Calderon De La Barca considerava la vita un sogno, fatta di illusioni e vanità. E’ la stessa sensazione che chi scrive ha provato dopo l’ultima precisazione della FCI sulla vicenda delle sponsorizzazioni e delle provvigioni. Per una volta la percezione è la stessa che ha avuto il collega Pier Augusto Stagi: i giornalisti di testate ben più blasonate, e l’umile pubblicista che qui scrive e che ha avuto l’ardore di aprire il vaso di pandora, si sono sognati tutto. Abbiamo inventato dei numeri, 106.000, abbiamo immaginato una società irlandese e ci abbiamo messo dentro i quadrifogli, il San Patrizio, i folletti e pure le cornamuse.
Dai sogni, però, prima o poi, ci si risveglia, e, documenti alla mano, è arrivato il momento di raccontare come è andata davvero tutta questa storia.
PACCO, DOPPIO PACCO E CONTROPACCOTTO – Torniamo allora al Consiglio Federale del 18 giugno scorso quando, come dimostra l’ordine del giorno, non è stato mai posto in discussione il punto relativo alle provvigioni. Da lì, in vista della riunione del 6 agosto, qualcuno, all’interno della FCI inserisce nel verbale della seduta precedente l’ormai famoso punto 3.6 (che prevede il riconoscimento alla Reiwa Management di 106.000 euro a titolo di provvigioni per gli sponsor portati alla FCI elencando Dolomia, MP Filtri, Buzzati, TCI e Enervit) dandolo per approvato all’unanimità e invia, questo verbale insieme ai documenti preparatori, ai Consiglieri con l’intento di farlo ratificare nel corso della riunione di San Paolo d’Argon.
Alla vigilia del Consiglio, però, il Vice Presidente, Norma Gimondi si avvede dell’aggiunta di questo punto e, ricordando che non era mai stato discusso, chiede spiegazioni alla FCI opponendosi con insistenza alla ratifica di questa delibera. Anche un altro Vice Presidente, Ruggero Cazzaniga, insieme ad alcuni Consiglieri, avrebbero confermato in privato che la votazione sul punto 3.6 non era mai avvenuta in data 18 giugno.
Per questo motivo, giustificando la scelta con il ritardo nell’invio della documentazione, il 6 agosto, in Consiglio Federale non viene ratificata la delibera inserita al punto 3.6 del verbale della seduta precedente.
Dopo il Consiglio Federale del 6 agosto, però, e in vista della ormai prossima riunione di sabato 27 agosto, qualcuno all’interno della FCI, rimette mano a quella delibera precisando il voto contrario di Norma Gimondi nella speranza che ciò possa bastare a calmare le richieste della Vice Presidente. Questo secondo verbale non viene mandato ai Consiglieri Nazionali bensì ai Presidenti dei Comitati Regionali.
L’esistenza di questi due verbali, in contrasto tra loro, uniti alle comunicazioni ufficiali inviate dalla FCI e ricevute da Consiglieri Nazionali e Presidenti Regionali, certificano il tentativo, peraltro maldestro, di far passare sotto traccia l’ingente movimento di denaro.
Se Norma Gimondi non avesse avuto l’accortezza di leggere quel verbale cosa sarebbe successo? Dove sarebbero finiti quei 106.000 euro? E questa pratica si sarebbe potuta ripetere anche in futuro dandola quindi già per approvata anche in altre occasioni? In altre parole le “provvigioni” sarebbero state dovute ogni anni per tutte le sponsorizzazioni in essere riconoscendo questa prima delibera-fantasma come un lasciapassare?
Ora, dopo il tam tam mediatico sollevato dalla vicenda, il Consiglio Federale che si riunirà sabato si troverà di fronte ad un ulteriore bivio: annullerà la delibera mai approvata il 18 giugno scorso o ne darà corso sotto un’altra forma? E di quei 106mila euro che ne sarà? La doppia delibera mai discussa che finalità concreta aveva al di là del tentativo di ridurre tutto ad uno scherzo di cattivo gusto ordito dalla stampa?
REIWA ESTRANEA – Ieri è stato il mercoledì delle smentite. Una giornata che ha chiarito che quei 106mila euro non potevano essere riconosciuti a titolo di provvigioni: la presa di posizione di Enervit, sponsor federale già prima dell’arrivo di Davide Cassani, ha smascherato infatti che anche l’elenco di sponsor inserito nella delibera fasulla era fittizio. Altrettanto privo di fondamento potrebbe essere anche l’attribuzione della somma alla Reiwa Management: la società irlandese ha preso le distanze dalla FCI, precisando di avere avuto dei contatti ma di non aver mai sottoscritto un contratto con la nostra federazione.
Nessuna intermediazione, provvigioni in alcuni casi di dubbia attribuzione, verbali falsificati e un pagamento già deliberato negli atti: ma allora, a chi sarebbero dovuti andare quei 106mila euro? E quanto avrebbero inciso nella formazione del bilancio federale?
FCI IN ALTO MARE – Per fortuna europei e mondiali continuano a regalare all’Italia titoli e medaglie: sono queste le uniche gioie rimaste alla dirigenza federale in giornate così ricche di seccature.
Nei corridoi federali, infatti, la tensione è palpabile. Con la discussione del ricorso contro il nuovo direttivo della Lega Ciclismo già fissata per il prossimo 12 settembre e le dimissioni di Ivan Basso dalla carica di consigliere, i bene informati parlano di dimissioni già pronte anche da parte del Presidente della Struttura Tecnica Nazionale, Luciano Fusar Poli mentre in vista della seduta di sabato anche i componenti del Consiglio Federale saranno chiamati a valutare con attenzione la propria posizione per evitare di restare invischiati in questa vicenda.
Richiamato d’urgenza dalla trasferta a Tel Aviv anche l’amministrativo Marco Castellano, di cui sarebbe stata richiesta la presenza in Consiglio Federale mentre, per tentare di calmare le acque, il Presidente Cordiano Dagnoni avrebbe fatto ricorso ad un suo fedele sostenitore della prima ora, l’ex Vice Presidente Rocco Marchegiano; per il buon Rocco, che in questi giorni si è prodigato per tessere i rapporti tra i componenti della dirigenza federale, ci sarebbe già pronto un incarico nelle alte sfere della FCI.
RESPONSABILITA’ DA ATTRIBUIRE – In questo contesto così burrascoso sabato (preceduto da un pre-consiglio in programma venerdì) è attesa la nuova riunione del Consiglio Federale. Tra accuse reciproche e spaccature di vecchia data si prospetta una vera e propria resa dei conti tra i dirigenti federali.
Non mancano le polemiche nemmeno nei confronti di Simone Mannelli, Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti della FCI, che sulla vicenda irlandese non ha segnalato alcuna anomalia ai Consiglieri. Il commercialista spezzino avrebbe dunque ritenuto sin qui corretto e senza ombre l’operato della FCI come già era avvenuto in passato con alcuni Comitati Regionali poi puntualmente commissariati.
Cosa faranno sabato i componenti del Consiglio Federale? Troveranno un’intesa per chiudere la vicenda o andranno a fondo della questione per capire come sia stato possibile arrivare a tutto questo?
E i presidenti dei Comitati Regionali? Non comprendono la ricaduta negativa che avrà sul territorio una dirigenza così priva di competenze?
L’inchiesta di Ciclismoweb.net in questi giorni si è tramutata in un romanzo a puntate. Una storia a cui, forse, è arrivato il momento di mettere la parola fine con le dimissioni dell’attuale Consiglio Federale.