Per proseguire nella nostra ricerca siamo tornati a Molino dei Torti per capire meglio cosa è accaduto in quel rettilineo d’arrivo lo scorso 5 ottobre e per incontrare gli organizzatori.
Per ridurre il rischio nelle gare ciclistiche l’art. 84 del regolamento tecnico della FCI prevede una transennatura minima obbligatoria che varia a seconda dell’importanza della competizione: 300 metri prima dell’arrivo nelle gare internazionali, 200 metri nelle gare nazionali e 100 metri nelle gare regionali, ridotti a 70 metri per esordienti e allievi.
Secondo quanto ricostruito dai tecnici interpellati dai legali della famiglia Iannelli, a Molino dei Torti, lo scorso 5 ottobre, vi erano appena una cinquantina di metri di transenne prima della linea d’arrivo.
Aldilà della carenza organizzativa riscontrata, va ricordato che Giovanni Iannelli è caduto, sempre secondo i legali della famiglia del ragazzo, a circa 150 metri dal traguardo, dove, da regolamento, non vi sarebbe comunque stato l’obbligo di installare le transenne.
L’ultimo comma dell’art. 84 del Regolamento Federale, però, va oltre a qualsiasi misura prevista poco sopra e prescrive che vengano strettamente salvaguardate in ogni caso le misure preventive di sicurezza per corridori, seguito e spettatori.
E dunque, viene naturale chiedersi: quelle colonne del cancello, al civico 45, poste a 144 metri dalla linea d’arrivo, dove ha perso la vita Giovanni erano un ostacolo da proteggere in vista di un probabile arrivo allo sprint? E, allo stesso modo, tutti gli altri spigoli, i cartelli e i cestini dell’immondizia disseminati negli ultimi 300 metri andavano protetti con del materiale apposito per evitare di tramutarli in ostacoli mortali? Ed infine, non sarebbe stato più opportuno predisporre la linea del traguardo in un altro punto del paese, su di un rettilineo libero da questi pericoli?
Tutte queste domande avremmo voluto rivolgerle agli organizzatori e ai giudici di gara che avrebbero dovuto vigilare sulla regolarità della manifestazione ma se i primi hanno rifiutato ogni intervista, per quanto riguarda i giudici è stata addirittura la Federazione Ciclistica Italiana a non averne ancora rivelato le identità.
I nostri interrogativi, dunque, rimangono aperti.