Viviamo in un Paese libero e (fortunatamente) ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero. Infatti, sono le idee che portiamo avanti a definirci e a consentirci di lasciare una scia dietro di noi. Serena Danesi, ex atleta, neo-eletta consigliere federale, ha deciso di mettersi in luce: in attesa che la commissione per il ciclismo femminile di cui fa parte inizi a fare capolino in qualche gara e ad assumere decisioni di un certo peso, ha lanciato una provocazione forte e diretta nei confronti di Daniela Isetti.
La neo-consigliere federale ha attaccato frontalmente Daniela Isetti, già per otto anni vice-presidente della FCI, consigliere CONI, già commissario straordinario del Comitato Regionale Umbria, già vice-presidente del Coni Emilia Romagna, già candidata alla Presidenza FCI e oggi candidata al Consiglio UCI praticamente già certa dell’elezione in forza delle quote rosa previste dallo statuto UCI.
Serena Danesi, con un post pubblicato sulla propria bacheca Facebook, chiede pubblicamente a Daniela Isetti di rinunciare alla candidatura al board dell’UCI in forza della “mancata condivisione” del progetto della nuova FCI. Una richiesta che, dall’alto della propria esperienza politica, Serena Danesi ritiene addirittura un “atto dovuto” dimenticando che a Roma, nello scorso mese di febbraio, fu proprio l’accordo tra Daniela Isetti e Cordiano Dagnoni (propiziato e benedetto da Renato Di Rocco) a consentire a Cordiano Dagnoni di raccogliere i voti necessari a prevalere al ballottaggio contro Silvio Martinello.
Una uscita che, per stessa ammissione della Danesi, non è stata concordata con il resto del Consiglio Federale e che probabilmente non ne rappresenta il pensiero ma che evidenzia, qualora ancora ce ne fosse ancora bisogno, la confusione che sembra regnare sovrana all’interno della FCI presieduta da Cordiano Dagnoni.
Il post di Serena Danesi non ha sollevato alcuna reazione da parte di Daniela Isetti decisa più che mai a correre per una candidatura prestigiosa. Interessante, invece, sarebbe conoscere il pensiero del presidente Cordiano Dagnoni che a proposito delle donne nel ciclismo aveva già avuto modo di esprimersi in campagna elettorale: “Se le donne chiedono la parità, devono accettare anche i risultati del voto libero. Con la quota rosa, invece, magari mi entra in Consiglio Federale la casalinga di Vidigulfo a cui non frega niente di ciclismo al posto di un uomo competente e di buona volontà. Se ci sono poche donne ai vertici dello sport forse è perche non abbiamo mai avuto candidate di un certo livello, che dimostrino le qualità per emergere. Anche io sto cercando nella mia squadra delle donne ma devono avere delle competenze sportive professionali perché mi serve qualità”.
Che sia andata davvero così?
Nel dubbio riportiamo il testo integrale del post pubblicato da Serena Danesi:
“Voglio esprimere un mio pensiero, magari andando contro l’opinione del mio stesso gruppo del Consiglio Federale.
Da marzo occupo un ruolo che mi porta ad ascoltare la base per sviluppare le tematiche del ciclismo femminile. Un argomento che mi appassiona e che ritengo meriti il massimo rispetto.
Per questa ragione il mio pensiero va alle imminenti elezioni in seno all’UCI della nostra candidata a rappresentare l’Italia, Daniela Isetti.
Una donna che andrà ad occupare un ruolo in un’organizzazione sovranazionale, in pratica il massimo livello per il ciclismo, rappresentando un intero Paese.
Vista la nuova governance nazionale, mi permetto di dire che stiamo così andando a veder eletta una figura che non gode della legittimazione del Consiglio Federale di cui sono parte.
Ad oggi con Daniela non c’è mai stato un dialogo, con me e nemmeno con il Consiglio FCI, quindi mi chiedo quali istanze voglia portare avanti.
Inoltre, da quello che mi risulta, lei stessa aveva annunciato che, in caso di mancata elezione alle consultazioni di febbraio 2021, avrebbe fatto un passo indietro anche a livello internazionale in quanto non in linea con le direttive generali (come sembrerebbe dalla registrazione di uno degli ultimi Consigli Federali).
Da donna, da ex atleta e da persona che ricopre un ruolo in seno alla FCI mi chiedo se sia opportuno essere rappresentata da qualcuno che si presenta in un contesto internazionale a titolo personale. Ritengo che, per un atto di dignità e di amore verso un movimento impegnato a portare avanti le istanze del mondo femminile, sarebbe logico esprimere una figura più vicina alla nostra realtà.
Un passo indietro sarebbe forse un atto dovuto. Non pensate?”