Berghem, Berghem Uber Alles! Che il Consiglio Federale fosse a trazione lombarda lo si sapeva sin dal giorno dell’elezione del Presidente Cordiano Dagnoni ma che l’asse bergamasco potesse pesare così tanto sulle scelte della FCI forse non tutti lo avevano preventivato.
Torniamo sulla vicenda del Giro Donne e sul problema che riguarda la copertura economica della Co-Produzione televisiva della corsa che partirà tra meno di 48 ore. Come annunciato da Ciclismoweb.net (Clicca qui per rileggere l’articolo) ieri il Consiglio Federale è tornato a riunirsi. Alle 18.30 in punto i vertici del ciclismo si sono ritrovati in video-conferenza per discutere della vicenda che da Trieste in poi (era il 18 giugno) ha spaccato il Consiglio della FCI.
FUMATA BIANCA – Insieme al Presidente Dagnoni erano presenti i due Vice-Presidenti (Carmine Acquasanta e Ruggero Cazzaniga) e cinque consiglieri. Due, invece, i consiglieri assenti: entrambi a Trieste avevano espresso parere negativo all’intervento economico della FCI per il “salvataggio” del Giro Donne.
Come ormai, purtroppo, abitudine del Consiglio Federale è stata inserita all’ordine del giorno la Delibera Presidenziale n. 40 (non prevista dall’ordine del giorno inviato ai componenti del consiglio con la convocazione) con la quale si è apportata una variazione al bilancio della FCI per circa 520.000 euro.
4 CONTRO 4 – La votazione ha visto il parere contrario di quattro componenti del Consiglio (tra cui i due Vice-Presidenti) mentre il parere favorevole è stato dato dai tre consiglieri bergamaschi e dal Presidente Dagnoni. Come previsto dallo Statuto, in caso di parità, il voto del Presidente ha valore decisivo e, pertanto, la variazione di bilancio è stata approvata.
Il Giro Donne è dunque salvo e il declassamento può essere evitato con buona pace di RCS Sport che metterà le mani sulla corsa nel 2024 e di tutti i tesserati della FCI che con le proprie affiliazioni, organizzazioni e tessere hanno contribuito a questa colletta necessaria per dare visibilità ad un solo evento ciclistico. Difficile pensare che ai dirigenti di società, spesso costretti a fare i conti con le ristrettezze economiche che non consentono di acquistare una bici in più o di tesserare un atleta in più, una simile decisione possa far piacere.
Altrettanto vero che non si può rinunciare ad un evento così importante, ma forse la questione avrebbe dovuto essere gestita diversamente sin dall’inizio.
Dalla votazione odierna, però, emerge un dato preoccupante per il futuro della dirigenza della FCI: il Presidente Dagnoni, di fatto, non può più contare sulla maggioranza dei consensi all’interno del Consiglio Federale. Oggi la delibera presidenziale è passata ma, a parte i “tre fedelissimi” bergamaschi, sono quattro (più i due assenti) i componenti che non hanno condiviso questa scelta della FCI e non è da escludere che il dissenso torni a manifestarsi in occasione delle prossime ed importanti scelte che attendono i vertici federali.
Ogni riunione del Consiglio Federale rischia, d’ora in poi, di tramutarsi in un possibile terremoto esponendo il movimento all’adozione di scelte più politiche che razionali con l’alternativa rappresentata dall’utilizzo improprio delle Delibere Presidenziali che, va ricordato, andrebbero assunte solo in casi di estrema urgenza…