Il Giro d’Italia Donne che dovrebbe partire il prossimo 30 giugno fa tremare il palazzo della FCI. Dopo l’accesa discussione tenutasi in occasione del Consiglio Federale di domenica scorsa a Trieste, il Presidente Cordiano Dagnoni aveva convocato un Consiglio d’urgenza per questo pomeriggio alle ore 18.
Riunione telematica quella convocata addirittura da Cracovia (dove il Presidente Dagnoni è in viaggio per la 3^ edizione dei Giochi Europei) a cui, però, hanno risposto solo alcuni Consiglieri Federali. Un numero troppo esiguo per procedere all’esame delle questioni sul tavolo, manca il numero legale, salta la seduta, rinviata a domattina alle ore 8.00.
730 MILA EURO – Ma cosa c’era in discussione di così spinoso da far comparire una serie di impegni improvvisi per i Consiglieri e i Vice Presidenti Federali? Sul tavolo c’è il destino del Giro d’Italia Donne: la FCI dovrebbe entrare al fianco di Starlight, società organizzatrice dell’evento, con del denaro per coprire l’intera produzione televisiva per un totale che sarebbe stimato in 730.000 euro.
Soldi che farebbero comodo a qualsiasi altro organizzatore e a qualsiasi altra società affiliata alla FCI ma che il manager Cordiano Dagnoni si troverebbe costretto a spendere per cercare di tener fede all’accordo intercorso con RCS Sport per la cessione dell’organizzazione della corsa rosa femminile a partire dal 2024.
Di fronte ad un esborso tanto oneroso, però, si sarebbe aperta in Consiglio Federale una fronda di Consiglieri che sarebbero contrari a questa operazione, destinata, chiaramente, ad accendere l’ira di tanti tesserati che con passione e difficoltà economiche di ogni tipo portano avanti le proprie iniziative. Partirebbe da qui l’ammutinamento prima dei Vice-Presidenti e poi di quattro Consiglieri che, con la loro assenza, hanno fatto saltare il Consiglio Federale di oggi.
STARLIGHT, RCS, L’IRLANDA E IL PROBLEMA SOTTOVALUTATO – La società Starlight di Roberto Ruini detiene su concessione della FCI. da alcuni anni, e anche per il 2023, il diritto di organizzazione e il diritto media (i diritti televisivi) del Giro d’Italia Donne. Starlight, con il supporto di Infront Italia, nell’ultima stagione aveva dato un forte impulso alla crescita della principale corsa femminile italiana; tutto questo era stato possibile proprio grazie all’intervento di Infront Italia coinvolta dalla FCI con un progetto di produzione di tutte le gare italiane del mondo professionistico e la gestione dei diritti televisivi.
Questo progetto, messo nero su bianco da Infront Italia con una lettera d’intenti giunta in Federazione, era già molto ben avviato quando, nell’agosto 2022, Ciclismoweb.net ha sollevato le questioni relative agli affari irlandesi della FCI. Da lì era partito l’attacco mediatico della Gazzetta dello Sport nei confronti del Presidente Dagnoni che si era placato solo grazie alla promessa dell’affidamento dell’organizzazione del Giro Donne a RCS Sport, società della sfera RCS, editrice della rosea.
Questo accordo è stato formalizzato con il bando emesso dalla FCI per l’affidamento del Giro U23 dal 2023 e del Giro Donne dal 2024 e prevede, tra l’altro, il riconoscimento da parte di RCS Sport della somma di 400 mila euro in favore della FCI. Ma perchè l’accordo vada a buon fine serve che il Giro Donne rimanga nella categoria World Tour. Per evitare il declassamento la produzione televisiva in diretta è uno dei primi requisiti fissati dall’UCI.
Alla luce della decisione della FCI, Infront Italia ha rinunciato a curare anche nel 2023 la parte dei diritti media del Giro Donne e Roberto Ruini, con una missiva inviata già nel mese di gennaio 2023, aveva informato di questo la FCI lasciando in capo alla Federazione la gestione di questo aspetto che riguarda la produzione televisiva in diretta e la vendita dei relativi diritti televisivi.
Non solo: nel corso dei mesi Ruini ha anche chiarito che, senza produzione televisiva, non ci sarebbero nemmeno i presupposti per far partire il Giro Donne.
Per questo, nell’ultima settimana il Consiglio Federale si è ritrovato sul tavolo la patata bollente con la FCI che, per tenere fede all’accordo con RCS Sport, deve fare in modo che il Giro Donne si corra e, soprattutto, non venga declassato dalla FCI. Vitale, quindi, assicurare la produzione televisiva del Giro Donne addossandosi tutti i costi del caso. 730.000 euro, appunto, che servirebbero ad pagare riprese in moto, elicottero, telecamere fisse e regia per tutte le nove tappe in programma.
Una parte di questi potrebbero anche rientrare nelle casse della FCI dalla vendita dei diritti internazionali ma, a 8 giorni dal via, la situazione si fa sempre più disperata.
ASSENZE PESANTI E PROSPETTIVE – Tutta questa situazione, che ha avvelenato gli uffici federali da quasi un anno, è sfociata nell’assenza del numero legale al Consiglio Federale odierno. Ufficialmente si tratta di una casualità fatta da coincidenze e impegni pregressi, ma la realtà è che con la loro assenza i Vice-Presidenti e i Consiglieri federali hanno dichiarato la propria netta contrarietà all’accollo da parte della FCI delle spese di produzione televisiva del Giro Donne.
Una assenza “strategica” dal momento che in Consiglio Federale il Presidente Dagnoni potrebbe contare attualmente sull’appoggio di soli 3-4 Consiglieri a cui aggiungere il proprio voto, decisivo in caso di parità. Se i Consiglieri contrari all’operazione avessero preso parte oggi alla seduta convocata d’urgenza avrebbero potuto pareggiare e il voto del Presidente Dagnoni sarebbe stato decisivo nel dare il via libera ai 730.000 euro in favore del Giro Donne. L’assenza, invece, paralizza l’operato del Consiglio Federale bocciando così di fatto la proposta confezionata dal super-consulente, l’Avv. Di Cintio, investito domenica della questione.
Cosa succederà domani? Difficile fare previsioni in una situazione ricca di fibrillazioni. Ciò che è certo è che la situazione del Giro Donne, ad appena 8 giorni dal via, si fa sempre più disperata. Se anche domani dovesse mancare il numero legale in Consiglio Federale non si potrebbe assumere alcuna decisione con l’effetto di protrarre ulteriormente l’incertezza legata al via e al futuro della corsa.