Il percorso perchè la riforma dello sport giunga al traguardo è ancora lungo e accidentato ma, ieri, in Consiglio dei Ministri si è giocata una partita molto importante per il futuro del mondo dello sport italiano.
STRADA ANCORA LUNGA – Il Governo, infatti, ha approvato cinque dei sei decreti di riforma: quelli che riguardano le tutele per i lavoratori sportivi, il professionismo femminile, l’accesso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato nonchè l’abolizione del vincolo sportivo per i più giovani sostituito da un premio di formazione che ora saranno al vaglio del Consiglio di Stato, della Conferenza Stato Regioni e delle commissioni parlamentari prima del varo definitivo.
DELUSIONE PER SPADAFORA – Non è passato, invece, il più discusso dei decreti promossi dal Ministro dello sport Vicenzo Spadafora: quello sulla Governance di Coni e Federazioni. Quello, per intenderci, che riguardava il limite dei due mandati per i dirigenti federali. Ma non solo. Perchè in quel decreto era stata inserita anche la previsione per cui tutta la promozione dello sport giovanile sarebbe stata affidata agli enti di promozione sportiva, lasciando alle Federazioni solo lo “sport d’elite”. Disco rosso dal Governo, dunque, per la tanto temuta riforma dei vertici federali.
“Peccato non aver trovato un accordo sul “decreto uno”, che metteva ordine nei ruoli e nelle funzioni degli organismi sportivi” ha commentato Spadafora. In attesa di conoscere le determinazioni del Ministro che terrà una conferenza stampa online questa mattina alle 11.30, sempre ieri le federazioni si sono riunite a Palazzo H a Roma, nella sede del Coni, per discutere della ripartizione dei 67,8 milioni derivanti dalla Legge di assestamento del bilancio dello Stato, affidata a Sport e Salute.
FEDERAZIONI E FONDI – L’incontro è durato circa due ore e avrebbe maturato lo studio di un documento condiviso dalle federazioni per rappresentare le loro istanze: criteri, ripartizione e vincolo di destinazione dei fondi, sono i nodi che le federazioni chiedono di sciogliere. Le critiche ai criteri di ripartizione non sono mancati e piu’ di un presidente ha lamentato, in particolare, che l’organizzazione dal loro guidata ha subito tagli importanti, fino al 50%, come ha dichiarato Luciano Rossi, presidente della federazione italiana tiro a volo (Fitav). “Sono sconcertato, i nostri contributi verranno decurtati, rispetto ai vecchi parametri, del 50%. Lo stesso vale per scherma e canottaggio, le cosiddette ‘federazioni povere’ che pero’ portano risultati e, come noi, sono l’eccellenza dello sport italiano, basta guardare i risultati alle Olimpiadi”, aveva detto Rossi prima della riunione. “Io vedo atteggiamenti punitivi nei confronti del Coni e di alcune federazioni – ha proseguito -. Ci sono delle scelte da parte di qualche burocrate che, a otto mesi dall’Olimpiade, rischiano di devastare lo sport italiano, mortificando il lavoro di dirigenti, atleti e tecnici”.
“I criteri che usava il Coni erano molto più scientifici, ora sono più discrezionali. La preoccupazione è tanta, non solo per chi ha avuto qualcosa in più ma anche perchè visto che sono soldi pubblici è giusto che vengano applicati criteri trasparenti”, ha affermato invece dopo l’incontro il presidente della Federciclismo, Renato Di Rocco.
Aveva manifestato le sue rimostranze anche il numero uno di Federscherma, Giorgio Scarso, esprimendo “amarezza nel constatare l’adozione di criteri basati solo su parametri matematici e algoritmi non meritocratici che vedono la Federazione italiana scherma quale realtà più penalizzata, con un decremento, rispetto al 2019, di oltre mezzo milione di euro”.
Critiche che i dirigenti federali potranno manifestare direttamente a Vito Cozzoli, presidente e amministratore delegato di Sport e Salute, che incontreranno oggi proprio per parlare dei contributi ordinari 2021.