Se gli amici del cambio ruota neutro Shimano non avessero per me un occhio di riguardo, la sesta tappa del Giro di Turchia, quella conclusasi nello straordinario anfiteatro naturale che sovrasta la cittadina di Elmali, me la sarei soltanto immaginata. Magari immerso nel traffico talvolta asfissiante della turistica costa meridionale o alle prese con foratura e cambio ruota non di una bicicletta bensì di un pullmino, oppure semplicemente per aver smarrito la retta via verso i 1823 metri del traguardo posto al termine della salita, per il quale la strada percorribile era quella e una soltanto. Tutto ciò è accaduto ai colleghi giornalisti che, come ogni giorno, prendono tutti insieme appena prima del via la strada dello striscione d’arrivo, per poi rifugiarsi in sala stampa a gustarsi lo svolgimento della tappa.
Una frazione che, come previsto, non ha certo lesinato emozioni e colpi di scena, con il successo dello spagnolo Roson (il meno atteso dell’armata Caja Rural) davanti al redivivo Niemiec. Ma la novità è il clamoroso tracollo del favoritissimo Pello Bilbao, sino a ieri sicuro leader della corsa. Risultato: la maglia azzurra è rimasta in casa iberica passando sulle spalle del più forte dei gemelli Gonçalves, ex secondo in graduatoria e giunto all’arrivo con 30 secondi di ritardo dal compagno vincitore. Ha persino, il portoghese, guadagnato una decina di secondi su David Arroyo, il terzo incomodo della contesa iberica in famiglia. Curioso è il fatto che con tanti potenziali vincitori della tappa regina (Vilela, oltre ai tre già citati protagonisti), il colpaccio lo abbia messo a segno proprio il 23enne Jaime Roson, di cui si conosce poco a nulla, a parte della sua buona partecipazione alla Tirreno-Adriatico d’inizio marzo. Non solo: Bilbao è arrivato in cima stremato e forse piegato dalla febbre (almeno così dice la sua squadra) a oltre 12 minuti dal battistrada e Gonçalves era stato tra i fuggitivi della prima ora, in quella che pareva essere una manovra di disturbo all’interno di una precisa strategia, destinata a sacrificare il secondo e terzo in classifica in cambio del trionfo di Bilbao. Sulla dura ascesa di Elmali la Lotto Soudal ha dovuto, come previsto, alzare bandiera bianca per il successo.
Tuttavia, non è uscita con le ossa rotte dalla tappa regina: l’inossidabile Adam Hansen poteva giocarsela per il podio ma a ritardarlo ci ha pensato un problema tecnico ad una manciata di chilometri dall’epilogo. Henderson e Dockx si sono difesi, contenendo il distacco dal vincitore ma sono ormai anch’essi fuori dai giochi. Bene la Lampre con Niemiec secondo e Koshevoy quarto, con due maglie nel mirino (rossa e verde) per lo scalatore polacco protagonista delle prime due tappe. Benino la CCC Sprandi, che ha finalmente condotto la corsa piazzandone tre nei dieci, con Hirt quinto, Rebellin (il vincitore in questa tappa un anno fa) ottavo e Szmyd decimo. L’atteso Finetto ha chiuso settimo, migliore degli italiani, a 38 secondi da Roson e in scia al nuovo leader della corsa. Ma che risultati ha questo Gonçalves, a cui mancano due sole frazioni non certo impossibili per difendere 18 secondi su Arroyo e aggiudicarsi la corsa euro-asiatica? Nessuno, nulla di rilevante per il 27enne proiettato in Turchia sotto i riflettori del ciclismo internazionale e vincitore in carriera solo di una tappa al Giro del Portogallo (nel 2015).
Certo è che sembra che questa corsa non la voglia vincere nessuno dei potenziali favoriti. Prima si chiama fuori Niemiec nella tappa della bufera e dei ventagli, poi crolla Bilbao. Ora è salito sul podio della generale il kazako Stalnov, vera mina vagante dell’Astana City, la squadra Continental con base per lungo tempo a Custoza e costretta lo scorso anno ad una riorganizzazione interna per le note vicende di doping. Ieri in gruppo A Stalnov tiravano le borracce, oggi è partito da Kumluca puntando almeno al terzo posto della generale: che non sia proprio lui l’imprevisto antagonista dell’annunciato successo della Caja Rural?
da Elmali, Gian Paolo Grossi