L’ennesima maxi caduta, questa volta il terreno è quello dei Paesi Baschi, costretti all’abbandono tutti e tre i big al via: Jonas Vingegaard, Remco Evenepoel e Primoz Roglic; particolarmente serie sono le condizioni del Danese e del Belga, entrambi vittime di fratture di clavicola, i tempi di recuperi sono abbastanza lunghi anche se il Tour di fine giugno non dovrebbe essere compromesso.
ERRATO POSIZIONAMENTO DELLE PROTEZIONI?
Salta subito all’occhio che in quel tratto di discesa le protezioni siano state posizionate solo all’inizio della curva e non nella via di fuga dove si è verificata poi l’uscita di strada dei corridori, lì proprio dove era presenti dei massi rocciosi e una canalina di scolo dell’acqua profonda almeno un metro e mezzo. Un occhio attento avrebbe dovuto preventivare quel tipo di pericolo e allungare le protezioni almeno di altri 20 o 30 metri per chiudere completamente in sicurezza quella curva e attutire il più possibile l’impatto. Il pericolo è sempre dietro l’angolo e sarà impossibile tappezzare di protezioni la totalità dei tracciati, in quel segmento però l’errore sembra abbastanza evidente, con un piccolo accorgimento i ciclisti coinvolti si sarebbero portati a casa “solo” delle abrasioni e un grande spavento.
TROPPI BIG AL VIA?
Le voci all’interno del coro parlano di velocità assurde e tanti, forse troppi uomini da classifica che sgomitano per rimanere sempre nelle migliori posizioni, ed ecco che il Giro dei Paesi Baschi si è ritrovato in mano tre dei quattro uomini da classifica più forti al mondo, un’anticipazione di Tour senza l’organizzazione galattica della corsa francese. Aggiungiamoci la tecnologia delle bici, sempre più leggere performanti e veloci, che fare quindi? La soluzione potrebbe essere quella di investire sempre più sulla sicurezza, attraverso una maggiore attenzione ai punti critici che si possono trovare durante le gare (non solo negli ultimi 30-40km) aggiungendo se necessario: protezioni, barriere, divisori o aggiunte/variazioni di percorso.
LA CHICANE PRIMA DELLA FORESTA!
E’ il tema caldo degli ultimi giorni, l’introduzione di una chicane prima di imboccare uno dei settori più famosi della Parigi-Roubaix: la Foresta di Arenberg. I corridori saranno costretti a rallentare la velocità per svoltare a destra e seguire l’andamento della chicane per poi ritornare sul tracciato originale e un ingresso sul pavè decisamente più morbido. Ogni anno in quel punto constatiamo cadute e incidenti abbastanza gravi, dai più abili sulle pietre a chi invece è alle prime armi; molti corridori, tra cui il campione del mondo, si sono espressi su questa modifica, i pareri non sono favorevoli, di fatto snaturerebbe il senso classico e il fascino della regina delle classiche. E’ giusto proporre soluzioni alternative? I Monumenti non di toccano o è meglio salvaguardare sempre più l’incolumità di chi sale in bici? il tema è più che mai attuale.