Chiusa, o quasi, la stagione su strada è la pista ad essere al centro dell’attenzione in questi giorni. Non tanto e non solo quella mondiale, quella delle medaglie iridate, delle payette parigine e dei grandi campioni, ma anche quella tutta italiana, di casa nostra.
E se negli impianti di tutta Italia si potrà girare ancora per pochi giorni (sperando nel bel tempo), nell’unico velodromo coperto, quello di Montichiari, non si gira più ormai da anni. Esattamente dal 12 luglio 2018, data nella quale il “Fassa Bortolo” è stato posto sotto sequestro dalla Prefettura di Brescia.
Una vicenda che merita di essere raccontata quella, che vede il velodromo bresciano chiuso ma non per tutti. Si, perchè in questi anni, nelle more de, il Fassa Bortolo è diventato la seconda casa della nazionale italiana.
MONTICHIARI, I MOTIVI DELLA CHIUSURA – Il 12 luglio 2018 il Velodromo di Montichiari veniva sottoposto a sequestro preventivo dal Prefetto di Brescia a causa delle infiltrazioni d’acqua registrate dalla copertura. Un danno che aveva causato il degrado dell’impermeabilizzazione della copertura oltre che della pista. Questo danno, però, è già stato sistemato grazie ai lavori svolti nell’estate del 2019 e conclusi nel mese di settembre dello stesso anno per una spesa complessiva di 700.000 euro.
Nonostante questo intervento di sistemazione, Montichiari è stato considerato ancora non adeguato ad ospitare la presenza di atleti e pubblico a causa, in sintesi, di due interventi che la Prefettura ritiene necessari per adeguare la struttura agli standard di sicurezza richiesti dalla legge: adeguamento dell’impianto elettrico e realizzazione di un sottopasso carrabile che consenta, in caso di bisogno, l’accesso ai mezzi di soccorso.
Nel frattempo, come detto, la FCI ha chiesto e ottenuto dalla Prefettura di Brescia l’autorizzazione per accedere all’impianto con un numero massimo di 50 persone per volta.
Per svolgere i lavori necessari i fondi sono già stati stanziati da Regione Lombardia e Sport e Salute per un totale di 3 milioni. Una somma che, a detta degli esperti, sarebbe più che sufficiente per mettere in regola l’impianto e portare alla riapertura al pubblico. Ma i lavori non sono ancora iniziati, come mai?
SE I LAVORI NON PARTONO… – Come in una tipica storia all’italiana che si rispetti, il provvisorio diventa stabile. Ciò che è vietato per gli altri è una risorsa per chi può permettersi la deroga. Se, infatti, le squadre giovanili di tutta Italia non possono accedere al Velodromo nemmeno per un allenamento, qui ci lavora quotidianamente lo staff azzurro capitanato dal CT Marco Villa.
A Montichiari si fanno test, si preparano Europei e Mondiali, si scattano foto shooting alle stelle azzurre e si consente perfino a Filippo Ganna di preparare l’assalto al record dell’ora, con tanto di riprese televisive e pubblicità connesse.
Una situazione che negli anni ha assunto sempre più i toni della beffa per quelle società che svolgono attività giovanile e che, quotidianamente, vengono invitate dai vertici federali alla multidisciplina e a portare in pista i propri ragazzi. Se i portoni dell’impianto che rappresenta la principale risorsa per la pista italiana resta chiuso all’attività giovanile come si fa ad avvicinare i futuri Viviani e Ganna all’attività del tondino?
Il Comune di Montichiari sembra non essere interessato ad un veloce riavvio del velodromo, Regione Lombardia e Sport e Salute si sono limitati a mettere a disposizione le somme e la FCI del lombardo Cordiano Dagnoni su questo tema pare dormire sonni tranquilli.
Se i lavori di sistemazione dell’impianto non vengono avviati, infatti, la nazionale italiana continuerà ad avere a disposizione un velodromo coperto per 365 giorni all’anno riuscendo così a lavorare con gli atleti di vertice senza affrontare le spese per trasferte in altri velodromi stranieri. Chi, invece, è costretto ad andare all’estero per girare in pista d’inverno sono le società giovanili che, sempre più spesso, programmano viaggi a Grenchen (Svizzera) o Novo Mesto (Slovenia) per lavorare in pista con i propri ragazzi.
FIN CHE LA BARCA VA – Ma la domanda, a questo punto, sorge spontanea. Quanto può durare questa situazione? Per quanto, ancora, Villa avrà a disposizione i big della pista italiana senza dover attingere al vivaio giovanile?
Nel frattempo, però, la struttura di Montichiari, che non comprende solo il velodromo, sta pagando a caro prezzo l’assenza di una vera e propria cura e manutenzione. BresciaOggi nei giorni scorsi ha pubblicato alcuni scatti realizzati all’interno del Fassa Bortolo dove si notano, evidenti, i danni subiti dalle strutture della sala riunioni e di alcune aree comuni dove il soffitto e i calcinacci stanno letteralmente cadendo a pezzi. Danni che, per un impianto giovane come il Fassa Bortolo, impongono una riflessione: in quale direzione ha deciso di lavorare la FCI per il futuro della pista italiana? Quale sarà il destino di Montichiari? Per quanto tempo le società giovanili accetteranno questa esclusione?