Sono passati già dieci anni da quel 9 di Maggio, durante la terza tappa del Giro 2011 il corridore belga, ai tempi con la maglia della Leopard – Trek, perse la vita a seguito di una terribile caduta avvenuta lungo la discesa del passo del bocco, lasciò la moglie Anne Sophie e il loro primogenito.
L’organizzazione per onorare l’atleta decise di neutralizzare la tappa successiva con arrivo a Livorno, celebre e toccante fu l’immagine della sua squadra che arrivò sulla linea del traguardo disposta in linea con i corridori abbracciati tra loro così da formare una catena umana, l’ultimo della fila era Tyler Farrar con il volto visibilmente commosso.
Da quell’anno l’organizzazione del Giro d’Italia ha deciso di ritirare per sempre il N.108 dalla numerazione dei partenti, quest’anno infatti si passa dal N.107 di Julius Van den Berg al N.109 di Tejay Van Garderen. Purtroppo da quel maledetto giorno abbiamo assistito alla morte di altri tre suoi connazionali durante altre corse professionistiche.
Nel 2016 Antoinè Demoitiè fu investito da una motocicletta durante la Gand-Wevelgem, il belga era compagno di squadra di Enrico Gasparotto che alcune settimane dopo gli dedicò la sua seconda Amstel Gold Race, le braccia rivolte verso il cielo per dedicare la vittoria al ragazzo. Due anni dopo invece Michael Goolaerts, nel corso della Parigi Roubaix, si accasciò a terra mentre stava affrontando un tratto di pavè, vani furono i tentativi di rianimare il corpo del ragazzo che morì a seguito di un attacco cardiaco. Infine nel 2019 il promettente campioncino Bjorn Lambrecht durante una tappa del Giro di Polonia cadde in un fossato dopo essere rimasto vittima di una scivolata, morì a causa di un’emorragia interna.