E’ tempo di rinnovare lo Statuto della FCI. Aldilà delle promesse elettorali non mantenute dal Presidente Cordiano Dagnoni, sarebbe davvero arrivato il momento di cambiare lo Statuto della FCI, ma non solo per aggiornarlo e mantenerlo al passo con i tempi, quanto per inserire tra gli scopi federali quello di “rendere la vita difficile, se non impossibile, alle associazioni affiliate”.
IMPROVVISAZIONE – Sembra essere diventata questa, per davvero, l’occupazione degli uffici federali. In una stagione nella quale le ASD italiane hanno già dovuto fare i conti con una Riforma dello Sport rabberciata dal legislatore e calata dall’alto senza che vi fosse la necessaria intermediazione federale, arriva oggi l’ennesima novità burocratica a cui dare adempimento.
La Newsletter federale, giunta nella casella di posta delle ASD, ieri, martedì 25 giugno, alle ore 22.57, infatti, ha gettato ulteriore benzina sul fuoco della confusione normativa.
Nella comunicazione della FCI, senza che vi fosse stato alcun preavviso nei mesi scorsi, viene “riepilogato” che entro il primo luglio 2024 (vale a dire, entro 5 giorni dalla mail federale!) è necessario nominare un “Responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni” con tanto di delibera del consiglio direttivo e nomina da caricare sul sistema informatico federale.
Sistema informatico federale che, peraltro, è stato aggiornato solo da pochi minuti (con una voce all’interno della sezione documenti).
SAFE… CHE?! – I più attenti hanno già iniziato a chiamare consulenti e si sono attivati, per gli altri, la maggior parte dei dirigenti di società la cosa è buio assoluto ma tutto questo rischia di diventare un grosso problema.
Per capire di cosa si tratta è necessario fare un passo indietro. Il 25 luglio 2023 (attenzione alle date, stiamo parlando di circa 11 mesi fa) il Coni ha approvato una Delibera con cui si adeguava alle normative statali per l’introduzione nelle società sportive di un modello di regolamento per la prevenzione ed il contrasto ad abusi, violenze e discriminazioni sui tesserati.
In questa delibera si prescriveva che le ASD nominassero entro il 1° luglio 2024 (tra pochi giorni) un responsabile contro abusi, violenze e discriminazioni.
Di questo la FCI, al pari delle altre federazioni sportive, era stata puntualmente informata (tanto che se ne trova traccia in una sentenza del Tribunale Federale della FCI del 1° marzo 2024) ma i dirigenti federali hanno preferito fare spallucce. Lo stesso sarebbe avvenuto qualche mese fa, quando il Comitato Regionale della Lombardia aveva chiesto spiegazioni agli uffici centrali circa l’applicazione di questo nuovo regolamento e l’adozione di questa nuova figura. Idem per quando promosso autonomamente dal Comitato Regionale Veneto che già in una mail del 17 giugno scorso avvisava dell’imminente scadenza le proprie società (a cui però non era possibile adempiere completamente dal momento che sul sistema informatico federale non era ancora attiva la possibilità di trasmettere la documentazione).
Ieri, vale a dire esattamente 11 mesi dopo l’adizione della Delibera Coni e a soli 5 giorni dalla scadenza del 1° luglio, la FCI informa le società di base che vi è la necessità di procedere alla nomina di questo responsabile fornendo il fac simile del documento di nomina e pure del verbale del consiglio direttivo per l’adozione di questa nuova figura.
Una necessità che, ancora oggi, peraltro non trova spazio nemmeno nella homepage del sito federale ma viene relegata ad un collegamento all’interno della sezione “Riforma dello Sport” con cui, peraltro, nulla ha a che vedere.
BUROCRAZIA IPOCRITA – Il colpevole ritardo con cui i vertici federali stanno informando le società affiliate e il modo con cui questa comunicazione è avvenuta riduce, tutto questo, all’ennesimo fastidio burocratico a cui adempiere in fretta e furia senza nemmeno avere il tempo di rendersi conto di ciò che tutto questo comporta e del significato che dovrebbe e potrebbe assumere una figura di questo genere.
“Oggi compilate questi due moduli, caricateli e siete a posto” questa, in soldoni, la risposta della FCI. Un comportamento che, ancora una volta, solleva forti dubbi sulle modalità con cui il Presidente Cordiano Dagnoni e il Segretario Generale Marcello Gavino Tolu stanno amministrando e guidando la FCI.
Il regolamento “Safeguarding” così come previsto dalla Legge Italiana e adottato dal Coni non è un the all’acqua di rose. Comporta la nomina di un soggetto terzo, che ha dei compiti, dei doveri e che potrebbe intervenire in una ampia serie di situazioni per garantire il corretto rapporto tra società e tesserati.
Una innovazione del genere avrebbe meritato mesi di approfondimento, incontri o video-call con i dirigenti delle società e avrebbe potuto essere stato inserito direttamente con la modifica degli statuti delle ASD in occasione dell’adeguamento alla Riforma dello sport in modo da limitare anche l’impegno “burocratico” dei dirigenti di ASD.
Invece no, ancora una volta Cordiano Dagnoni e Marcello Gavino Tolu hanno interpretato tutto questo con un approccio “all’italiana” magari auspicando l’ennesimo rinvio dell’ultimo minuto. E solo ieri, con una semplice mail, peraltro nemmeno firmata, hanno pensato di informare i dirigenti sportivi che in questi giorni sono nel pieno dell’attività agonistica tra Campionati Italiani, gare da affrontare e da organizzare e ciclomercato per la prossima stagione.
“Tanto basta compilare due carte. Non servono verifiche, non servono riunioni e pure il consiglio direttivo può essere fittizio”: ecco di fronte ad indicazioni come queste, diffidate sempre. Tanto più se vengono da dirigenti federali abituati a vedere verbali in bianco o con il contenuto modificato anche dopo la votazione dello stesso Consiglio Federale.
Eppure esiste un altro modo di amministrare lo sport e il ciclismo in particolare: trasparente e alla luce del sole, informato e consapevole. Ne siamo convinti e forse per questo ancora un pò ci arrabbiamo di fronte a chi espone la FCI a delle figuracce del genere e, allo stesso tempo, costringe i tesserati a convivere con l’ennesimo ritardo e un ulteriore obbligo dell’ultimo minuto.