Non uscite di casa. L’invito vale per tutti, tranne per chi si deve recare al lavoro. Ma c’è chi il proprio lavoro è costretto a farlo proprio sulla strada: non solo forze dell’ordine, camionisti, addetti alle consegne e autotrasportatori ma anche ciclisti professionisti.
“Ho ricevuto insulti e mi sono trovato da solo in strada con automobilisti e camionisti che mi affiancavano con comportamenti scorretti” lo racconta Andrea Vendrame, corridore professionista della francese AG2R La Mondiale, che in questi giorni sta continuando i suoi allenamenti sulle strade trevigiane e friulane. Ma le stesse situazioni le hanno riscontrate tanti professionisti sulle strade di tutta italia.
Si allena chi è professionista, il resto stia a casa a fare rulli.
“Una sensazione strana quella di poter correre su strade libere, senza la tensione che solitamente si registra con il traffico caotico. Ma non tutto è senza rischio. Negli allenamenti devo comunque stare attento agli automobilisti che in macchina ti fanno il pelo, abbassano il finestrino e ti insultano in modo pesante, i camionisti che ti urlano di tutto, dallo “stai a casa” ad altri epiteti che nemmeno riporto” conferma Vendrame. “Pur percorrendo stradine secondarie ugualmente, quando li incrocio è guerra costante. Stamattina (ieri n.d.r.) stavo facendo delle volate sulla salita del Montaner e mi sono beccato una marea di insulti pur mantenendo la mia destra e lasciando spazio a chi si muove in auto. Gente che ci fa foto e poi le posta sui social scambiandoci per dei cicloamatori. Uno mi ha affiancato in auto rischiando pure di farmi cadere, io ho estratto il mio foglietto con l’autocertificazione e il mio tesserino Uci che confermano che sono un professionista e cerco di non reagire. Ma in certi momenti fatico a trattenermi”.
E in che modalità ti alleni?
“Come prevede il decreto. Da solo e quando incontro qualcuno cerco di mantenere le distanze. Io obbedisco a quanto prevede ciò che è stato deciso a livello governativo. In pratica da un mese sto vivendo una situazione pazzesca. Prima bloccato ad Abu Dabi, nello Uae Tour. Sono riuscito a rientrare a casa la domenica 1 marzo per fortuna, ma vi assicuro che rimanere blindati in camera anche solo per tre giorni è stata davvero una esperienza terribile. E adesso qui. Da allora non ho più gareggiato. Ero già in auto direzione Toscana per correre le Strade Bianche, mi ha telefonato il mio diesse dicendo di tornare a casa. E per fortuna non si sono corse le Strade Bianche e la Tirreno. E avessero magari trovato qualcuno di positivo al coronavirus magari impedendomi di rientrare a casa, una seconda esperienza come al Uae Tour non l’avrei sopportata”.
Ma sulle strade hai incrociato dei controlli da parte delle forze dell’ordine?
“Si ci sono, ma di più in Friuli che nel trevigiano. Per il mio lavoro mi devo spostare con la bicicletta, da un comune all’altro, da una provincia all’altra e da una regione all’altra. Se devo fare delle salite lunghe le devo per forza raggiungere in bicicletta. Per una salita di 40 avrei solo il Cansiglio e sulla Crosetta poi passo dal trevigiano a l bellunese. Cosa dovrei fare, girare la bici e tornare indietro? Io abito a santa Lucia di Piave, ho i certificati per poteri spostare e finchè possiamo farlo io lo faccio. Purtroppo invece devo constatare che anche stamattina c’erano in giro numerosi cicloamatori e anche senza casco. E li invito a rimanere a casa o se proprio si muovono che lo facciano in sicurezza sempre. Il loro non è lavoro. E quando chiuderanno tutto faremo rulli in salotto”.
A difendere il lavoro dei “suoi professionisti” c’è Davide Cassani, coordinatore delle nazionali su strada e pista e commissario tecnico della nazionale professionisti: “Consiglio sempre a tutti i miei ragazzi di affrontare strade secondarie e siccome mi giungono molte notizie di professionisti insultati, gli ultimi sono Battistella e Dainese, li invito a non reagire alle provocazioni, a proseguire l’allenamento e a cercare di portare pazienza. E’ un momento talmente complicato e difficile che anche chi è in macchina si innervosisce per nulla. Invito gli automobilisti a distinguere i corridori che ci sono sulla strada, perché sono dei lavoratori anche loro. Il decreto permette di allenarsi in solitudine e non sono dei cicloamatori. Il consiglio che posso offrire? Statevene a casa, è necessario un senso di responsabilità comune, di rispetto per chi sta lavorando negli ospedali, chi trasporta merce alimentare. Non dobbiamo mettere a repentaglio la salute del prossimo per un nostro capriccio personale. Inventatevi gare di rulli. Anzi proporrei che l’Uci dotasse tutti i professionisti di un dorsale, come si usa nelle corse, quello dove è stampato il numero, e di stamparvi una bella scritta: “Sono un professionista e sto lavorando”. Così magari a qualcuno passerebbe pure la voglia di insultare i miei ragazzi”.