Parole incredibili che hanno suscitato sdegno. Più di uno sportivo lo ha espresso sui social definendole “aberranti”. Sono quelle scritte nella memoria difensiva, dall’avvocato che assiste il Comune di Molino dei Torti citato dalla famiglia Iannelli nella causa civile per la morte di Giovanni, insieme alla società organizzatrice della corsa, i direttori della stessa, il presidente di giuria, il Comitato Regionale Piemonte di ciclismo per la morte di Giovanni Iannelli a seguito della caduta durante la volata della gara piemontese dell’ottobre 2019.
PAROLE COME MACIGNI – Mentre ricordiamo che è ancora aperta l’inchiesta penale della Procura di Alessandria, cosa ha scritto il legale Tomaso Giraudo?
Che si tratta di una “tragedia famigliare che non riveste carattere di eccezionalità rispetto a ciò che avviene sulle nostre strade, sui luoghi di lavoro, nell’attività ricreativa ed anche in quella sportiva”. Poi ancora, più avanti, spiegando perché le richieste della famiglia Iannelli non sono a suo giudizio legittime, l’avvocato ha aggiunto: “Il dolore è una conseguenza inevitabile per chiunque perda affetti così stretti, ma il criterio di valutazione non può che uniformarsi a casi analoghi. I genitori per fortuna hanno altri figli; ed i nonni altri nipoti; la giovane fidanzata superato il trauma del triste evento potrà legittimamente ricostruirsi una nuova vita”. Infine si parla di un “rischio effettivo che ogni corridore si assume” nelle gare sportive. Indignato e disgustato il padre di Giovanni, che continua insistentemente a battersi, ma in pochissimi lo ascoltano.
“Parole da non credere – dice Carlo Iannelli – anch’io sono avvocato ma certe frasi non l’avrei mai scritte. Continuerò, è una promessa che ho fatto a Giovanni ha battermi in ogni sede, per avere giustizia, perché credo ancora in questa, altrimenti avrei smesso anche di fare l’avvocato. Non credo più invece e lo ripeto per l’ennesima volta, in questo ciclismo, nei suoi dirigenti e addetti ai lavori, che mi hanno deluso. Il loro è un silenzio assordante”.
Domani 20 novembre è il giorno in cui si ricorda il compleanno di Giovanni. Fu diverso l’anno scorso 44 giorni dopo la sua morte, e diverso sarà anche questa volta con tanto sdegno in più per le parole usate.
LA RISPOSTA DELL’AVVOCATO – L’avvocato Tomaso Giraudo da noi contattato ha spiegato così le sue parole: “Essendo un causa con richiesta di risarcimento danni (quasi un milione e 600mila euro, ndr) il fatto che il giovane non avesse una sua famiglia e non fosse figlio unico sono due aspetti che hanno una precisa rilevanza. Le mie parole vanno interpretate in questo senso. Per quanto riguarda la gara ricordo che si svolge da 87 anni e che gli organizzatori avevano tutte le autorizzazioni anche per l’ultima edizione. Nessuno prima della partenza ha mosso obiezioni. Anche a fare sport purtroppo ci sono rischi”.