Il primo terzo della corsa rosa è già alle nostre spalle, facciamo fatica a digerire quello a cui abbiamo assistito in questo primo frame del lungo viaggio che ci porterà sino a Roma; qualcosa non torna, qualcosa non ci ha convinto appieno, cosa si nasconde dietro al lungo serpentone che attraversa i nostri territori? Saranno state le tappe, i corridori, o qualcosa di più profondo? E’ forse in atto un grande inganno proprio sotto i nostri occhi?
Pogi Indomabile: Pogacar mangia tutto quello che gli si presenta sulla strada, tre delle nove tappe sono andate al campione sloveno e una così netta superiorità su tutti gli altri pretendenti al podio non si vedeva dai Giri di Ivan Basso; nel 2006 il varesino vinse con più di 9 minuti di scarto sul secondo. A meno di grandi sorprese fisiche o di strada il due volte vincitore del Tour de France dovrebbe fissare il suo nome sul trofeo senza fine. Quale vantaggio metterà su tutti gli altri? Al primo break della corsa il gap con il secondo è di 2 minuti e 40 secondi, la tendenza sarà quella di arrivare nella capitale con almeno 6/7 minuti sul primo avversario?
La sua presenza sulle nostre strade però sembra aver allontanato tutta una fetta di buoni corridori che ambiscono per natura a concorrere al grande risultato, come a dire “avete lui che sicuramente sarà dominatore, volete anche noi che facciamo la figura dei battuti?”
Dove sono gli avversari? Passano gli anni ma la startlist alla partenza della carovana rosa è sempre più scarna e misera; con tutto il rispetto per i ragazzi che prendono il via alla corsa, sembra che la maggior parte delle squadre abbiano schierato le seconde se non addirittura le terze linee. La sfortuna vuole che un grande nome del pedale come Wout Van Aert si sia escluso da solo a causa della famosa caduta di Aprile, ma il resto dov’è? In ottica classifica generale il nome più altisonante, oltre alla star Pogacar, è quello di “Mister G”. Geraint Thomas che però con i suoi 38 anni ormai è già un mezzo miracolo vederlo lottare per l’ennesimo podio della sua infinita carriera.
Tutti a casa? In Ineos, il vincitore del Giro 2021 Egan Bernal seppur con una gamba eccellente, non è stato preso in considerazione dalla dirigenza britannica, così come tutti i recenti vincitori del Giro (Tao Geoghegan Hart, desaparecidos in casa Lidl Trek, Richard Carapaz che veramente pensa di vincere il Tour? Jay Hindley cresciuto nel nostro paese e in attesa che si riconfermi dopo la vittoria del Giro 2022 e infine Primoz Roglic venuto lo scorso anno in Italia per prendersi la gloria e fuggito altrettanto velocemente per tentare la conquista del Tour prima che sia troppo tardi).
Per non parlare di Remco Evenepoel che ancora bisticcia con i vertici del Giro per la pietosa uscita di scena dello scorso anno. Farà mai ritorno il campioncino belga?
E quindi chi è presente al Giro quest’anno? Tanti giovani? Si e no! Cian Uijtdebroeks e Antonio Tiberi rappresentano le due gemme di questa nostra corsa ma ancora molto acerbe, altri nomi sono ancora lontani dal far breccia nel cuore del popolo italiano; sarebbe stato bello vedere al via due dei nuovi campioni del mondo del pedale: Isacc del Toro e Antonio Morgado, che tanto hanno fatto parlare di se nei primi mesi dell’anno.
Le briciole del Tour: quanto è ingombrante la figura del Tour de France sulla nostra amata corsa rosa? Da alcuni anni stiamo combattendo con lo strapotere economico e d’immagine che la corsa francese detiene su tutto il calendario ciclistico, l’elite del pedale vira verso la Francia ed eventualmente ripiega sulla Vuelta di Settembre se le attese non vengono ripagate, relegando il Giro al terzo posto come importanza. Molte squadre professionistiche preferiscono entrare nella top 10 del Tour piuttosto che essere al via in Italia e lottare per un podio al Giro. Il Tour ormai ci concede solo le briciole e un big al via (Pogacar quest’anno, Roglic lo scorso anno, Vingegaard nel 2025?) giusto per darci il contentino e farci rimanere in vita, chi comanda realmente sta al di là delle Alpi.