“Questo sistema, così com’è, deve essere cambiato perchè nuoce al nostro movimento” lo ha detto a chiare lettere, ieri, nella conferenza stampa di Monza, Gianni Bugno. Un campione, una persona trasparente, di certo non un politico.
Parole che sono costate molta fatica ad un carattere mite come quello di Gianni ma che sono state espresse con la passione di chi è stato orgoglioso di vestire la maglia azzurra e di averla portata sul gradino più alto del podio.
80 GIORNI – Mancano 80 giorni esatti all’Assemblea Elettiva della FCI: un appuntamento che sa di ultima possibilità per il nostro movimento.
A Roma, il prossimo 19 gennaio, non si voterà solo per il prossimo Consiglio Federale ma si sceglierà se dare un futuro al ciclismo italiano o se proseguire sulla linea degli interessi personali.
Interessi che in questi anni sono stati scambiati per “politica sportiva” e che, invece, sono quanto di più lontano da essa: perchè anche la vicenda resa pubblica ieri da Gianni Bugno, parla di un Presidente e del suo cerchio magico, intenti a difendere la propria sfera di potere personale e non ad attuare una seria politica di rilancio del movimento.
Ecco, va detto chiaramente: questa non è politica federale. Questo, al pari del comportamento di quei dirigenti nazionali e locali che pur di tenersi la sedia hanno voltato lo sguardo da un’altra parte mentre davanti ai loro occhi passavano verbali taroccati e spese ingiustificate, è puro perseguimento degli interessi personali. Ed è esattamente la prima ragione per cui il movimento di base non riesce a decollare.
80 giorni di quella che viene definita impropriamente “campagna elettorale”, e che, invece, rappresentano il terreno fertile per il confronto e per la nascita di nuove idee e di nuove iniziative. Un “clima” che fa paura solo a chi ha qualcosa da nascondere o degli interessi da proteggere.
AFFARI D’IRLANDA – Perchè parlare ancora oggi degli affari d’Irlanda? Perchè interessarsi delle decisioni (nascoste) del Consiglio Federale? Perchè raccontare dell’ennesima consulenza ad una società Londinese?
Perchè non si tratta solo di “scoop giornalistici”: il caso irlandese e tutto ciò che ne è seguito ha permesso di togliere i veli ad un modus operandi fatto di decisioni prese da pochi con la disinvoltura di chi sa di non dover rendere conto a nessuno.
Un modo di fare che ha depauperato il tessuto federale di risorse economiche e umane, che ha fatto perdere tante opportunità al nostro movimento e che ha creato una vera e propria casta che ha vissuto sulle spalle delle società italiane infischiandosene se i numeri dei tesserati sono in calo o se organizzare una gara o allestire una società sportiva è diventato ormai quasi impossibile.
SOLO LA POLITICA CI SALVERA’ – Solo la politica federale può salvare il nostro ciclismo. Una politica fatta di dialogo, di coinvolgimento delle società, di senso di appartenenza, di confronto e di crescita continua: la politica dei tanti dirigenti di società che in queste settimane, in tutta Italia, si sono ritrovati per parlare del futuro del nostro ciclismo.
E a costo di essere ritenuti di parte, non si può non far notare che l’unico dei 5-6 o addirittura 7 candidati alla presidenza federale, a promuovere questo tipo di politica è stato in questi mesi e fino ad oggi Silvio Martinello: il tour nelle province italiane promosso da Martinello, con riunioni aperte a dirigenti, tesserati e appassionati, sta riscuotendo una larga partecipazione e sta facendo segnare un autentico risveglio delle coscienze all’interno delle società di base.
Società che si informano, che vogliono sapere e capire. Società pronte a mettersi in gioco non solo sulle strada ma, finalmente, anche nella gestione della cosa comune. Società che chiederanno ai propri delegati non solo di rappresentarle alla prossima assemblea elettiva ma anche di portare in quella sala la loro voce e la loro intenzione di voto.
E i dirigenti federali che ancora non hanno colto questo risveglio della base faranno bene a prenderne atto perchè, chi pensa di avere ancora mano libera nel decidere secondo i propri interessi nella stanza dei bottoni, sarà chiamato a fare i conti con le società che gli affideranno la rappresentanza.
Ecco è questa l’unica politica che può salvare il nostro ciclismo: perchè è questa l’unica strada che può portare al rifiorire delle idee e dei numeri delle due ruote italiane.
Se, invece, ricascheremo ancora una volta nel gioco ad incastro degli interessi personali di pochi, ad attenderci ci sarà un altro quadriennio di promesse (non mantenute) e contentini che serviranno a ben poco.