Sono già due i lanci di occhiali di Giulio Ciccone in questa prima parte di stagione, due vittorie arrivate entrambe in terra spagnola davanti a nomi di tutto rispetto, alla Vuelta Valenciana corsa a Febbraio è riuscito a mettersi alle spalle Bilbao, Rui Costa e Landa al termine di un arrivo tortuoso e frizzante: All’interno della Vuelta Catalunya ancora in corso l’abruzzese ha messo a segno nella seconda tappa un colpo da maestro, resistendo al forcing dei due attori primari Roglic ed Evenepoel per poi sopravanzarli nella volata ristretta. Nel mezzo di queste due splendide rinascite ha corso una Tirreno-Adriatico con autorevolezza e senza sbavature, ritrovandosi a battagliare giornalmente con i big e chiudendo poi in quinta posizione finale a solo una trentina di secondi dallo sloveno Roglic.
A 28 anni la carriera del corridore della Trek-Segafredo ha vissuto di continui saliscendi, tanto da annunciare solo poco tempo fa di non voler più tentare l’assalto ad una top10 di un grande Giro per dedicarsi solo ai successi parziali. Con questo filotto di ottimi piazzamenti è forse il caso di ritrattare quando detto? per capire meglio cosa è successo e cosa ci aspetta, ripercorriamo il suo vissuto ciclistico in tre momenti:
IL FUOCO DI PAGLIA – Ciccone si fa notare alla grande platea in occasione del successo di Sestola al Giro del 2016, ma è solo tre anni dopo grazie al salto di categoria con la Trek che vive la sua miglior annata, bissando il successo di tappa al Giro d’Italia oltre alla conquista della maglia degli scalatori. Schierato al Tour de France si ferma al secondo posto nella tappa con l’arrivo emblematico de La Planche des Belles Filles, riuscendo però ad indossare la maglia gialla, cinque anni dopo la vestizione di Nibali. L’accostamento è presto fatto, purtroppo però le aspettative non vengono subito ripagate.
IL PUNTO PIU’ BASSO – Le due annate più difficili arrivano proprio dopo l’exploit del 2019, nel biennio 2020-2021 infatti lo scalatore disattende le previsioni e gli auspici dei media e del pubblico che lo vedevano già primeggiare nei grandi Giri per il dopo-Nibali. Finisce lontano dai primi posti o si ritira anzitempo dal Giro d’Italia, riuscendo solo ad aggiungere al proprio palmarès il trofeo Laigueglia.
E ORA COSA CI ASPETTA? – Quando sembrava tutto finito, il 2023 ci ha portato un Ciccone maturo, con la gamba giusta per stare al passo dei piu forti, lo switch rispetto alle ultime annate decisamente in chiaroscuro sembra essere arrivato più dalla testa che dal corpo e con questi presupposti dobbiamo per forza di cose includerlo nella lista dei pretendenti alla corsa rosa. La fretta di vederlo competitivo fin dalla giovane età a compromesso e minato la sua serenità, lo stesso Nibali ha dovuto attendere fino ai 28 anni per conquistare la maglia rosa. Difficile emulare le gesta del siciliano, il podio finale al Giro potrebbe essere già un successo incredibile e alquanto inatteso, è arrivato il momento di provarci, ora o mai più!