Che cos’è un puncheur? il termine di derivazione francese è entrato ormai nel vocabolario ciclistico di tutti i giorni; all’italiana potremmo tradurlo con scattista-scalatore, o uomo da classiche collinari, ma proviamo a scendere in profondità e dare una definizione più dettagliata e univoca possibile. Un puncher è un ciclista su strada specializzato in terreni ondulati con salite brevi ma ripide caratterizzate da pendenze comprese tra il 10-20%. Le gare ideali per questo tipo di corridore sono le classiche primaverili di un giorno, infarcite da più cotes con percentuali a doppia cifra e una lunghezza compresa tra 1-2 km. Ne sono un esempio le salite della Liegi-Bastogne-Liegi o il celebre Mur de Huy nella Freccia Vallone o ancora il Cauberg per l’Amstel Gold Race.
I puncheur sono solitamente brevilinei ma con una conformazione fisica importante (spalle e gambe ben sviluppate) e peso corporeo maggiore rispetto al classico scalatore di tappe alpine, solitamente eccellono anche negli arrivi a ranghi ristretti. Tuttavia, hanno una minor resistenza nelle corse a tappe laddove le salite sono solitamente più lunghe (5-20 km), anche se con pendenze inferiori (5-10%). Nei grandi Giri a tappe spesso lavorano come aiuto per i leader delle squadre, si lanciano nelle fughe o o si focalizzano sugli arrivi a loro congeniali.
Ecco qui di seguito alcuni esempi di corridori con queste caratteristiche: Paolo Bettini, Philippe Gilbert, Julian Alaphilippe, Alejandro Valverde, Simon Gerrans, Joaquim Rodríguez, Davide Rebellin, Damiano Cunego, Enrico Gasparotto.
VALVERDE E GILBERT… GLI ULTIMI? – L’anno 2022 ha visto il ritiro dall’attività agonistica di due dei puncher più apprezzati e vincenti degli ultimi decenni: Alejandro Valverde (5 Freccia Vallone e 4 Liegi) e Philippe Gilbert (4 Amstel, 1 Freccia, 1 Liegi). Della lista soprastante è rimasto in attività solo il francese Alaphilippe che incarna a tutti gli effetti la figura dello scattista, la generazione successiva sembra faticare nel trovare nuovi corridori così specializzati.
IL PRESENTE – Nelle ultime stagioni stiamo assistendo di fatto al monopolio di due nuove categorie di corridori, da un lato la nouvelle vague degli uomini da grandi giri, esempi come Remco Evenepoel, Primoz Roglic e Tadej Pogacar, i quali ormai oltre a dominare i grandi giri stravincono praticamente su tutti i terreni, tra cui anche le classiche ardennesi. Dall’altro lato una tipologia di ciclista di cui fanno parte Van der Poel, Van Aert, Pidcock che potenzialmente potrebbe anche rientrare nella figura di puncheur, ma che al contempo sono uomini che vincono volate di gruppo, delle prove a cronometro, sulle classiche del pavè e dominano i terreni del ciclocross. Stiamo assistendo che se ne dica o meno ad una vero e proprio cambiamento fisico del ciclista, sempre meno specializzato, che abbraccia più terreni e discipline per un ritorno per certi versi al grande ciclismo del passato.
IL FUTURO – Scovando però nelle nuove leve, alcuni di loro ancora tentano di imitare e avvicinarsi al ruolo; il giovane francese Romain Gregoire sembra aver l’esplosività, lo scatto micidiale e la corporatura che ricorda proprio il connazionale Alaphilippe, il nostro Andrea Bagioli cresce con misura e ricorda molto l’attitudine da corridore collinare, così come Andrea Piccolo o ancora il giovane danese Mattias Skjelmonse.
Questi quattro e non solo cercheranno di far vivere ancora la figura del Puncher, per non farla estinguere del tutto sin da ora, proprio appena dopo il ritiro delle due leggende: Gilbert e Valverde.