Quando a 38 km dal traguardo Pogacar imbocca in testa una curva leggermente fuori misura, l’impeto di far vedere a Van der Poel quanto anche lui sia abile e arruolato per domare i massi della Parigi-Roubaix, la sua sagoma però prende la via del fuoristrada, in questo caso in termini assoluti, perché anche su quelle stradine che non sono altro che mulattiere durante i restanti 364 giorni dell’anno, esiste ciò che ti fa rimanere sui pedali e ciò che ti trascina giù!
Li però lo sloveno trova il verde dell’erba e alcuni solchi invisibili che lo fanno rallentare molto, 20″ a faccia a terra, a bici ferma, a Van der Poel che si allontana sublimemente tra le campagne francesi e la scia di polvere che parte dal suo anteriore.
Il nuovo capitolo tra i due fenomeni si gioca in solitaria, un tete a tete che si regola in secondi, prima 20, poi 19, poi 18, l’asfalto sembra tenere vicini i due tenori; neutrali e livellati sulle stesse performance, ma appena ritornano le sabbie mobili delle pietre, l’esperienza e la tranquillità del campione olandese sembrano scardinare sempre più le difficoltà e l’ingordigia di Pogacar che vorrebbe fin dalla sua prima partecipazione alzare le braccia all’interno dell iconico Velodromo di Roubaix. E così il cambio bici del capitano della UAE chiude definitivamente le speranze di rientrare davanti e giocarsi, ad un ipotetico sprint, le sue fiche, i secondi in alto a sinistra dello schermo crescono fino ad arrivare a 60 per non scendere più.
Davanti un rullo compressore di nome Mathieu continua a inseguire la storia e il suo obiettivo, quello di centrare un tris storico in loop, ovviamente alla sua maniera: in solitaria e senza che nessuno possa disturbarlo nella foto finale sulla linea di arrivo. Nemmeno un pit-stop di cambio bici dentro il Carrefour de l’arbre fanno accorciare i secondi con lo sloveno, sintomatico di assoluta padronanza della gara che scorre con sempre più agio sotto le sue ruote.
Si, la Roubaix è per cuori solitari, è per gambe sole e menti calme che sanno a cosa vanno incontro, i conti li fai con te stesso, non puoi arrabbiarti con gli altri, con il destino che ti mette di fronte alle forature, ai cambi bici, al percorso così tanto incerto e imprevedibile, sei solo tu che accetti e rispetti la monumentalità della corsa e della vita, altrimenti non sei degno di parteciparvi. Van de Poel lo ha capito per ben tre volte, come lo ha capito Oier Lazkano che da solo oggi ha tagliato il traguardo in ultima posizione a più di 21 minuti dal primo, cercando tutto il giorno di sgomitare nella fuga del mattino per poi capire che era più giusto farsi da parte e proseguire si, ma in solitaria, fino alla fine.