Norme, regole e regolette. Norme regionali, provinciali, comunali e di quartiere. Il Ciclismo Italiano è sempre più campanilista e confusionario. Torniamo a parlare di Norme Attuative (sì quelle che il Consiglio Federale ha approvato a fine agosto 2022) e della loro applicazione quantomai bizzarra e destabilizzante. Sia chiaro: conoscere le regole dello sport che si pratica sarebbe obbligo di tutti i tecnici e atleti ma se le regole cambiano ogni anno o, addirittura, a stagione in corso, restare aggiornati, diventa impossibile anche per i Dirigenti più attenti e scrupolosi.
Non è dunque un caso che queste prime settimane di gare, e in particolare l’ultimo weekend con la partenza di esordienti e allievi, ci abbiano regalato delle autentiche perle dense di caos normativo. Avere il Magazziniere della FCI (e non per offenderlo ma perchè effettivamente quello è il contratto che ha sottoscritto con la FCI) al posto del Presidente della Struttura Tecnica Nazionale evidentemente non è di aiuto a chiarire e comunicare correttamente i cambiamenti in corso, per questo, per agevolare i nostri lettori abbiamo deciso di raccogliere quelle in cui ci siamo imbattuti in un elenco (che non vi garantiamo sia esaustivo) per cercare di fare chiarezza:
1. TASCHE E NUMERI: sembravano una bella novità, un accessorio figo da aggiungere al vestiario da gara e invece non lo sono. Parliamo delle “tasche portanumeri” inventate un paio di stagioni fa, diventate di moda nel World Tour, riportate dai produttori di magliette anche per le categorie giovanili e messe fuori legge quest’anno dall’UCI. La FCI ha recepito questa norma e quindi, con buona pace di chi ha già realizzato e pagato l’abbigliamento dei propri atleti, sappiate che queste tasche non si possono usare. Se le avete sulle maglie, dovrete comunque applicare i numeri all’esterno con le care, buone e vecchie spille. Se così non farete i giudici più attenti potrebbero applicarvi una multa così come avvenuto in diverse parti d’Italia in queste settimane che hanno visto i commissari “andare a caccia” delle tasche portanumeri prima del via.
2. PRESENTAZIONE SQUADRE E APPELLO. In origine esistevano la misurazione rapporti e il foglio firma. Una tradizione troppo semplice per essere lasciata intatta dagli iperattivi presidenti della Struttura Tecnica che si sono succeduti negli ultimi anni. Cancellati in epoca Covid, sono stati definitivamente accantonati e sostituiti, a partire da quest’anno dalla “presentazione atleti obbligatoria” anche nelle gare esordienti e allievi. Una cerimonia che, nella prima domenica di gare ha assunto dimensioni bibliche e tempi addirittura più lunghi di quelli di gara: provate voi a far scorrere in maniera più o meno disordinata 2-300 esordienti, su un palchetto allestito alla buona da qualche volontario della proloco e con uno speaker improvvisato che biascica e balbetta nomi storpiati e incomprensibili con un impianto audio degno dell’autoradio di una vecchia Fiat Ritmo. Ne nasce una processione di quasi un’ora dove manca solo il Crocifisso, con ingorghi, incomprensioni e confusione alimentati da parole grosse, grida e grasse risate. Non certo una figura edificante, specie se il tutto avviene in un evento di promozione del ciclismo giovanile nel centro di un qualsiasi paese d’Italia alla domenica mattina davanti agli occhi increduli di chi non è certo abituato alla caciara ciclistica.
2.BIS: APPELLO COME A SCUOLA… – Non è necessario che la presentazione suddetta sia condita pure dall’appello degli atleti (con tanto di obbligo imposto ai giovani ragazzi di rispondere “Presente” ad alta voce!). Eppure qualche zelante direttore di corsa, coadiuvato da un ancor più zelante collegio di giuria, è arrivato anche a questo in qualche gara di esordienti e di allievi. Tra gli juniores, invece, si sono visti giudici chiamare una squadra alla volta spuntando e confermando la presenza dei corridori in gara: un tentativo finito nel nulla dall’arrivo disordinato di squadre e atleti. Ebbene, tutto questo è totalmente inutile: esiste, infatti, la verifica licenze che deve essere fatta dai DS e che serve esattamente per confermare in maniera ufficiale la presenza (o l’assenza) degli atleti. Appesantire ulteriormente la già fantasiosa presentazione delle squadre con ulteriori conferme servirà solo a produrre ancor più confusione.
3. MISURAZIONE RAPPORTI – Anche qui il passato non ha insegnato nulla. Resta obbligatoria la misurazione rapporti post arrivo, per i primi 10, con tanto di minaccia ai piccoli corridori che non si presentano di essere tolti dall’ordine d’arrivo. Va detto che questo tipo di controllo è del tutto inefficace: innanzitutto perchè gli atleti, dopo il traguardo, percorrono anche più di 500 metri e, se volessero barare, avrebbero tutto il tempo e il modo di sostituire la bici. In più il controllo si svolge in un tempo che si estende a seconda della pazienza del giudice preposto senza che vi sia un parametro fisso. Si vedono così ragazzini impauriti cercare, dopo il traguardo, la postazione per la misurazione rapporti.
Vi è poi un risvolto ancora più colorito della vicenda: la domanda del giudice. “Cosa sei arrivato?” A quel punto le risposte dei ragazzi sono semplicemente esilaranti: a 13-14 anni, dopo un’ora di gara concitata e uno sprint di gruppo a tutta strada cosa potranno mai rispondere? C’è chi si limita a dire “dovrei essere nei primi dieci” ma, nella maggior parte dei casi dicono “Quinto o sesto”. Così, tanto per provare, in una di queste prime gare ne abbiamo contati almeno 10 di ragazzi che erano arrivati “quinto o sesto”. Ma il migliore è il mini-corridore che ha detto candidamente: “Secondo me sono ventesimo, ma per sicurezza misuro anche io”.
4. REGOLE, REGOLETTE E COMITATI – Non basta conoscere le regole nazionali. Sarebbe troppo facile! Perchè ogni Comitato Regionale ha poi le proprie regole specifiche. Il maestro in questo tipo di normativa “regionale” è senza dubbio il Comitato Toscano, sempre all’opera quando si tratta di “tutelare” il ciclismo di casa propria. Una, la più curiosa, è senza dubbio la norma introdotta con comunicato del 15 febbraio 2023 per cui per esordienti, allievi e juniores, nelle gare di Osservazione hanno diritto di partecipazione gli atleti residenti in Toscana (anche se iscritti fuori dal numero massimo di partenti ammessi alla gara) a discapito delle società extra-regionali. Il comunicato recita testualmente: “Nel caso in cui uno o più atleti residenti in toscana, restassero fuori dal numero massimo dei partenti ammessi alla gara, le Società extraregionali dovranno cancellare uno o più dei loro non residenti dalle iscrizioni, per permetterne l’inserimento.”
Una norma chiaramente discriminatoria e in contrasto con le normative nazionali che fissano, come unico riferimento, l’orario di iscrizione sul sistema informatico “Fattore K”. Ma ce ne sarebbero diverse altre di cui potremmo raccontarvi…
5. CAMBIORUOTE E AREE TECNICHE – Ad inizio Marzo con un comunicato ufficiale il Presidente “Bontempino” ha modificato la norma sui Cambio Ruote per le gare regionali per juniores e Under 23. Le norme attuative, infatti, prevedevano l’obbligatorietà della presenza delle vetture cambio ruote in tutte le gare regionali, anche in quelle che si disputano su circuiti di 2-3 chilometri. Una di queste era il Ciclismoweb Criterium di San Pietro in Gu dello scorso 11 marzo: i tecnici che si sono occupati dell’organizzazione dell’evento, hanno pertanto segnalato la irragionevolezza di un simile obbligo dando la disponibilità ad allestire due aree tecniche dove le squadre avrebbero potuto provvedere al cambio ruote o bici in caso di guasto. Ne è seguito il Comunicato n. 12 della Struttura Tecnica che ha cancellato l’obbligatorietà del Cambio Ruote nelle gare regionali a criterium con la necessaria previsione di due aree tecniche (guarda caso ciò che avevamo proposto!).
Ma, anche qui, è l’applicazione della modifica alla norma a diventare pittoresca: ci sono giudici che ammettono il cambio ruote e bici da persone appiedate lungo tutto il circuito e altri giudici che, invece, pretendono l’istituzione di adeguate aree tecniche. Insomma tutto è interpretabile e applicabile in maniera dozzinale.
6. LOGO SU LOGO – Non ce ne vorrà il buon Fausto Armanini. Ma l’esempio è plastico della confusione che si vive in questo periodo all’interno della FCI-Azienda. Il Comitato Provinciale di Mantova, attivo nella promozione del ciclismo giovanile all’interno della propria provincia, ha, ormai da qualche anno, realizzato degli striscioni che espone, puntualmente, ad ogni manifestazione mantovana. Ovviamente questo materiale era stato realizzato con il logo della FCI storico. I tempi, però, sono cambiati e il Presidente Provinciale amico e sostenitore di Cordiano Dagnoni non poteva farsi trovare impreparato. Per questo, dentro al vecchio logo della FCI, ecco comparire il nuovo logo. Attestazione di un amore infinito per la FCI.
7. RAPPORTINO… – Da quest’anno a fine gara giudici, direttori di corsa e organizzatori dovrebbero compilare l’ormai famoso “Rapportino” dando i voti alla manifestazione. Si tratta di un rapportino “arlecchino” che impiega come colori il giallo, il rosso, il verde e l’azzurro, come si faceva da bambini con i cartelloni in oratorio. Ma, soprattutto, è diventato uno strumento ad uso e consumo quasi esclusivo del collegio di giuria facendo infuriare, e non poco, la categoria dei direttori di corsa. Sono infatti i giudici a compilare il modulo e assegnare voti in maniera del tutto arbitrale con buona pace di direttori di corsa e organizzatori consapevoli che, anche un brutto voto, non comporterà alcun provvedimento nei loro confronti.
Il fatto è che comunque quel rapportino di cui i Presidenti di Giuria vanno spesso fieri (quasi si trattasse di un professore in una giornata di interrogazioni a sorpresa) è incompleto, poco oggettivo e di nessuna utilità. Volete un esempio? Conta di più il “rapporto collaborativo” tra giudici, organizzatori e direttori di corsa rispetto ai dispositivi di sicurezza che sono valutati in maniera molto riassuntiva. Non c’è, poi, alcuna voce riguardante la comunicazione, la trasmissione video in diretta o in differita dell’evento e tante altre componenti che contraddistinguono una corsa degli anni 50 da una moderna e al passo con i tempi.
IL CASO TROFEO ROSA – Una menzione a parte la merita il caso del Trofeo Rosa. E qui, il tono leggero con cui abbiamo voluto affrontare le tematiche caos-regolamentari deve per forza diventare più serio perchè il problema è reale e testimonia, una volta di più, la distanza (e il disinteresse) della dirigenza della FCI-azienda rispetto a quello che è il mondo reale del ciclismo italiano.
L’idea del Trofeo Rosa nasce seguendo quanto si fa ormai da un decennio in Triveneto: Veneto, Trento, Bolzano e Friuli, infatti, si sono accordati per allestire un calendario femminile (esordienti, allieve e juniores) comune con l’obbligo per le società affiliate in queste regioni di gareggiare esclusivamente in queste gare (e non nelle gare promiscue con i maschi o in altre regioni).
Il problema è che il Trofeo Rosa unisce in questo 2023: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo e Puglia. Un territorio che da Luino (Va) a Santa Maria di Leuca (Le) si estende per oltre 1.200 chilometri lungo tutto lo stivale. Dallo scorso 19 marzo, quando si è corso a Cittiglio (Va) sino al 24 settembre quando le ragazze saranno in gara sul Ghisallo (Mb) queste regioni hanno stilato un calendario di 25 date nelle quali i team femminili di Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo e Puglia saranno obbligate a gareggiare (o, in alternativa, a rispettare un turno di riposo).
Ebbene questo Trofeo Rosa, in forza della possibilità offerta dalle Norme Attuative 2023, è stato firmato dai rispettivi presidenti regionali e approvato dal Consiglio Federale di sabato scorso che, al riguardo, incredibilmente, non ha sollevato alcuna obiezione. Innanzitutto l’accordo firmato dai presidenti regionali è privo di data: si tratta di un dettaglio non trascurabile dal momento che le norme attuative recitano testualmente “È facoltà dei CC.RR. attuare l’attività regionale ed interregionale (da formalizzare e pubblicare sull’Organo ufficiale prima dell’inizio della stagione agonistica) in funzione delle esigenze territoriali”.
E dunque, senza una data, si può ritenere che questo accordo sia stato formalizzato e pubblicato (non si rinviene su nessun sito) entro i termini previsti dalle norme attuative?
Ma, tornando alla sostenibilità reale del progetto, viene da chiedersi come sia stato possibile che il Consiglio Federale, che al proprio interno vanta anche un Consigliere, Serena Danesi, delegata al ciclismo femminile, non abbia avuto nulla da obiettare di fronte ad un accordo-monstre che mette in seria difficoltà un centinaio di società di mezza Italia. Quante squadre lombarde andranno a gareggiare in Puglia, Abruzzo, Marche o Umbria? E cosa faranno quei team che, soprattutto nell’Italia Centrale, hanno sempre portato avanti l’attività femminile insieme a quella maschile? Quanto costerà tutto questo alle società femminili? Non era forse più corretto dividere l’Italia in “macro-zone” che presentassero anche una continuità territoriale?
Questa approvazione da parte del Consiglio Federale era passata, non casualmente, nel silenzio totale dell’ufficio stampa della FCI (a cui, lo ribadiamo, le forze certo non mancano per dare conto di queste novità). Da parte di diverse società c’è stata una autentica levata di scudi che ha portato la stessa FCI ad emettere un ulteriore comunicato scritto in “politichese” che ben definisce l’operato della FCI-azienda.
“Al riguardo si ricorda che il Trofeo Rosa è organizzato in virtù dei punti 5.1.6 e 5.1.7 delle Norme attuative strada, che affidano ai Comitati regionali la facoltà di realizzare manifestazioni e circuiti interregionali che prevedano l’obbligatorietà di partecipazione alle stesse, nell’ambito della discrezionalità e dei poteri dei singoli CC.RR., ai quali le società devono far riferimento per ogni eventuale chiarimento”. Cosa ha scritto la FCI? Non è un problema nostro, il Trofeo Rosa lo hanno pensato i Presidenti Regionali, ci siamo limitati ad approvarlo. Per ogni domanda chiedete ai Presidenti Regionali.
In altre occasioni si sarebbe parlato di un autentico scarica-barile se non fosse che esiste una informativa del segretario generale dello scorso 22 marzo nel quale viene comunicata ai Comitati Regionali l’approvazione del “Trofeo Rosa” da parte del Consiglio Federale “con l’indicazione di integrare il documento con la concessione di due wild card”. Dunque, il Consiglio Federale non ha approvato ad occhi chiusi, ha letto la proposta e l’ha ritenuta adeguata. Di fronte alle proteste di società e tesserati la FCI sarebbe dunque tenuta a spiegare questa scelta… esattamente come avrebbe dovuto fare per la vecchia storia dei 106.000 euro destinati alla società irlandese.