Filippo Ganna tenterà l’assalto al record dell’ora che avrà luogo al Tissot Velodrome di Grenchen, in Svizzera, l’8 ottobre 2022 alle ore 20:00, il piemontese dovrà percorrere più di 55,548 chilometri per battere l’attuale record del mondo, detenuto dal britannico Dan Bigham. Sarà una sfida avvincente sul filo dei secondi, ci sarà da divertirsi certamente.
La notizia esaltante del tentativo di Record di Top Ganna è, allora, lo spunto per alcune riflessioni “quantitative” – ma anche storiche – sul Record dell’Ora. Abbiamo, così, voluto provare a misurare ed analizzare i precedenti record dell’ora spulciando l’albo d’Oro, e qualche curiosità, a valle dei numeri, delle tabelle e dei grafici statistici, è venuta fuori e proviamo a raccontarvela.
LA STORIA – La storia del Record dell’ora è antica ed affascinate; la prima prestazione omologata risale al 1893 – quasi 130 anni fa – anni del cosiddetto “ciclismo eroico”. La sfida contro l’ora venne, infatti, ideata dal giornalista e ciclista francese Henri Desgrange (si, quello che poi divenne il patron del Tour de France) che copri nel tempo di sessanta minuti 35,325 km. Anni pioneristici, dove la bicicletta ma anche le conoscenze tecniche e tecnologiche non avevano di certo un carattere di scientificità ma erano per lo più caratterizzate da applicazioni, scelte e mezzi completamente artigianali e, forse, proprio per questo hanno poi assunto un carattere così fascinoso e romantico.
L’albo d’Oro conta – ad oggi – trentaquattro record, tutti detenuti da atleti europei tranne due: quello dello statunitense William (Willie) Hamilton e dell’australiano Rohan Dennis, rispettivamente conseguiti nel 1898 e nel 2015. A guardare l’albo d’oro del Record salta subito agli occhi l’assenza di alcuni grandi nomi come quello ad esempio di Francesco Moser, indimenticabile il suo record a Città del Messico nel 1984. “51,151 Km” percorsi nell’ora diventati icona ed anche il nome per gli ottimi vini di produzione delle cantine Moser; “Cesco” batteva il suo stesso record di 343 metri che conseguì solo quattro giorni prima, in altura, sul Velódromo Olímpico Agustín Melgar.
La mancanza nell’albo d’oro di questo record che molti ricorderanno, è dovuta alle scelte dell’l’organismo ciclistico internazionale che – nel 2000 – dichiarerà non regolamentare per l’utilizzo di biciclette troppo diverse da quelle adoperate nelle gare regolamentari e, quindi, si scelse di cancellare dall’albo d’oro tutti i Record conquistati con bici avveniristiche. Umanamente comprensibile, a nostro parere, fu l’arrabbiatura (giusto per usare un eufemismo) del trentino e degli altri atleti che si videro annullare i propri primati: tra questi ricordiamo lo scozzese Graeme Obree (quello della “lavatrice” – leggenda o verità ?? ndR), di Chris Boardman, del Campeòn Miguel Indurain e di Tony Rominger che, anni dopo, subirono lo stesso trattamento di Moser e si videro cancellate d’un bleu le loro prestazioni. Strani davvero gli effetti dei regolamenti e dei successivi aggiustamenti, come dire, “postumi”… o no?.
COPPI DI MISURA – Riguardando, allora, l’elenco dei Record, tante altre sono le curiosità che saltano agli occhi di un attento analista, sono 34 come dicevamo i record omologati e succedutosi in più di 100 anni.
I numeri del Record dell’Ora
– 402 i metri medi d’incremento della prestazione rispetto la precedente in ordine temporale;
– quasi 3 Km il maggiore incremento mai omologato dai Giudici; il 31 ottobre del 1894, infatti, Jules Marie Dubois nel tempo regolamentare avanzò di 2.895 metri rispetto al connazionale Desgrange;
– solo 31 cm l’incremento della prestazione dell’airone Fausto Coppi, che nel 1942, battè il precedente Record assegnato a Maurice Archambaud. Erano anni difficili, caratterizzati dal secondo conflitto mondiale, ed i Record avevano anche un “valore sociale” perché, in qualche modo, contribuivano a distrarre e forse risollevare gli animi di truppe e popolazioni segnate dalle disgrazie e dai traumi della Guerra;
La storia del Record dell’Ora ha avuto – nel corso del tempo – alterne vicende, saltando all’attenzione del grande pubblico ed agli onori della cronaca sportiva, per poi assopirsi per anni e decenni. Un fatto, questo, collegato con ogni probabilità all’incessante progresso tecnico e tecnologico che caratterizza il mondo delle due ruote; infatti, con scadenze quasi regolari, all’indomani della diffusione di innovative soluzioni tecniche il Record è tornato ad essere celebrato, reinterpretato: quasi reinventato!!
EPOCHE E RECORD – Volendo, allora, provare a misurare questo fenomeno, abbiamo categorizzato alcuni anni in cluster, così che i primissimi primati e comunque quelli omologati fino alla prima decade del ‘900 li abbiamo denominati quelli del “Ciclismo eroico”; quelli omologati fino al 1945 sono stati classificati come quelli delle “Grandi Guerre Mondiali”; quelli fino al 1960, quelli del “Boom economico”. Gli altri sono stati, invece, classificati caratterizzandoli per decenni: quelli degli “Anni sessanta (60’s)” fino al 1969; quelli degli “Anni settanta (70’s)” fino al 1979 ecc.
Dall’analisi e dello studio condotto, è venuto fuori che durante gli anni per così dire delle “Grandi Guerre” furono ben 13 i Record dell’Ora omologati e 9 quelli conseguiti negli anni del “Nuovo millennio”. Più della metà dei Record presenti nell’Albo d’Oro, infatti, sono ascrivibili a queste due macro-periodi storici. Seguono 7 primati conseguiti negli “Anni novanta (90’s)” e 5 negli anni del “Boom Economico”.
A partire dagli “Anni sessanta (60’s)”, è unanimemente condiviso dagli storici del pedale, che il ciclismo sia stato caratterizzato dall’avvio della sperimentazione di nuove tecnologie e dalla ricerca tecnologica forse, talvolta, finanche esasperata. Solo due però sono stati i primati omologati in quegli anni, si dovrà attendere il 1972 (il 25 ottobre per la precisione) quando Eddy Merckx si decidesse a conquistare anche questo primato. Con una bici Colnago, infatti, dal peso piuma di soli 5 Kg, il Cannibale superò il precedente record di ben 778 metri lasciando a bocca asciutta il danese Ole Ritter che per quattro anni detenne il Record.
Erano anni in cui la ricerca ciclistica era per lo più impegnata a ridurre il peso delle bicilette senza badare all’aerodinamicità. Con l’avvento dei vari Cx (coefficiente di resistenza aerodinamica) e dei cosiddetti coefficienti adimensionali, non dipendenti dalle superfici, e di innovative tecniche di misura della resistenza all’avanzamento di un veicolo nell’aria – vero elemento cardine delle prestazioni contro il tempo – che cambierà tutto. Dodici anni dopo Merckx, il nostro Francesco Moser batté il mostro sacro con una bicicletta più che avveniristica dotata, tra l’altro, di ruote lenticolari che userà poi anche a Verona per battere a cronometro il “Prof.” Fignon e conquistare il suo primo Giro d’Italia.
Con il “Nuovo Millennio”, dopo la “svista” regolamentare sui record cancellati e dopo che Chris Boardman riuscì a riprendersi il primato con 49,441km/h, la storia del Record dell’ora è segnata da costanti avanzamenti del tachimetro dei chilometri. Negli ultimi vent’anni, i primatisti succedutisi hanno pedalato per poco più di 6Km, e dall’abbattimento del “muro” dei 55Km/h ad opera di Victor Campenaerts si è entrati in una nuova frontiera.
Una nuova Era già segnata da strabilianti successi, come quello dell’Amatore che batte i Professionisti (Dan Bigham) che poi, al di là di scoop mediatici, altro non è che un collaudatore. Un ingegnere per la INEOS Grenadiers, lo stesso team di Filippo Ganna non a caso, che nella prima settimana di ottobre tenterà di alzare ulteriormente l’asticella. Noi ci saremo, e Voi?