E’ un Cordiano Dagnoni alla caccia disperata di consenso quello che approderà quest’oggi in Veneto per il Consiglio Federale fissato a Spresiano e per i saluti istituzionali alla festa del Ciclismo Regionale.
REGIONI IN RIVOLTA, MAGGIORANZA IN BILICO – Incassata la buona notizia dei finanziamenti stanziati dal Governo (8 milioni) e dalla Regione Veneto (3 milioni) per il completamento dei lavori del Velodromo di Spresiano, Dagnoni sarà chiamato ad affrontare in due giorni i Presidenti Regionali e i componenti del Consiglio Federale. Nel mezzo del programma anche una cena con i Presidenti dei comitati provinciali del Veneto promossa dal trevigianissimo Giorgio Dal Bo.
Intanto, però, il primo segnale negativo del fine settimana sta arrivando dai Presidenti Regionali: saranno diverse, infatti, le defezioni annunciate dai Presidenti dei Comitati Regionali alla riunione del Consiglio dei Presidenti in programma per questo pomeriggio alle 15.00. L’impossibilità di effettuare collegamenti da remoto, comunicata stamane dal Segretario Generale Marcello Tolu, amplia ancora di più l’effetto di queste assenze marcando un sempre più preoccupante scollamento tra i vertici del ciclismo regionale e quelli nazionali.
Nel Consiglio Federale, in programma domani, le decisioni legate al salvataggio del Giro Donne, il cambiamento di assegnazione del Mondiale Gravel e una serie di decisioni basate sulla politica del consenso, hanno eroso la maggioranza del Presidente riducendola ai pochi fedelissimi interessati. Basteranno per varare la rotta in vista dell’anno olimpico 2024?
CONTI IN ROSSO – La maggioranza risicata in Consiglio Federale e il bisogno di affrontare l’ultimo anno a disposizione prima delle nuove elezioni con il sorriso sulle labbra, non consentono al numero uno del ciclismo italiano di dormire sonni tranquilli.
Ad accendere un altro campanello d’allarme, purtroppo, sarebbero i numeri del bilancio federale che nel 2020 vedevano un attivo di 2.600.000 euro e che dallo scorso anno, invece, stando agli atti depositati, sono andati in passivo di 867.000 euro.
Le previsioni per il 2023 non sono migliori: la stagione che ci si appresta a chiudere, infatti, potrebbe far registrare un ammanco di 1.300.000 euro nelle casse federali. Questo quanto riferito nel corso del Consiglio Federale di Settembre, dove Dagnoni si è detto fiducioso aggrappandosi alla speranza di capitalizzare la cessione dei diritti televisivi del Giro Donne e la commercializzazione della maglia rosa.
In questo contesto, stridono le “spese pazze” del Presidente e i rinnovi di contratto determinati nelle ultime sedute del Consiglio Federale: stando ai dati a disposizione di Ciclismoweb.net, ad esempio la spesa per la comunicazione e l’aggiornamento dei social network è raddoppiata rispetto al passato arrivando a pesare per oltre 400 mila euro sulle casse federali.
Il piatto degli sponsor, invece, langue: dopo “aver liberato uno spazio importante sulla maglia azzurra” dando il benservito a Suzuki, la FCI non ha più trovato un main sponsor per la maglia azzurra. Dallo scorso anno si è chiuso senza rinnovo anche il contratto con TCI: assenze importanti che sarebbero state solo parzialmente assorbite dall’entrata del brand “We Are Puglia” e da IP.
GENTE DI BICI E IL FALLIMENTO DELLA FCI-AZIENDA – A pesare, senza dubbio, c’è il salvataggio del Giro Donne e, per ultimo, si sarebbe aggiunto anche l’accordo con Action Agency di Manuela Ronchi, ex manager di Marco Pantani, per la realizzazione del progetto “Gente di Bici” che sarà presentato il prossimo 18 dicembre a Milano: a tal proposito si vocifera di un budget di circa 100.000 euro messo a disposizione dalla FCI per la realizzazione della nuova tessera rivolta a chi usa la bicicletta.
Nonostante i conti, insomma, suggerissero maggior prudenza, il Presidente-manager sembra non badare a spese specie quando ci sono in ballo questioni personali e di immagine.
Davvero niente male come risultato per il candidato Cordiano Dagnoni eletto a Presidente per essersi proposto come il nuovo manager della FCI-azienda: un’azienda con questi numeri, però, sarebbe già diretta verso il baratro del fallimento. Che lo sia anche il ciclismo italiano?