“Se ci sono due o più modi di fare una cosa, e uno di questi modi può condurre a una catastrofe, allora qualcuno la farà in quel modo”.
E’ la prima formulazione ufficiale codificata dall’ingegnere Edward Murphy dell’United States Army Air Corps nel 1949 durante gli esperimenti su razzo – rotaia e l’effetto sul corpo umano. Alla fine degli esperimenti, montando tutti i pezzi sbagliati del razzo, si verificava sistematicamente una piccola catastrofe. Sintetizzando in un assioma universale, se qualcosa viene fatto o può andar male, andrà male per forza.
LA LEGGE DI MURPHY – E mai assioma fu più azzeccato nel ciclismo come nella gara di Longa di Schiavon (Vi). Una gara per ricordare la memoria di Gerry Gasparotto, personaggio molto amato nel mondo delle due ruote, ma che purtroppo negli ultimi due anni sta subendo le ire del Fato. E come dicevano gli antichi : mai opporsi al Fato. Incriminata anche nell’edizione di sabato, così come lo scorso anno , una curva, una maledetta curva, un’ambulanza, un guardrail e ovviamente i corridori. Fato, maledizione, destino avverso. Non è dato razionalmente di sapere. Ma la scena che è accaduta lo scorso anno si è ripetuta uguale uguale anche quest’anno. Corridori in discesa, guardrail malandrino, salto della striscia tagliente di lamiera, caduta, ferite, l’ambulanza che si ferma per soccorrere, in un posto non consono, l’atleta. Ed ecco la seconda caduta. Lo scorso anno una decina di corridori erano finiti contro l’auto medica che, bloccata nel punto errato della discesa stava soccorrendo un corridore. Stavolta per fortuna nessuno è finito dentro al lunotto. Ma l’organizzazione dell’evento, memore dei fatti dello scorso anno e vista l’assenza dell’ambulanza, causa soccorso, assume una decisione che lascia interdetti.
Gara neutralizzata, sospesa e annullata all’arrivo. A nulla valgono le proteste dei direttori sportivi, alcuni fra loro erano gli stessi che lo scorso anno non ebbero il coraggio di denunciare per vie legali alcune pecche organizzative. Forse il direttore di gara non se l’è sentita di far arrivare in volata il gruppetto dei primi che aveva scollinato sull’ultima salita, con un tratto di strada in cui si rischiava la commistione fra auto fuori gara e corridori dispersi dalla salita all’arrivo. Forse nessuno ha realizzato che si poteva creare una sorta di ordine d’arrivo volante sull’ultimo Gpm oppure avvisare il gruppo di testa di terminare la gara fermando i corridori alle spalle dei fuggitivi. Mancando, da regolamento, la seconda ambulanza al seguito del gruppo di testa, forse impegnata nel soccorso dei corridori caduti, si è deciso di stoppare la corsa a meno di otto chilometri dal traguardo. Umberto Orsini del team Colpack, che alcuni definiscono vincitore morale del Memorial Gasparotto dichiara: “C’era un’altra ambulanza. E le brutte cadute succedono spesso. Lasciamo stare se avrei vinto o meno, ma è la prima volta che vedo una cosa simile, uno scandalo per il ciclismo. – e rincara la dose – E’ uno scandalo perché chi organizza deve mettere in preventivo che ci siano delle cadute e che ci siano i mezzi sanitari in numero adeguato. C’è stata una caduta che ha coinvolto due corridori e non cento. Non vedo il motivo di annullare tutta una gara. Ma questa è solo una mia personalissima considerazione”.
Bravo Umberto Orsini, abbiamo apprezzato il tuo pensiero e il tuo coraggio nell’esprimere un’opinione. Non tutti lo avrebbero fatto. Gara annullata, giusto o sbagliato che sia, e comunque premi ugualmente distribuiti ai corridori.
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BUON ESEMPIO – La legge di Murphy non vale per chi invece sa di far le cose per bene e prima di mettere in cantiere qualunque cosa fa i conti della serva. Poi non sempre tutto fila liscio. Anche a Collecchio, nell’internazionale Trofeo Edil C, ci sono quelli che non condividono l’evento e per il secondo anno consecutivo disseminano il tracciato di puntine da disegno, per far forare ovviamente i ragazzi in gara. La gara non s’ha da fare ne ora ne mai, avrà pensato qualcuno, con manzoniana memoria. Ma intanto la gara di Collecchio dopo aver tagliato il traguardo dei primi vent’anni procede a passo spedito verso il secondo ventennio. E Collecchio come nessuna gara in Italia dimostra un ciclismo nuovo nella scelta del percorso.
Attraverso un parco naturalistico, lungo una strada stretta che si inerpica in mezzo al bosco, alla vegetazione fitta tra i Boschi di Caregga e i terrazzi fluviali tra il Taro e il Baganza, dove non transitano auto ma solo i mezzi al seguito della gara e i deputati al rifornimento d’acqua per i corridori. Un circuito protetto e un tratto breve di soli tre chilometri, forse meno, al traguardo della gara, senza rischi di aperture al traffico o lunghi stradoni ingestibili o, ancora, auto che si infilano tra i corridori. E tanto pubblico ad applaudire.
Insomma se proprio non si vuole che la legge di Murphy faccia accadere qualcosa di male perchè male è partita, basta un po’ di buon senso. Perchè, come disse l’ingegner Edward Murphy nel 1949 provando i suoi razzi su rotaia: “Quando piove, diluvia”.