Domenica 28 aprile, ore 18.30 circa, a Bionde di Salizzole, al termine dell’80^ Vicenza-Bionde, si celebra il successo del russo Viktor Bugaenko. Il portacolori della formazione spagnola PC Baix Ebre, ha da pochi minuti tagliato il traguardo a braccia alzate al termine di una cavalcata solitaria di circa 20 chilometri.
Sul podio il solito copione: fiori, premi, baci, abbracci e l’inno russo a completare la festa. I protagonisti di giornata posano per telecamere e fotografi, il pubblico applaude e la giornata si chiude all’insegna della festa.
LA PROTESTA UCRAINA – A 10 giorni di distanza questa scena diventa un caso internazionale al centro dell’attenzione dei politici e delle nazioni impegnate in un conflitto che si trascina ormai da due anni: a muoversi è Andrei Grivko, presidente della Federciclo Ucraina che, insieme al ministro dello sport ucraino Matvey Bedny e al presidente del Comitato Olimpico Nazionale ucraino, Vadim Gutzeit, ha chiesto all’UCI di intervenire sanzionando l’Italia per “aver gravemente violato le raccomandazioni del CIO, perchè l’atleta era stato dichiarato neutrale senza bandiera e inno”.
LE REGOLE CHE NON CI SONO – Dalla primavera del 2022 l’UCI, che aveva decretato la cancellazione di tutti i team affiliati in Russia, è stata anche una delle poche federazioni che non ha bandito completamente gli atleti russi, permettendo loro di correre in stato neutrale.
La Vicenza-Bionde, però, è una gara nazionale, iscritta al calendario della FCI e si corre, pertanto sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana. E le regole, in Italia, non prevedono alcuna restrizione per gli atleti di nazionalità russa: sul tema la FCI non ha mai diramato alcun comunicato che vietasse di esporre bandiere o suonare inni russi nè, tantomeno, ha emesso alcun comunicato ufficiale che riprendesse le normative internazionali o del CONI. Ancor di più: agli organizzatori italiani la FCI non ha mai comunicato alcuna disposizione.
L’unico comunicato ufficiale sul tema che si può rinvenire sul sito federale (organo ufficiale della FCI) riporta la data del 6 marzo 2022 ed è a cura del Presidente della Commissione Nazionale Giudici di Gara, Gianluca Crocetti. In questo comunicato si prescrive unicamente il rispetto di un minuto di silenzio in occasione di tutte le manifestazioni che si svolgono in Italia “fino al termine della stessa guerra”. Un comunicato che, manco a dirlo, non è più stato applicato in alcuna manifestazione ormai da diversi mesi.
LA REAZIONE DEGLI ORGANIZZATORI – Pressati dalla stampa internazionale gli organizzatori della Vicenza-Bionde hanno spiegato chiaramente la situazione: “L’inno russo a Bionde non è stato suonato in relazione al conflitto in atto tra Russia e Ucraina ma per festeggiare il successo di un ragazzo di 20 anni che aveva appena vinto la nostra corsa al termine di una cavalcata solitaria che ha entusiasmato il pubblico presente. Ogni altra lettura o ogni altro significato che in queste ore sono stati attribuiti a questo fatto sono del tutto sconnessi dalla realtà dei fatti e completamente pretestuosi” ha sottolineato in una nota ufficiale il Presidente dell’Us Bionde, Filippo Scipioni chiudendo la porta ad ogni polemica e smorzando i toni.
Scipioni non si è sottratto alle domande dei giornalisti precisando che: “Sono sinceramente sorpreso dell’attenzione che la vicenda ha sollevato. Noi siamo uomini di sport e crediamo nei valori che, attraverso il ciclismo, la nostra manifestazione promuove da 80 anni: per noi lo sport è unione, festa e condivisione. Da tre anni è sempre presente al via una formazione ucraina così come non abbiamo mai chiuso le porte alle squadre che al proprio interno annoverano atleti russi. Per una manifestazione dilettantistica inserita nel calendario nazionale come la nostra, mi risulta che non ci siano regole che vietino di suonare l’inno russo in caso di vittoria di atleti provenienti da questa nazione o, se ci sono, non ci sono mai state comunicate. Ricordo che nel 2013 a vincere fu Marlen Zmorka, un atleta ucraino, e in quell’occasione fu suonato l’inno del suo Paese: per noi, gente di sport, vedere un ragazzo di 20 anni o poco più che vince al termine di 180 chilometri di fatica è sempre una festa, indipendentemente dalla maglia che indossa o dalla nazione di appartenenza. Molti di questi atleti vengono da terre lontane e noi ci prodighiamo per farli sentire sempre ben accolti e coccolati: quando Bugaenko è salito sul primo gradino del podio non ci siamo posti alcun problema e abbiamo notato che al ragazzo ha fatto piacere sentire le note del suo inno, è stato un pò come farlo sentire a casa”.
IL CASO POLITICO – Sulla vicenda sono stati interpellati diversi politici italiani: a rispondere in prima battuta alle polemiche politiche fatte scattare da parte ucraina è stato il Consigliere della Regione Veneto, Stefano Valdegamberi che non ha usato mezzi termini: “La premiazione dei vincitori della corsa ciclistica Vicenza-Bionde ha messo a nudo l’assurda decisione della politica e delle federazioni sportive di negare l’identità nazionale agli atleti russi, costretti a gareggiare nascosti in squadre straniere. Lo sport non dovrebbe invece favorire la conciliazione e l’amicizia tra i popoli? La vittoria del ventenne ciclista russo Viktor Bugaenko nella corsa di un giorno Vicenza-Bionde si è trasformata in una legittima protesta contro questa discriminazione che umilia il popolo e gli sportivi russi. Gli organizzatori della competizione, non attribuendo importanza allo status neutrale dell’atleta che ha gareggiato per la squadra spagnola Penya Ciclista Baix Ebre, sul podio hanno suonato l’inno nazionale russo, eludendo alle assurde, e umilianti norme di divieto. Invece di punire questi organizzatori vanno ringraziati perché hanno avuto il coraggio di eludere provocatoriamente le vergognose decisioni della Politica e delle Federazioni Sportive. Decisioni che sono discriminatorie, ingiuste e contrarie all’etica dello sport, volte a negare l’identità nazionale di appartenenza degli sportivi. Lo sport, la cultura, la musica, l’arte sono state vittima di vergognose azioni russofobiche e discriminanti da parte dei Paesi occidentali in questi ultimi anni, seminando odio ingiustificato contro il popolo russo. Non è così che si promuove la pace. Vanno lasciati fuori dalle vendette politiche gli artisti e gli sportivi. L’Occidente si mette dalla parte del torto agli occhi del popolo russo e ottiene l’effetto opposto di rafforzare la leadership di Putin. Perché queste decisioni non sono adottate contro gli altri Stati che hanno provocato conflitti con centinaia di migliaia di morti giustificati da fake news e per altri i cui conflitti sono in corso? Perché questo doppio standard di giudizio? Lo sport, come l’arte e la musica, devono rimanere fuori dalle dinamiche geopolitiche. Servono per abbattere le barriere mentali, culturali, avvicinando persone, paesi, popoli e non a fare il contrario”.
Il clamore destato dalla premiazione dell’80^ Vicenza-Bionde, divenuta ormai un affare internazionale, non è certo destinato a finire qui. Altre reazioni si attendono nelle prossime ore…