Mancano tre giorni a quella che, in ogni caso, sarà una data storica per il ciclismo: il Congresso UCI che si riunirà venerdì 24 settembre a Leuven (Belgio) per rinnovare il board dell’UCI avrà anche l’obiettivo di assegnare i Mondiali su Strada ad una nazione africana.
MONDIALI IN AFRICA: UN SOGNO CHE DIVENTA REALTA’ – Saranno i delegati dell’UCI riuniti nelle Fiandre a decidere tra Marocco e Rwanda chi si aggiudicherà lo storico primato che porterà per la prima volta nel 2025 la rassegna iridata nel continente africano; si tratterà di una prima assoluta: dal 14 aprile 1900, anno di fondazione dell’Unione Ciclistica Internazionale (anche se i primi mondiali su strada si corsero nel 1921 in Danimarca) mai i Campionati del Mondo di ciclismo si sono disputati in Africa.
Quel che è certo è che si tratterà di uno sbarco allegro e colorato che certamente avrà profondi risvolti sulla diffusione del nostro sport in un continente con una popolazione di 1,34 miliardi di abitanti la cui età media è la più bassa del pianeta, 19 anni contro i 39 anni dell’Europa.
“Ricordo ancora una decina circa di anni fa quando, da qualche parte nel deserto tra Laayoune e Tarfaya incrociai l’allora presidente dell’UCI, l’irlandese Pat Mc Quaid e, tra una birra e un thè alla menta, parlammo della possibilità di organizzare un mondiale in Africa: “No way Marco…” fu la risposta di Pat. E’ quindi toccato all’attuale capo del ciclismo mondiale, il francese David Lappartient sdoganare il pessimismo anglosassone per mettere una bandierina sull’ultimo continente inviolato dall’iride delle due ruote” ha sottolineato il Prof. Marco Benedetti, attento osservatore del movimento ciclistico globale.
Sulla scrivania dei delegati delle varie federazioni nazionali in Belgio, ci sarà da una parte il dossier marocchino della F.R.M.C. (Federation Royale Marocaine de Cyclisme), con una quarantina di pagine ricche di grafici e tabelle, già costato circa 75.000 euro alla Federazione del carismatico e istrionico presidente Avv. Mohammed Belmahi, in cui il Mondiale 2025 porta un nome ricco di fascino e storia: Tangeri.
TANGERI VS KIGALI – E’ proprio Tangeri, infatti, la città tanto amata da Paul Bowles che qui visse per mezzo secolo, fino alla morte avvenuta nell’Ospedale Italiano nel novembre 1999, i cui romanzi come “Il thè nel deserto” di Bertolucci hanno consegnato all’immortalità. Una cadidatura certamente suggestiva e ricca di fascino quella proposta dal Marocco a cui, strada facendo, si è affiancata la rivalità del Rwanda che, forte dell’esperienza maturata con la Tropicale Amissa Bongo, ha candidato la capitale Kigali.
La differenza tra le due candidature è subito parsa chiara ai delegati UCI che nel mese di maggio scorso hanno visitato i due Paesi. “Le infrastrutture già presenti, le numerose connessioni con l’Europa e la calorosa accoglienza di Tangeri” sarebbero i punti di forza evidenziati nel dossier dei Commissari UCI mentre Kigali “necessiterebbe di un forte impulso verso lo sviluppo per poter ospitare un grande evento”. A rendere ulteriormente difficoltoso l’affidamento dell’organizzazione dei mondiali UCI al Rwanda sarebbero anche le forti tensioni politiche esistenti nel Paese che non consentono di escludere il rischio di attentati terroristici.
A questi dati va aggiunta la lunga tradizione ciclistica del Marocco che vanta oltre 40 edizioni del Tour du Maroc, gara internazionale inserita nell’Africa Tour e numerose manifestazioni di rango internazionale. In Rwanda, invece, la passione del ciclismo è molto più recente e risale ai primi anni del nuovo millenzio anche se spesso abbinata alla povertà del Paese e alla presenza di organizzatori esterni come ASO.
VENERDI’ IL VERDETTO – Tutte valutazioni sportive e ad ampio raggio che i delegati UCI saranno tenuti a svolgere nella scelta tra il Marocco e il Rwanda. In ogni caso è questione di giorni, quello che il movimento ciclistico africano si chiede, prendendo a prestito le ultime battute di Bowles de “Il thè nel deserto”, è quante altre volte il Mondiale farà ritorno in Africa nel resto delle nostre vite? Forse quattro o cinque volte, forse nemmeno una…Giusto come quei pomeriggi della nostra infanzia che fanno così profondamente parte di noi. Come il Ciclismo…