Sul fatto che Mathieu Van Der Poel fosse un predestinato del ciclismo non c’erano dubbi. Il suo palmares, già prima di oggi, parlava chiaro ma il traguardo di Glasgow ne ha celebrato la grandezza e la forza. Un atleta che attacca in solitaria da lontano, stacca tutti, cade, si rialza e trova le energie per scavare nuovamente un solco incolmabile su tutti gli altri, non ha bisogno di altre definizioni: è semplicemente un Campione.
Il Campione del Mondo e se “gli altri” si chiamano Van Aert, Pogacar e Pedersen il valore della nuova maglia iridata diventa davvero immenso, anche se si è corso nel labirinto di Glasgow, anche se probabilmente era il favorito della vigilia, il più atteso al via e il più adatto a questo percorso. Dopo Evenepoel, Van Der Poel: l’UCI può fregarsi le mani per aver ritrovato i grandi campioni nuovamente sul gradino più alto del podio del mondiale.
L’ITALIA FA 15 – L’Italia del CT Daniele Bennati non era certamente tra le nazionali più quotate: Alberto Bettiol ha lottato, Matteo Trentin è caduto, gli altri sono stati sacrificati per la causa azzurra. La giornata si chiude con un decimo posto che non porta alla sufficienza il rendimento della nazionale italiana. Gli azzurri restano ancora a secco e fanno 15: tanti sono gli anni trascorsi dall’ultima maglia iridata, conquistata nel 2008 da Alessandro Ballan sul traguardo di Varese.
Quello, probabilmente, era un altro ciclismo e, soprattutto, quella era un’altra nazionale italiana, gli anni però passano e iniziano a pesare: è il digiuno più lungo per l’Italia ai mondiali di ciclismo se si fa eccezione per il buco intercorso tra il successo di Alfredo Binda (1932) e quello di Fausto Coppi (1953) ma in quel caso la rassegna iridata era stata sospesa per la seconda guerra mondiale dal 1939 al 1945.