Caos e disorganizzazione regnano anche ad Abu Dhabi. Dopo 48 ore di quarantena, quando tutto sembrava risolversi al meglio, nella notte è arrivato il colpo di scena. Ambulanze all’hotel degli atleti e partenze a singhiozzo. Qualcuno va, qualcuno resta.
Tra coloro che sono rimasti negli Emirati Arabi, insieme ad una parte dello staff e dei media al seguito della corsa, ci sarebbero i componenti di Cofidis, Groupama, Gazprom e UAE Team Emirates. Partiranno in ritardo, invece, i componenti dei team NTT, Sunweb e Deceuninck Quick Step.
Alla base dei ritardi e dei trattenimenti ci sarebbero alcuni disguidi avvenuti nella trascrizione dei nomi al momento del prelievo dei tamponi e alcune sospette positività che potrebbero riguardare dei componenti dei team rimasti ad Abu Dhabi.
ULISSI E COMPAGNI RESTANO AD ABU DHABI – In tutta questa confusione che ha ingenerato anche le vibranti proteste va controcorrente la scelta del team “di casa”. La UAE Team Emirates, infatti, ha comunicato la decisione di prolungare la propria permanenza negli UAE per continuare a testare le condizioni di ognuno ed andare a casa solo con la sicurezza del non contagio.
Nella nota diramata dalla formazione che vanta tra le proprie fila Tadej Pogacar, Fernando Gaviria, Diego Ulissi e Davide Formolo si legge che “Nel contesto di emergenza mondiale l’obiettivo è la sicurezza di tutti noi e dei nostri familiari, alla luce di alcuni casi conosciuti di raffreddamento all’interno del gruppo, nostro e di altre squadre. Verremo testati ancora nei prossimi giorni e una volta recuperata la situazione torneremo alle rispettive famiglie. Al nostro Team sta a cuore più la salute che i risultati alle corse, e siamo ben consapevoli che prolungare il nostro soggiorno isolato precluderà le nostre ambizioni sportive in vista dei prossimi appuntamenti. Fino a ieri ci siamo attenuti alle indicazioni delle autorità competenti e degli organizzatori, mentre oggi abbiamo deciso in autonomia di non ripartire con il resto dei Team. La speranza è di tornare a casa quanto prima con una situazione chiara”.
Ancora una volta, dunque, le motivazioni economiche vanno a braccetto con l’emergenza e il caos nella gestione del contagio da Coronavirus.