Sono bastati 18.6 chilometri per riaccendere le emozioni e la suspance in questo Giro ingessato e calcolatore, sono bastati 18.6 chilometri a Primoz Roglic per recuperare 26″ e aggiungerne altrettanti 14″ tra lui e l’antagonista Geraint Thomas, sono bastati 18.6 km e 44 minuti abbondanti per scrivere un finale thriller pieno di imprevisti, salti di catene, cambi di caschi e biciclette, secondi guadagnati e secondi persi. 18.6 chilometri che in qualche modo riappacificano il Giro di quest’anno sempre sull’orlo di una crisi di nervi e in perenne giudizio.
Il Giro è tra le mani di Primoz Roglic, l’Italia gli consegna ciò che gli era stato tolto dal Tour del 2020; se c’è una qualità che “Rogla” possiede nel suo DNA oltre al talento e gambe sopra la media è la capacità di perdere. Si perché in pochi sarebbero riusciti ad alzarsi dopo la tremenda ed impronosticabile sconfitta della Planche de Belle Fille di quel famoso Tour che ha aperto le porte al nuovo campione Tadej Pogacar. Primoz però ha continuato a fare quello che gli viene più facile: “fare fatica” nell’ombra e nell’anonimato, senza far parlare di sé più del dovuto, e a distanza di quasi tre anni si è preso la sua personale rivincita, perché nello sport come nella vita tutto ha un prezzo e tutto prima o poi ci torna indietro.
Sabato 27 Maggio: il racconto di una giornata in 5 atti!
ATTO PRIMO – h.10.30: i tifosi stanno prendendo posizione sull’ultima ascesa di giornata, quella di Monte Lussari, alcuni invadono la sede stradale, mentre le bandiere slovene che da lì a poche ore faranno da cornice al passaggio dei singoli corridori sono ancora chiuse e posizionate sulle spalle dei tifosi, tra le facce incredule e ancora assonnate del pubblico c’è quella di un omino vestito di giallo con l’ammiraglia alla spalle che percorre sulla sua bici le ultime pedalate della salita finale, è proprio lui il grande favorito di giornata Primoz Roglic! E stato l’unico big a fare un check sul luogo di battaglia che lì a poche ore gli avrebbe consegnato la vittoria più gratificante e sorprendente della sua vita.
ATTO SECONDO – h.17.11/h.17.14: Partono a distanza di 3 minuti i due contendenti alla maglia rosa, lo sloveno e il britannico sono la sintesi di esperienza e maturità, entrambi hanno superato la trentina da diversi anni, l’ultimo a riuscire nell’impresa fu un’altro britannico nel 2018, Chris Froome. E’ la coppia meno giovane a salire sul podio del Giro d’Italia, e forse è bello anche per questo, vedere che anche i “vecchietti” del gruppo non mollare mai.
ATTO TERZO – h. 17.48: il salto di catena! colpo di scena, l’inquadratura stacca e vediamo lo sloveno che è sceso dal suo mezzo intendo a rimettere la catena li dove dovrebbe stare, mancano meno di 3 km al termine della fatica, pochi ma interminabili secondi che fanno rivivere i fantasmi del passato, che riportano ancora una volta di più al dramma sportivo del 2020. In un tratto di percorso vuoto dal tifo c’è solo un uomo che è lì ad assistere alla scena, che corre in suo soccorso e insieme al meccanico rimettono in sella il ragazzo e lo spingono con più forza possibile.
ATTO QUARTO – h. 17.53: Il viso di Roglic è lo stesso della sconfitta del Tour, le gambe però dicono altro, siamo alle battute finali, al massimo sforzo possibile. Va talmente veloce che quasi non ci si accorge del suo arrivo, composto ed elegante, arriva in parata attorniato dal tripudio del suo popolo.
ATTO QUINTO- h.17.57: Thomas ha perso il giro per meno di 300 mt! chissà dove, chissà quando? Mente cambia il caschetto al cambio bici? mentre spinge un rapporto troppo duro sulle pendici finali? mentre affronta l’ultimo chilometro ormai con le forze al lumicino? 300 mt che dividono il primo dal secondo, la vittoria dalla sconfitta. La bellezza delle sfide è anche questo, o forse solo questo!