I giorni passano e i punti di domanda continuano a moltiplicarsi. Quando e come si potrà tornare a gareggiare?
15 GIUGNO: LIBERI TUTTI? – A gettare acqua sul fuoco è stato, nelle ultime ore, il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora che ha annunciato: “Il mio auspicio è che dal 15 giugno possano ripartire anche le attività sportive amatoriali, come per esempio una partita di calcio, un saggio di danza o altre discipline che prevedono un contatto che oggi dobbiamo ancora cercare di evitare”.
Un annuncio che apre nuovi scenari anche per il mondo delle due ruote: il 14 giugno, infatti, scadono gli effetti del DPCM attualmente in vigore. Dal giorno successivo bisognerà pensare ad una nuova regolamentazione ma, ha spiegato il Ministro: “Se le cose procederanno bene dal punto di vista del virus, anche l’ultimo pezzo del mondo dello sport deve ripartire. Sono dell’idea che bisogna fare il possibile affinchè tutto lo sport di base possa tornare alla normalità, ma dobbiamo ovviamente vedere cosa accade la prossima settimana: dobbiamo augurarci tutti quanti che la curva dell’epidemia continui a dare esiti positivi”.
DI ROCCO OTTIMISTA – Sulla scia dell’ottimismo promosso dal Ministro dello Sport, si è inserito anche il Presidente della FCI, Renato Di Rocco che ha subito precisato: “Riguardo all’aspetto sanitario credo che il ciclismo non debba avere preoccupazioni. L’autorizzazione a far ripartire il calcio è un buon test per tutti gli altri sport, in quanto la disciplina del pallone è di forte contrasto, a differenza di quanto avviene nel ciclismo. Partendo dal World Tour, i protocolli utilizzati sono sempre di massimo controllo per gli atleti, ora ci sono da aggiungere test specifici per il Coronavirus, ma si parte già da un’ottima base” ha aggiunto, parlando anche da vicepresidente dell’Uci. “Le squadre sono già ben attrezzate, non vedo grandi stravolgimenti rispetto al passato, perché le attenzioni dei gruppi sportivi sono sempre state molto alte. Poi, su strada il nostro disciplinare cercherà di venire incontro alle situazioni più a rischio”.
Diverso il discorso per il pubblico ma anche qui Di Rocco mira ad allontanare le responsabilità in capo agli organizzatori: “Il compito di gestirlo, più che a noi, spetta alle Prefetture, ma la raccomandazione è sempre quella di mantenere le distanze. Per fortuna il pubblico del ciclismo è sempre stato ordinato, episodi spiacevoli sono sempre stati molto pochi, come l’episodio dei fumogeni alla Milano-Sanremo dello scorso anno”.
DUBBI E PROBLEMI – Resta invece ancora critica la posizione di chi sarà chiamato ad applicare e rispettare concretamente le disposizioni del dopo-Covid. A lanciare il grido d’allarme sono, ancora una volta, i direttori sportivi della categoria juniores. “Ci sono poche gare e mancano regole chiare sula ripartenza” fanno notare Cristian Pavanello (Borgo Molino Rinascita Ormelle), Roberto Sant (San Vendemiano) Giuseppe Parolisi (Giorgione) e Dario Totolo (Industrial Forniture Moro).
Rino De Candido, CT azzurro risponde: “La Fci si attiene a protocolli Coni e alle linee guida governative ma lavora per la ripartenza del ciclismo. Io sono ottimista. Da luglio gare in pista. Vogliamo il bene del ciclismo. Si va avanti o salta il sistema ciclismo, a partire dalle World Tour. Per le gare junior, dal 3 giugno si rivedono i calendari regionali e lancio la proposta: le società che svolgono attività juniores si impegnino, insieme per organizzazione corse, con contributi che la Fci erogherà. Chi critica e vuole fermare il ciclismo per il 2020 con la scusa della sicurezza e non ha proposte, non vuole il bene del nostro sport”. Parole concrete quelle di De Candido, anche se restano ancora molti dubbi e problemi reali da affrontare.
Ad illustrare i rischi per gli juniores è Giuseppe Parolisi (Giorgione): “Attendiamo direttive chiare dalla Fci e certezze per la responsabilità sanitaria delle società e la gestione degli allenamenti. Troppe interpretazioni” sostiene Parolisi. “Le gare ci sarebbero, anche se poche, ma finché non avremo un protocollo specifico le società organizzatrici non sanno che fare. Ad esempio, quanti metri di transenne serviranno, potrà accedere il pubblico? E poi tema corridori. Possiamo ingaggiarne di nuovi, in che team piazzare chi passa di categoria. Il problema riguarda pure gli allievi. Che raccontiamo a un ragazzo se non diamo certezze sul futuro? Rischiamo che smetta o si rivolga ad altro sport. Parlando di allenamenti di gruppo, i corridori devono stare a venti metri di distanza. Ma se ho dieci corridori, vedo solo gli ultimi due, ma quello di testa a duecento metri, se succede qualcosa, è sotto la mia responsabilità o dei genitori? Ottimo il protocollo Fci per pista e centri sportivi ma per la strada è tutto diverso”.
“Il calendario nazionale e internazionale a grandi linee c’è” conferma Cristian Pavanello (Borgo Molino), “Non ancora quello regionale. Il rischio è di svuotare il vivaio e sul congelamento categorie l’Uci è in stallo. Tra un mese si torna a correre ma quando si potrà iniziare a pensare al 2021? Se ci sarà il congelamento bisognerà riconfermare l’organigramma ma se tutto proseguirà come nulla fosse successo bisognerà trovare posto per i secondi anni che passano Under 23 e ingaggiare gli allievi che passano junior. Per questo bisogna tornare a correre il prima possibile perché è a rischio il ciclismo stesso”.
Roberto Sant (San Vendemiano) allarga gli orizzonti: “Al momento non abbiamo niente in mano su cui basarci. I paesi del Nord Europa o nella vicina Croazia stanno già mettendo in piedi delle corse ma non vogliono i corridori italiani finché ci sono regioni monitorate. Se abbiamo uno junior al secondo anno e deve passare e non ci sono corse dove lo piazzo? Se ho un allievo che cerca squadra cosa gli dico?”.
Il ritorno alla normalità, insomma, non può prescindere dallo scioglimento di alcuni nodi fondamentali per la salvaguardia dello sport di base.