Tutto pronto per la settimana santa: ecco i 5 simboli di Fiandre e Roubaix! Il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix non sono corse qualsiasi, si inseriscono nella cosiddetta “Settimana Santa” che trova come termine nella domenica di Pasqua; per entrare nella giusta atmosfera, ecco a voi cinque caratteristiche che accomunano le due classiche che si disputano tra i territori di Belgio e Francia.
Cap.1, Un tifo così non lo trovi:
Il Belgio è la patria del ciclismo e con la Francia si contende lo scettro di tifoserie più calde sulle strade delle classiche, fiumi di birra sono previsti sia sui celebri muri delle Fiandre che affianco agli storici tratti di pavé; urla, incitamenti, sventolanti di bandiere e sgaloppate affianco ai proprio beniamini saranno parte del racconto che animerà la giornata. I camper dei tifosi arrivati da tutto il globo sono già allineati sugli argini dei tracciati a formare le arterie della gara, il cuore pulsante sarà il fiume colorato del gruppo composto da piccole caselline di un enorme mosaico: l’opera d’arte del ciclismo!
Cap.2, Il meteo:
viene naturale alzare lo sguardo e aspettarsi una certa imprevedibilità meteorologica quando metti il muso nei territori del nord Europa, se riavvolgiamo il nastro di un paio di stagioni è ancora ben impressa nella nostra memoria la splendida vittoria bagnata di Sonny Colbrelli in quel di Roubaix. In quell’occasione la corsa venne ammazzata da un tempo infernale, la pioggia del giorno stesso e dei giorni precedenti rese fangoso il terreno sotto i piedi, o meglio, sotto le ruote degli eroi di giornata che arrivarono nel velodromo con i volti mascherati dal fango e dal sudore. Se l’asciutto attenderà i ciclisti sarà invece polvere e pietre sagomate a scandire il ritmo delle pedalate.
Cap.3, tutti contro tutti:
Sono sempre più imprescindibili gli effettivi che compongono una squadra nel ciclismo moderno, le due classiche della settimana santa mantengono una forte componente anacronistica, l’evoluzione della gara si allontana dal solito canovaccio a cui assistiamo abitualmente, qui nei territori agricoli francofoni lo scontro è diretto e senza filtri. Un tutti contro tutti quindi, senza esclusioni di colpi, con i tratti fuoristrada a dettar legge e spolverare le velleità dei team. Quando il gruppo entrerà in un tratto di sterrato o all’ingresso di un muro ad uscirne saranno solo uomini con la schiena ricurva e il manubrio rivolto verso il cielo, alla ricerca di un conforto divino.
Cap.4, le corse si aprono presto ai meno 100/90 km:
Come da prassi in entrambe le gara la miccia che farà esplodere la corsa verrà accesa molto lontano dal traguardo, già a metà gara infatti sia al Fiandre con il primo passaggio dell Oude Kwaremont al km 137 dei 273 totali, così come la Foresta di Arenberg per la Roubaix ai meno 100 km dall’arrivo, saranno crocevia decisivi per far crollare le certezze dei principali antagonisti.
Cap.5, Foresta di Arenberg, Carrefour de l’arbre, Paterberg, Oude Kwaremont:
sono disseminate lungo le due classiche dei veri e propri musei a cielo aperto, se l’arrivo nel vélodrome di Roubaix è riconosciuto patrimonio in tutto il mondo, sono altrettanto iconici la “Foresta di Arenberg e il Carrefour de l’arbre” per la Parigi-Roubaix così come il “Paterberg o l’Oude Kwaremont” per la Ronde. Gli ultimi due sono i muri più celebri e decisivi della corsa fiamminga, il vecchio Kwaremont è lungo 2.8km di cui 1500 m completamente in pavè con pendenze in doppia cifra, mentre il muro del Paterberg è lungo solo 360 metri di ciottolato sconnesso ma con una pendenza media del 13% e massima fino al 20%. La Foresta di Arenberg è un drittone unico lungo 2.5 km avvolto dalle tenebre della foresta, si entra dalla porta del Paradiso per uscire dal retro dell’Inferno. Il Carrefour de l’arbre con fondo irregolare è composto da curve e contro curve, uno dei tratti più impegnativi, lungo all’incirca 2km di pura agonia.
Il silenzio con cui si affrontano questi ostacoli assume un significato diverso, persino le fatiche e le smorfie vengono trattenute; c’è qualcosa di mistico e ancestrale legato alla storia di questi paesaggi. Sembra l’unico modo rispettoso di passare e superare la difficoltà, con la testa china e lo sguardo basso per non distogliere la vista dalla bellezza e dalla perfidia del suolo, unico motore per diventare leggenda.