Negli ultimi giorni di Giro si è parlato molto di resilienza, della capacità di rialzarsi dopo una batosta o dopo una battuta di arresto e dimostrare realmente le proprie capacità sportive, di rivalersi a fronte di un un periodo non particolarmente fertile dal punto di vista dei risultati e delle performance.
“Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra. Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo resalio”
Se questo Giro è ancora alla ricerca di una propria identità, la parola che più di tutte riecheggia e che un senso più tangibile può dare alle imprese dei nostri eroi sui pedali è proprio il termine resilienza. In ordine di tempo, l’azione vincente di Filippo Ganna con il suo dominio incontrastato e la sua personale risalita dagli inferi sul suo terreno prediletto: le provo contro il tempo. Se l’è dovuto sudare più del previsto il ritorno sul gradino più alto del podio, più di 200 giorni dopo l’ultima vittoria della Vuelta e un’astinenza di quasi tre anni sulle strade del Giro, per ultima fu la crono conclusiva di Milano del Giro 2021. Nel mezzo tanti secondi posti, le sconfitte che bruciano di più, quelle che Remco Evenepoel gli ha inflitto al Campionato del mondo della specialità e la secondo piazza nella crono di apertura dell’edizione dello scorso anno, quando in ballo c’era anche la vestizione della prima maglia rosa. Nel mezzo anche il tentativo di esplorare altri mondi (Sanremo e Roubaix) ancora non del tutto riusciti, per poi far ritorno lì, dove tutto è di casa, dove il ragazzo si sente più sicuro, dove 23 delle sue 29 vittorie da professionista trovano luce nell’andare più veloce dei cronometri. Con quel body tricolore ha aperto il vento e le strade della sua personale rinascita, e il pianto liberatorio davanti ai microfoni apre le porte ad un nuovo inizio.
Era già scritto nella sceneggiatura di questa corsa rosa, al capitolo 12: Julian Alaphilippe e la sua rinascita sui muri di Fano. Il due volte campione del mondo è venuto in Italia, e al Giro, per la prima volta, così da ritrovare la gamba e quelle sensazioni di un tempo, ma soprattutto per ritrovare la tranquillità che aveva perso complice un minestrone di vicende sportive e non che hanno condito il suo ultimo anno e mezzo e lo hanno fatto precipitare sui fondali di un mare profondissimo. Su quella barca è risalito con grande stile e caparbietà, la prima metà del Giro gli è servita per scaldare i motori e la gola del popolo italiano che ha potuto assistere ai suoi continui scatti ogni qualvolta le rampe delle cittadine superavano il 10 per cento di pendenza. Sulle colline bianche della toscana ha provato a fare il fenomeno, trascinando con sé una fuga di tre uomini, il solo Pelayo Sanchez con scaltrezza è riuscito a bruciarlo allo sprint. A Napoli ha sentito il suono e l’odore del mare, quelle stradine di una tortuosità e schizofrenia che solo ad un pazzo come lui possono piacere. Purtroppo, si è visto rinvenire il gruppo proprio sul finale. Al capitolo 12 però Lou Lou aveva riposto le maggiori speranze; confezionando sui muri marchigiani la lunga redenzione, prima in coppia, poi in solitaria dopo 120 km di viaggio in solitaria, alza di nuovo le braccia alla sua maniera: braccio destro che ruota e sale verso il cielo e il sorriso aperto di un campione felice.
Non solo Ganna e Alaphilippe però. Nel gruppo ci sono tre ragazzi che vivono la corsa rosa come una seconda chance, un momento importante per rimettere le cose in chiaro.
Jonathan Narvaez, si è visto fermare il mondo durante la Gand Wevelgem di quest’anno, una brutta caduta lo ha messo fuori dai giochi per tutta la primavera e il ritorno alle competizioni proprio sul suolo italiano. Per il momento rimane l’unico atleta ad essere riuscito a non farsi staccare da Pogacar, anzi, il suo morso alle caviglie sullo strappo di San Vito e la volata perfetta sul traguardo di Torino gli hanno dato la spinta per rilanciarsi con decisione.
Michael Valgren arriva pure lui da un lunghissimo periodo di convalescenza per i posteri di una terribile caduta alla Route d’Occitanie del 2022, la resurrezione sportiva si materializza tra le nostre mura e la forma pre-incidente sembra averla rispolverata dalla tappa di Lucca in poi, secondo solo a Benjamin Thomas. Concede un’altra prova di carattere nella difficile tappa di Fano, raccogliendo un quarto posto dopo la fuga del mattino, la resilienza del danese è da antologia di questo sport.
Per ultimo è doveroso citare il colombiano Nairo Quintana allontanato dall’agonismo a seguito delle tumultuose vicende al Tour del 2022, viene accolto a 34 anni dal suo vecchio team della Movistar per chiudere con dignità una lunga e profittevole carriera e lasciare ai suoi tifosi un ricordo più vivo che mai. Durante la tappa di Livigno, risorge dal suo passato e mette la firma sulla tappa più dura del Giro, sopravanzato solo dall’alieno Pogacar e dimostrando così nuovamente il suo grande talento sulle montagne del mondo intero.