Febbraio sarà anche il mese più corto dell’anno ma per gli appassionati delle due ruote è senza fine. L’attesa per l’entrata in scena delle corse primaverili con la classicissima e tutte le altre gare più importanti che fioriscono una dopo l’altra. Febbraio quindi, un mese di relativa calma ciclistica, si lascia alle spalle un Gennaio che ha aperto il sipario con le prime bagarre australiane e sud americane oltre ai vari circuiti spagnoli e francesi.
Ma Febbraio, da circa una decina di anni, ci svela lo scenario Medio-Orientale.
Tra i territori che lambiscono il golfo persico annoveriamo il Qatar e gli Emirati Arabi con la lussuosità dei propri skyline o l’Arabia Saudita con le sue sabbie dorate dai giacimenti petroliferi. E’ proprio dai territori sauditi che ha preso il via il Saudi Tour, gara a tappe nata solo poche stagioni fa, nel 2020, in cui la cornice è composta da sabbia, dune e tanto vento. A farla da padrone sono state così le prime schermaglie tra i velocisti che hanno scelto di acclimatarsi su quelle strade prima di lanciarsi negli sprint europei. Per la cronaca il potoghese Ruben Guerriero si è imposto in classifica finale dopo l’unico arrivo che puntava all’insù.
La seconda corsa presente nel calendario medio-orientale è il Tour of Oman appena terminato con la vittoria finale dello statunitense Jorgenson. Anche qui la musica poco cambia, lo spartito è scandito da strade sabbiose e da arrivi leggermente mossi così da aiutare i puncher a rodare i propri motori in vista degli appuntamenti fiamminghi. Ad anticipare la corsa a tappe si è inserita nel calendario una new entry, la Muscat Classic, corsa singola andata a Jenthe Biermans dopo una volata lottata fino all’ultimo centimetro. L’ultima corsa in sequenza ormai entrata da qualche anno del circuito UCI World Tour è l’UAE Tour che si corre negli Emirati Arabi, quest’anno in doppia versione, sia femminile che maschile. La corsa femminile ha sorriso alla nostra Elisa Longo Borghini mentre per gli uomini scatterà il giorno 20 e avrà come ogni anno il suo crocevia decisivo sull’ultimo impegnativo arrivo di Jebel Hafeet, per le restanti tappe i percorsi calcheranno i deserti e gli sprint serviti sullo sfondo di grattacieli imponenti.
Abituati a seguire il racconto televisivo in luoghi iconici sia da un punto di vista storico che naturalistico, prende un’altra piega invece il film che i Paesi in questione ci vogliono raccontare. In Qatar, ad esempio, nel 2016 fu persino organizzato un campionato del mondo, saltato alla ribalta più per l’anonimato con cui il pubblico e il percorso ha accolto la carovana mondiale che per le gesta degli atleti. Saremo costretti nel futuro a vedere sempre più un ciclismo globale, in questa parte di mondo?
Il traino arriva sempre da interessi economici e politici di cui anche il ciclismo è ormai vittima, i quali definiranno sempre più le nuove geografie del pedale. Ben vengano quindi nuove viste e nuovi luoghi da scoprire e da far scoprire ai nostri campioni del pedale mantenendo, però, sempre ben strette le radici e i tratti storici che contraddistinguono questo sport.