Sono giornate ricche di scosse telluriche all’interno della Federazione Ciclistica Italiana del presidente Cordiano Dagnoni. Il diniego di Davide Cassani alla collaborazione proposta dal numero uno del ciclismo italiano ha aperto un crepa piuttosto profonda nel mondo azzurro delle due ruote.
Come se tutto questo non bastasse, ieri sera, altre “picconate” al palazzo federale sono arrivate dall’ormai ex presidente Renato Di Rocco che, intervenuto in diretta su Instagram con Lello Ferrara, ha riservato parole sibilline nei confronti di Cordiano Dagnoni e dell’attuale dirigenza federale.
UNA BUONA SEMINA – “I contadini dicono che c’è chi semina e chi raccoglie. Evidentemente se i frutti sono questi c’è stata una buona semina” ha affermato l’ex numero uno del ciclismo italiano rivendicando la paternità dei successi olimpici ed europei degli azzurri senza rinunciare a dare la prima stoccata. “Ho sempre seguito da vicino gli atleti anche se non sono mai apparso perchè sono cresciuto con Rodoni e Omini e so che il grande pubblico vuole i corridori e non i dirigenti”.
Un Di Rocco sereno, con il sorriso sulle labbra quello apparso in diretta su Instagram con Lello Ferrara che non ha però rinunciato a qualche dichiarazione pungente: “Avevo lasciato la FCI da segretario Generale ad Atlanta con 5 medaglie alle Olimpiadi e avrei chiuso il mio mandato con altre 5 medaglie a Tokyo. L’obiettivo del mio lavoro era questo. Poi le Olimpiadi sono state rinviate ma per me sarebbero state 5 le medaglie: contando anche quella che sarebbe spettata ad Elisa Balsamo caduta nell’omnium e dei maschi nella madison con Consonni e Viviani. Poi il ciclismo è fatto di variabili, di cadute, incidenti e giornate storte” ha ribadito Renato Di Rocco.
LE SCUSE A CASSANI – Inevitabile il passaggio sulla vicenda di Davide Cassani. Esonerato troppo presto dal punto di vista di Renato Di Rocco: “Se uno si fermava a pensare la situazione peggiore per trattare un uomo non sarebbe riuscito ad indovinare quello che è stato fatto. A dieci giorni dalle Olimpiadi dire che allontani il tecnico significa mettere in uno stato d’ansia tutto lo staff. Perchè è lui che decide i suoi collaboratori. In quel momento non si è indebolita solo l’immagine di Cassani, che comunque è più forte di quella degli attuali dirigenti della FCI, infatti per me Davide è sempre stato un orgoglio e un vanto averlo al mio fianco, ma tutto l’entourage che si apprestava ad affrontare i Giochi Olimpici”.
E poi l’affondo nei confronti di Cordiano Dagnoni: “Anche dal punto di vista manageriale, visto che qualcuno dice di esserlo, tu non puoi deprezzare la tua azienda e poi affermare che Cassani è un valore aggiunto e che lo vorresti tenere per dargli un nuovo incarico. Premetto peraltro che il presidente della Ciclistica Servizi sono ancora io, se qualcuno mi dice che torno a lavorare con Cassani me lo dovrebbe pure dire perchè ne sarei felice”.
E su come uscire dal vicolo cieco in cui sembra essersi arenata la FCI, Di Rocco ha le idee chiare: “Io farei come è stato fatto in Atletica Leggera dove c’è un nuovo presidente che si sta prendendo tutti i meriti del lavoro degli altri ma che ha confermato tutto lo staff che ha portato le medaglie che conosciamo. Se fossi oggi il presidente in carica della FCI chiederei scusa per un gesto che ho fatto in un momento particolare e chiederei a Cassani di proseguire il proprio lavoro con tutto il suo staff, cosa che è accaduta nel corso dell’ultimo Consiglio Federale dell’Atletica”.
IL VIAGGIO VACANZE – Ma le “picconate” Di Rocco le ha riservate anche ai nominati da Cordiano Dagnoni e, in particolare, a Roberto Amadio, nuovo team manager delle nazionali. “Non lo vedo in quel ruolo. In più la sua nomina a dieci giorni dalle Olimpiadi mi è sembrata più un viaggio vacanze, un premio non so per quale motivo, andando a disturbare peraltro tutto il lavoro dello staff federale. Perchè va ricordato che in accordo con il Coni la precedente gestione della FCI si era occupata della programmazione di tutti gli aspetti fino al mese di settembre e dunque fino ai Campionati Europei. Non ho visto ringraziamenti a chi ha preceduto questi nuovi dirigenti, vedremo cosa saprà fare questa nuova gestione da dopo gli europei. Va ricordato che in tutto ci sono 160 dipendenti in FCI, che significa altrettante famiglie, a cui bisogna dare delle risposte concrete”.
Di Rocco ha sarcasticamente definito la nuova dirigenza federale: “Dilettanti allo sbaraglio con tutto il rispetto per i dilettanti che hanno comunque la loro professionalità”.
TREVISO, LA VERITA’ – Tornando alla situazione dei velodromi italiani, Di Rocco ha affondato ulteriormente il colpo ricordando quanto aveva fatto per sbloccare i lavori per la realizzazione dell’impianto. “Al 16 maggio avevamo chiuso con il tribunale e avevamo preso pieno possesso dell’immobile. Da lì si sarebbe potuto ripartire con i lavori con l’appoggio di Sport e Salute per portarlo a completamento nel giro di 6-8 mesi: saremmo stati in tempo per aprirlo già in questi mesi invernali, per far girare i nostri ragazzi più giovani, in attesa di recuperare anche Montichiari. E’ una ipotesi di lavoro ma sarebbe bene che la FCI concedesse una risposta chiara anche su quanto è successo da maggio in poi”.
UCI: L’ORGOGLIO DI DI ROCCO – Deluso dalla situazione nazionale per cui, va ricordato, si era speso molto in assemblea a Roma, il proprio capolavoro, Di Rocco lo rivendica a livello internazionale: “Io ho dovuto lasciare per limiti di età per cui non ero ricandidabile. Nel momento in cui dovevo lasciare ho fatto un discorso di diplomazia internazionale con il presidente Lappartient. Il rapporto è stato abbastanza facile, ho chiesto di tenere la vice-presidenza con Enrico Della Casa che è un grande lavoratore molto apprezzato in tutta Europa. In più si doveva garantire la parità di genere e sono riuscito a candidare Daniela Isetti che è stata per tanti anni vice-presidente della FCI e ha alzato tantissimo il livello della formazione grazie al Centro Studi. E’ un onore mio aver lasciato il direttivo garantendo una continuità con ben due presenze italiane. Si tratta della prima volta nella storia. Poi si può fare polemica ma io credo che un italiano in quel posto appoggerà sempre le richieste che vengono dall’Italia” ha spiegato Di Rocco gettando altra benzina sul fuoco delle polemiche accese qualche settimana fa dalle affermazioni pubblicate sui social dalla consigliere federale, Serena Danesi. “L’importante è che qualcuno quelle richieste le faccia pervenire all’UCI, perchè, ad esempio, io negli ultimi 5 mesi non ho mai avuto nessuna richiesta della FCI”.
L’augurio per il futuro della FCI lascia aperti ancora tanti punti interrogativi e testimonia tutta la forza del terremoto che sta vivendo la dirigenza federale: “Auguro ogni bene alla Federazione. Ci sono stato troppo tempo in federazione per pensare che possa andare male però ti assicuro che qualche dubbio ce l’ho e a malincuore questi dubbi aumentano di giorno in giorno” ha riferito Di Rocco a Lello Ferrara che con la consueta simpatia e irriverenza è riuscito a regalare al ciclismo italiano un altro prezioso momento di confronto.