Abbiamo aspettato per giorni una risposta chiara dalla FCI che spiegasse i motivi e le responsabilità del caso sulle provvigioni.
Abbiamo aspettato l’invito per la conferenza stampa che si sarebbe dovuta tenere oggi a Roma a cui avrebbe dovuto partecipare, insieme al Presidente Dagnoni anche il numero uno del Coni Giovanni Malagò.
Abbiamo aspettato che la FCI esprimesse una parola di solidarietà nei confronti di Norma Gimondi, uscita dimissionaria e in lacrime dall’ultimo consiglio federale.
Abbiamo aspettato che i vertici della Federciclismo si dissociassero con forza dalle parole offensive espresse in tale contesto dal Consigliere Gian Antonio Crisafulli contro Norma Gimondi; che condannassero quel comportamento e che prendessero i dovuti provvedimenti.
Abbiamo aspettato che i rappresentanti della FCI e gli eventuali intermediari interessati comprendessero quanto avrebbero potuto valere per il movimento giovanile quei 106mila euro e si impegnassero a impiegarli in favore delle società invece che intascarseli alla faccia di tutti.
Abbiamo aspettato e invece nulla di tutto questo è avvenuto. Solo nella tarda serata di ieri, ben quattro giorni dopo la celebrazione di un Consiglio Federale catastrofico, è arrivata una nota (CLICCA QUI PER LEGGERLA), la terza da quando è scoppiato il caso degli Affari d’Irlanda, nella quale la FCI spiega ben poco e offre una ricostruzione che fa a pugni con la realtà dei fatti.
LA TEORIA DELL’ERRORE – Ve lo avevamo anticipato in tempi non sospetti. Tutto sarebbe stato giustificato come un errore degli uffici federali, al pari della tessera della moglie di Cordiano Dagnoni.
Purtroppo, però, la teoria dell’errore in questo caso non è accettabile: un dipendente federale avrebbe riportato erroneamente la somma di 106mila euro e avrebbe inserito erroneamente il riferimento (preciso, con tanto di sede) alla Reiwa Management. Segretario Generale e Presidente non si sarebbero accorti della possibile fuoriuscita (per destinazione ignota) di una tale somma e il verbale sarebbe quindi arrivato con il verbale ai Consiglieri.
Qui casca, però, il primo asino: se si fosse trattato di un semplice errore, perchè ripeterlo e riportarlo anche nei giorni successivi il Consiglio Federale del 6 agosto, cioè dopo che Norma Gimondi aveva già segnalato l’anomalia (come si vede dal verbale inviato ai Presidenti Regionali)? Se fosse stato un errore, il punto 3.6 sarebbe dovuto essere stato semplicemente cancellato, depennato, dimenticato come mai esistito. Invece no. Si è addirittura rinviata l’approvazione del verbale della seduta del 18 giugno ad un altro consiglio federale.
UNA PIOGGIA, ANZI, UNA TEMPESTA DI ASINI – Ma nella lacunosa e surreale spiegazione fornita dalla FCI, nella quale invita tutti a concentrarsi solamente sui successi azzurri, di asini ne cascano parecchi, una vera e propria pioggia.
La FCI, infatti, dichiara ancora una volta (in contrasto con quanto affermato e registrato nel consiglio federale del 27 agosto scorso) che il 18 giugno ci fu una delibera al punto 3.6 che dava delega al Presidente di formulare un accordo per provvigioni. Delibera che in realtà non faceva parte dell’ordine del giorno, che non è mai stata inserita, non è mai stata votata ed è stata dichiarata “inesistente” su richiesta di Norma Gimondi.
Ora, che qualcuno spieghi al sig. Dagnoni che se una delibera è inesistente significa che non è mai stata assunta. Non solo nella parte dei 106mila euro e non solo nel nominativo di Reiwa Management ma proprio nella sua totalità.
Ma c’è di più, ancora una volta in quest’ultima nota la FCI dichiara che quella delibera inesistente sarebbe stata assunta all’unanimità! Una presa per i fondelli colossale dato che nell’ultimo consiglio federale Norma Gimondi, prima di essere insultata da Crisafulli, ha fatto verbalizzare testualmente di non aver MAI votato una simile delibera.
L’IRLANDA CHE BELLA IDEA – Sembra impossibile, eppure di incongruenze ve ne sono ancora molte altre. Ieri sera la FCI ha ribadito in maniera ufficiale che le provvigioni per le sponsorizzazioni curate dal team manager Roberto Amadio (circa gli altri intermediari non è stato specificato in che forma avrebbero ricevuto la propria provvigione) avrebbero dovuto essere saldate alla società irlandese Reiwa Management.
Viene da chiedersi se il Presidente e il Segretario si rendano conto che già solo questa affermazione non suona bene per le norme fiscali italiane. Che pagare ad un terzo, peraltro con sede all’estero e in regime fiscale di favore, una prestazione fatta da un soggetto diverso potrebbe rappresentare un illecito fiscale.
Che poi, quale vantaggio avrebbe avuto la FCI nel pagare “in un unico contesto” tutte le provvigioni? Bisognava forse risparmiare un euro per ogni bonifico?
Se, come affermato in Consiglio Federale dal Segretario Tolu, era stato lo stesso Amadio a chiedere queste modalità di pagamento la situazione diventa ancora più grave perchè si tratta di una persona già sotto contratto con la FCI, del team manager delle nazionali e di un uomo vicinissimo al Presidente. Insomma, di fronte ad una richiesta del genere la FCI avrebbe dovuto semplicemente rispondere “no grazie”, oppure, stabilire delle condizioni più trasparenti.
Che poi l’affare con Reiwa non sia andato a buon fine o ancora non sia stata pagata la provvigione poco cambia: la delibera parla chiaro rispetto alle intenzioni della FCI che, se nessuno provvederà a fermare questa dirigenza, troverà comunque attuazione in un prossimo futuro.
UNA SOLA ULTIMA RICHIESTA: DIMETTETEVI! – Tutto questo è ormai divenuto fastidioso e insopportabile. Una dirigenza che da tre settimane continua a proporre una versione diversa ad ogni uscita e, peraltro, ricca di incongruenze, inesattezze e irregolarità è chiaramente inadatta a guidare un movimento come quello ciclistico italiano. E’ arrivato il momento di dire basta.
Basta con una FCI che ormai da troppo tempo è solo selfie, poltrone e spartizione di denaro.
Basta con una FCI lontana dalla base che dichiara espressamente di aver sospeso i lavori perchè, udite udite, i tesserati potevano essere informati in tempo reale sull’andamento del Consiglio Federale.
Basta con una FCI che, aldilà della diversità di visione (e di livello culturale) ha mancato di rispetto ad una donna senza nemmeno chiedere scusa.
Invece di trincerarvi dietro uno sterile comunicato, dietro la paternale della maglia azzurra e dei maggiori introiti, fate una bella cosa: consegnate le dimissioni prima che sia qualcun altro ad accertare le vostre responsabilità. Dimettetevi.