Bisogna tornare al momento della scalata del Koppenberg per capire l’essenza di questo Giro delle Fiandre, lo strappo posto a 45 chilometri dalla fine raggiungere punte massime sino al 22%, quest’anno ha avuto lui l’onore di partorire il trionfo di Van der Poel e il tracollo negli inferi di tutte le altre pedine del gruppo. Sua Maestà ha regalato un’azione di grande stile ed efficacia; composto, sicuro della sua potenza, ha ingranato metro dopo metro il rullo compressore e come un fachiro è riuscito a pestare i pedali tra il sapone ardente del pavè senza mai fermarsi e scendere a compromessi podistici.
La telecamera posta all’ uscita del Koppenberg accoglie uno dopo l’altro i temerari che escono da quel girone dell’inferno; il primo, l’olandese sbuca elegante sinuoso, un cavallo bianco di razza, con quegli occhiali neri che scrutano i solchi delle pietre; il secondo, Jorgenson, ha tolto invece gli occhiali, è già distante diversi metri, fradicio e stufo di dover rincorrere quel pazzo cavallo bianco; il terzo, Dylan Teuns, ha la rabbia di chi in Belgio è sempre stato reputato un corridore mediocre pur avendo alzato le braccia al cielo sull’altro prestigioso arrivo di Huy della Freccia Vallone. A rimorchio tutti gli altri che hanno dovuto fermarsi, scendere dai rispettivi mezzi, trascinarsi e ripartire per altri giri di muri.
La faccia è quella incantata, impaurita e pura, il sorriso sporco e sudato dalla battaglia che si è appena conclusa, la postura incerta e sottomessa al big con la tuta bianca che si trova al suo fianco; a ventisei anni senza nessun precedente e pronostico della vigilia Luca Mozzato regala a lui e al suo piccolo Team Arkea una podio in una prova Monumento. Una gara condotta in rimessa, sapendo che era l’unico modo per portare a Oudenaarde la pelle e un briciolo di energia. Passo dopo passo, muro dopo muro si è distinto per concentrazione e senso tattico da vero esperto delle pietre. Una volata pulita di chi sa che può battere i velocisti più forti del panorama, nella recente semiclassica belga Bredene Koksijde Classic si è messo alle spalle nomi del calibro di Groenewegen e Thijssen.
Una carriera fatta fin qui di maglie francesi, prima con la B&B Hotels e ora con l’Arkea, crescendo a pane e classiche nordiche, grazie a questo Fiandre il salto di qualità e consapevolezza è dato certo, da domani sarà pronto a guardare con un po’ meno di riverenza il mostro del Koppenberg e quel quel cavallo bianco.