Fin troppe cose abbiamo vissuto in queste tre settimane francesi, se la battaglia tra Vingegaard e Pogacar ci ha tenuti in piedi fin dalle prime frazioni basche, è tutto il corollario di situazioni attorno alla conquista della gialla che rimarrà in qualche modo segnato nella storia della corsa e dello sport. E’ stato il Tour delle emozioni forti e dei pianti di liberazione, dei ricordi per chi non c’è più e degli addii annunciati e forse rimandati, delle verità indiscutibili e delle fantasie fuori dal comune.
LA CERTEZZA: ha il nome di Jonas Vingegaard, capace di bissare il Tour dell’anno passato, lo scontro sul filo dei secondi con Pogacar ha creato suspance per due settimane dopodichè il danese ha tirato fuori la prestazione del secolo durante la cronometro del martedì e il colpo del ko la tappa seguente di Courchevel, creando così una voragine finale di più di sette minuti con lo sloveno. Vingergaard una macchina umana, nessun accenno di debolezza e difficoltà, impeccabile durante tutti i 21 giorni. Pogacar forse leggermente al di sotto delle sue performance galattiche, ci ha fatto tanto divertire e sperare in un ribaltone fino all’ultima tappa Alsaziana. 2 a 2 tra i due campioni, rivincita programmata già per il Tour 2024 con la grande partenza dall’Italia.
ADIEU! Gli occhi luci del mondo intero per l’ultima cavalcata di Thibaut Pinot lungo le strade di casa, il passaggio in solitaria attraverso due ali di gente, della sua gente che inneggiava il suo nome. A bordo strada si è consumato uno degli addii più belli e da pelle d’oca degli ultimi decenni. Poco importa se la tappa gli è sfuggita per una salita di troppo, la grande vittoria è la riconoscenza dei tifosi, del popolo delle due ruote che si è sempre immedesimato in lui sia nelle imprese quanto nelle sconfitte.
A REVOIR? Cavendish fermo accovacciato al suolo è un’immagine che non avremmo mai voluto vedere, dopo la brillante seconda piazza a Bordeaux, il velocista alla sua ultima annunciata apparizione al Tour era in caccia del successo che lo avrebbe portato un gradino sopra Merckx e la gloria eterna. Tutto rimandato al prossimo Tour? l’Astana ci spera, il mondo del ciclismo ci spera, il Tour ci spera!
CICCONE A POIS: Cara Italia, ci salva Ciccone! L’abruzzese nella sua migliore stagione della vita confeziona l’impresa della maglia pois, andando ad indossare sul podio di Parigi il simbolo del miglior scalatore, 31 anni dopo l’ultimo azzurro. Con una condotta autorevole, il nostro portacolori sfiora anche il successo nella quinta tappa chiusa alle spalle di Jay Hindley. Uno dei pochi ragazzi italiani che va forte fuori dai nostri recinti ed è ammirato e apprezzato dalla stampa straniera.
PER GINO: tre perle, tre pianti, tre scudieri di Gino: Pello Bello, Wout Poels e Matej Mohoric. La commozione è stata forte per la Bahrein e per i tre atleti che hanno potuto dedicare la vittoria ad un compagno che non c’è più. Non erano soli però sulla loro bici, tutti e tre hanno vinto grazie a Gino e grazie alla volontà di onorare nonostante tutto la vita e la bellezza del ciclismo.
SAGAN, FROOME E VAN AVERMAET: LASCIARE COSÌ FA MALE. Hanno segnato l’ultimo decennio della Grande Boucle, eppure la loro uscita non sarà degna del loro lascito sulle pagine di storia. Sagan avrebbe voluto giocarsi l’ultima cartuccia con un successo personale così da chiudere più serenamente un triennio molto complicato, il suo attivo parla di dodici successi e ben sette maglie verdi, un campione fuori dal normale che ha dato molto al ciclismo e al Tour de France. Discorso diverso per Froome e Van Avermaet, esclusi dai rispettivi Team, con il britannico che non si da ancora per vinto e dà appuntamento al prossimo anno, con quale squadra e quale condizione non è dato a saperlo. Il belga diversamente sta seguendo una flessione fisica già da un paio di stagioni e a fine anno appenderà la bici al chiodo, chiuderà la sua avventura francese con due successi e la vestizione della maglia gialla.