratterizzano la storia stessa del ciclismo professionistico: un primo, quello cosiddetto “eroico”, che va dagli albori ai primi decenni del secolo breve, un secondo che attraversa i decenni che vanno dal dopoguerra agli anni Settanta; seguito dal cosiddetto ciclismo moderno che contempla i tre decenni finali del ‘900 ed, infine, il ciclismo contemporaneo: quello del nuovo millennio per intenderci.
Da un’analisi approfondita dei percorsi di gara per tutti i centoventi anni di storia della Roubaix ed attraverso metodologie di studio prettamente statistiche è possibile desumere alcuni elementi di riflessione circa la trasformazione che la gara Monumento ha registrato nel tempo. Abbiamo, infatti, per l’occasione standardizzato i valori delle medie di corsa e dei chilometri percorsi e rappresentato il risultato in un grafico a radar esposto nell’immagine qui sopra; nel quale – in senso orario – sono indicati gli anni in cui si è celebrata la Paris Roubaix, la metodologia statistica impiegata consente, così, di visualizzare le serie di dati (media e Km) esposti nel caso di specie rispettivamente in blu ed in arancione.
Osservando, allora, il grafico per i primi anni del cosiddetto ciclismo eroico è facilmente rilevabile che i chilometri si collocano sempre al di sopra dei valori (standardizzati) delle medie di corsa; fenomeno che nei periodi successivi ovvero i due decenni successivi alla Seconda guerra Mondiale s’inverte completamente, per poi assumere valori che s’intersecano più e più volte per i decenni riferibili al ciclismo moderno. Per gli anni del ciclismo moderno (post 2000) il trend si inverte in modo sostanziale.
Quanto esposto fin qui dimostra che il Ciclismo eroico era caratterizzato da percorsi lunghi ma corsi a medie molto basse, in poche parole un ciclismo vocato alla distanza, quasi gare ad eliminazione, oggi diremmo di vera endurance. Negli anni successivi al secondo conflitto mondiale, il ciclismo e, quindi, anche la Roubaix si trasforma: sono le medie di corsa e quindi la velocità che caratterizzano le gare. Negli anni successivi si assiste ad un ulteriore trasformazione – con ogni probabilità dovute anche alle innovazioni tecnologiche, a nuovi materiali ed alle tecniche di allenamento – aumentano ulteriormente i chilometri e progressivamente le medie di corsa. Infine, il ciclismo moderno e contemporaneo – a causa di una sempre maggiore specializzazione ed alla ricerca spasmodica dei coefficienti connessi all’aerodinamica ed a soluzioni tecniche sempre più all’avanguardia – sono per lo più contraddistinti da un inarrestabile incremento delle medie e delle velocità. Alla Roubaix non è, difatti, difficile veder volare i ciclisti ricurvi sui manubri sulle pietre (pavè) dei settori del percorso che possiamo solo eufemisticamente definire accidentato.
QUALI LE REALI DIFFICOLTA’ – I settori di pavè sono, infatti, la caratteristica principale della Paris Roubaix e, quest’anno, sono segnalati ben 30 segmenti successivi di lunghezza variabile ma soprattutto con DIFFICOLTA’ diversa. Dai documenti ufficiali, questi segmenti sono contraddistinti da ben 5 livelli di difficoltà, così catalogati: 1 -Facile; 2 – Abbastanza facile; 3 – Difficile; 4 – Molto difficile e 5 – Estremamente difficile. A nostro parere però questa suddivisone dei settori di pavè, non è bastevole per comprendere fino in fondo quale sia la complessità della Paris Roubaix. Per provare a dare un contributo in tal senso abbiamo mutuato l’algoritmo di misura e scoring delle salite opportunamente adeguato e corretto e qualche curiosità, e forse finanche sorpresa, è venuta fuori.
Da un’attenta analisi dei dati ci siamo rapidamente resi conto che la classificazione basata sui livelli di difficoltà dei segmenti di pavè non è affatto una buona indicazione di quanto sia dura la Paris Roubaix. Abbiamo, così, rivisitato il Profile Score caratterizzato dalle variabili connesse alla pendenza ed alla lunghezza moltiplicate per un fattore dipendente dalla distanza dal traguardo; correggendo l’algoritmo sostituendo di fatto la pendenza con il coefficiente di difficoltà indicato dai documenti ufficiali il grado di difficoltà del pavè cambia.
Ebbene, quel che viene fuori è una suddivisione dei settori in pavè (cobblestone) in due macro categorie: quelli più complicati di quanto indicato e di quelli, invece, che presentano un livello di complessità inferiore. Dallo studio (si veda la tabella a fine articolo) risulta una nuova classificazione dei segmenti di pavè, che con tutta evidenza darà una chiave di lettura nuova alla Paris Roubaix. Infatti, il settore Warlaing à Brillon, il sedicesimo per la precisione, indicato con tre stelle (difficile) è in realtà più impegnativo e complicato di quanto indicato; stessa cosa può essere affermato per i segmenti numero 2 (Willems à Hem) e quello denominato Grusòn. Di contro, i segmenti 19° e 20° sono quelli che fanno registrare uno scoring che annovera tali segmenti tra quelli meno difficili di quanto espresso dagli organizzatori della Paris Roubaix.
Considerazioni queste che non vogliono mettere in dubbio quanto dichiarato nei corposi documenti ufficiali della Paris-Roubaix ma, riteniamo, possano dare una chiave di lettura “nuova” alla gara e chissà, magari domenica, seduti sui comodi divani di casa, potremmo decifrare le strategie di gara ed il gesto atletico dei ciclisti con un occhio diverso.