Il ciclismo come ben sappiamo è uno degli sport più popolari che vive della passione dei propri tifosi, che a bordo strada incitano i propri idoli dal primo all’ultimo. C’è una corsa in Belgio, precisamente in Vallonia che riassume perfettamente l’ideologia di questo sport, si chiama Freccia Vallone. Il simbolo di questa gara è oggi il muro di Huy, introdotto nel 1985, da sempre giudice finale della gara. Quest’anno purtroppo l’erta finale sarà vietata al pubblico. Segno dei tempi e del momento storico che stiamo attraversando.
IL MURO – Ma cos’è il muro di Huy? Per chi non lo conoscesse è letteralmente un muro, sono 1.300 m (di cui gli ultimi 800 terribili) pendenza media del 9,8% e massima del 19% (roba da ribaltarsi a piedi), chiamato anche Chemin des Chapelles per via delle sette cappelle che si trovano lungo il cammino. I primi che tagliano la linea di arrivano impiegano all’incirca poco più di 3 minuti per superarlo.
I corridori arrivano all’imbocco della salita dopo 190 km di corsa, due passaggi alle spalle, in picchiata lasciano alla loro sinistra la Mosa, svoltano a destra ed entrano in Huy, tipico paesino belga. Qui il tempo sembra essersi fermato, ai lati della strada troviamo le caratteristiche Boulangerie e Friterie, poi la carreggiata si restringe, massimo due metri e si inizia a salire su questa lingua di asfalto.
C’è chi lo affronta nelle prime posizioni, con spavalderia sperando che nessuno lo superi, c’è chi preferisce stare dentro la pancia del gruppo, fiutando il momento giusto per sferrare l’attacco decisivo, c’è chi lo affronta nelle ultime posizioni, sa benissimo che non sarà della partita, chiude gli occhi, stringe denti e spera che passino più in fretta possibile quei maledetti minuti.
IL TIFO – Quest’anno sarà surreale, dalla tv non sentiremo le urla dei tifosi, non sentiremo la voce del maxischermo che in cima alla salita scandisce l’attesa ai tifosi che sono saliti fin dalle prime ore del mattino, non sentiremo i canti folkloristici dei supporter olandesi, non sentiamo neanche più le borracce cadere a terra.
Se facciamo attenzione potremmo però sentire le gocce di sudore che toccano l’asfalto, il fruscio dei cambi delle bici, le smorfie piuomeno trattenute, e alla fine un urlo di gioia, si solo uno.
Buona Freccia, buon muro, ma soprattutto buon silenzio…