Si è tenuta questa mattina al Teatro Binario 7 di Monza la conferenza stampa allestita da Gianni Bugno insieme al proprio avvocato Fiorenzo Alessi per fare chiarezza sui fatti che hanno portato, suo malgrado, il nome di Gianni Bugno a finire tra i protagonisti degli affari irlandesi.
Fatti che secondo la Procura Generale dello Sport del Coni e la Procura della FCI, non presenterebbero aspetti rilevanti e che, dunque, non sono sottoposti oggi ad alcun vincolo di riservatezza
LA VICENDA – I fatti risalgono all’estate 2022, quando, nel pieno della bufera relativa alle false provvigioni che il Consiglio Federale della FCI avrebbe riconosciuto alla società irlandese Reiwa Management, e nel tentativo di dare una copertura a questi eventi, Gianni Bugno venne convocato dal Presidente della FCI, Cordiano Dagnoni, tramite messaggio Whatsapp: “Ciao Gianni. Io domani farò una conferenza stampa a Roma e parto da Linate oggi alle 14. Tu hai tempo per vederci 10 minuti stamattina?”.
Gianni Bugno accettò l’invito, venne raggiunto poco dopo da Mario Scirea con l’auto federale che lo accompagnò in Via Rubattino a Milano, negli uffici privati di Cordiano Dagnoni dove era presente in video conferenza anche il Team Manager Roberto Amadio.
A raccontare la sostanza dell’incontro è oggi lo stesso Avvocato Fiorenzo Alessi che ricostruisce: “Il Presidente Dagnoni rivolgendosi a Gianni Bugno disse sostanzialmente: Caro Gianni sono disponibili per te 30 mila euro di provvigioni, accettali, c’è stato un errore. Facciamo insieme una conferenza stampa e la vicenda si risolverà brillantemente. Una proposta che Gianni Bugno non accettò. Anche a seguito di quel rifiuto, la conferenza stampa fu annullata e la FCI diramò il comunicato stampa che tutti conosciamo”.
Nel mezzo di quella polemica, che sfociò anche sugli organi di stampa, ci furono una serie di messaggi inviati da uno dei tre presenti a quella riunione a Gianni Bugno che misero particolarmente a disagio il due volte campione del mondo.
BUGNO MAI ASCOLTATO DALLA PROCURA – “Chi non soprassedette a questi fatti fu la Lega Ciclismo guidata da Mauro Vegni che l’8 settembre depositò al Coni, alla Procura della Repubblica e alla Procura Federale, un esposto nel quale vengono affrontati gli accadimenti, tra i quali viene citata anche la vicenda relativa a Gianni Bugno. Con tanto di polemica che ne è seguita tra lo stesso Dagnoni e Gianni Bugno” ha proseguito l’Avv. Alessi. “E la Lega Ciclismo scrisse, per la prima volta nel proprio esposto, che quei 30 mila euro non erano dovuti per alcun tipo di provvigione. Questo esposto è stato oggetto anche dell’ulteriore esposto alla Procura Federale presentato da me per conto di Gianni Bugno nonostante Cordiano Dagnoni fosse un amico di lunga data. All’interno di questo esposto abbiamo chiesto che la Procura Federale volesse ascoltare Gianni Bugno, una richiesta ripetuta almeno altre cinque volte ma il mio assistito non è mai stato ascoltato”.
Tutti gli esposti presentati da Gianni Bugno sono stati cassati dalla Procura Federale definitivamente il 9 maggio 2024 con il provvedimento di “non luogo a procedere” dal momento che erano stati inseriti “per pertinenza” nel fascicolo aperto a seguito dell’esposto della Lega Ciclismo che a sua volta era stato archiviato nel marzo 2024: “Io non riesco a vedere la pertinenza tra le due cose: infatti si tratta di due fatti diversi. Delle provvigioni è stata data una spiegazione più o meno credibile, mentre del tentativo di corruzione di Gianni Bugno non è stato chiarito alcunchè” ha proseguito l’Avv. Alessi.
“Ci siamo rivolti alla Procura Generale dello Sport presentando una segnalazione a cui ha fatto seguito, nel mese di giugno 2024, l’apertura di un procedimento con cui la Procura del Coni invitava la Procura Federale a fare chiarezza sui fatti. La risposta della Procura Federale è rimasta, nonostante questo, la medesima e ha portato ad archiviare poi ad agosto 2024” ha illustrato l’Avv. Alessi. “Considerati gli elementi di prova acquisiti si dispone l’archiviazione. Per questo motivo ho chiesto quali fossero questi elementi di prova acquisiti. Ho chiesto l’accesso al fascicolo che in prima battuta mi è stato negato. Dopo alcune insistenze mi viene inviata la copia integrale del fascicolo all’interno del quale erano presenti unicamente atti inviati e depositati dal sottoscritto” ha concluso l’Avv. Alessi.
Insomma, la Procura Federale non solo non ha sentito la versione dei fatti di Gianni Bugno ma nemmeno ha convocato il Presidente Cordiano Dagnoni e gli altri presenti all’incontro Mario Scirea e Roberto Amadio per provare a fare chiarezza sull’accaduto. E, nonostante questa assenza di indagini, ha proceduto ugualmente all’archiviazione dei fatti.
LA VERSIONE DI GIANNI – “In quell’ufficio mi sono trovato da solo contro tre persone: Cordiano Dagnoni, Mario Scirea e Roberto Amadio. Voglio ringraziare coloro che mi sono stati vicini in questo periodo, non è stato facile affrontare tutto questo, grazie agli amici, a partire da Claudio Chiappucci presente anche oggi in sala” ha esordito Gianni Bugno.
“Quello era un periodo particolare della mia vita nel quale questi fatti mi hanno creato del disagio. Dopo quanto accaduto e uscito sui giornali, Cordiano Dagnoni per un periodo non mi ha più rivolto la parola. Adesso i rapporti si sono rasserenati, li ho risentiti, ma sia lui che Scirea e Amadio rimangono della loro posizione e ritengono che sia stato io a sbagliare. Certo che se quattro anni fa ho sostenuto Dagnoni non lo rifarò in vista delle prossime elezioni. Io non sono a favore di nessuno ma il prossimo 19 gennaio si vota e chi verrà eletto dovrà cambiare questo sistema. Il nostro ciclismo ha bisogno di qualcosa di diverso. Questo sistema così non funziona: questa vicenda è privata ed è diventata pubblica. Ci metto io la faccia per dire che questo sistema così non può funzionare: non ho nessun incarico, non ho niente da perdere e mi prendo la responsabilità di dire che il sistema così non funziona” ha spiegato Gianni Bugno incalzato dai giornalisti. “Io sono sempre stato e sono ancora a disposizione del ciclismo italiano. Voglio chiarire che non sono contro qualcuno in particolare ma che ho chiesto questo incontro per dire che il sistema così non può funzionare, per il bene del nostro ciclismo”.
Da Monza,
Andrea Fin