Il Giro di Turchia va all’uomo buono per tutte le stagioni, ancor più che per nessuna. Quello che non t’aspetti. Forse non è propriamente un campione, José Gonçalves, e chissà mai se lo rivedremo collezionare gloria in qualche corsa internazionale di buon livello. Supportato però da una squadra forte e motivata come la Caja Rural che alla fine ne piazza tre tra i primi quattro della generale, coperto nell’ultima tappa dall’esperto compagno David Arroyo – secondo classificato -, assistito inoltre da una buona condizione che gli ha permesso di essere nel momento giusto al posto giusto e tanto fortunato da dover pagare una cena agli ex leader Niemiec e Bilbao incappati in sventure varie, il più forte dei gemelli portoghesi ha fatto sua con pieno merito la corsa a tappe euroasiatica, vissuta da più di un protagonista come preparazione al Giro d’Italia.
L’ultima frazione, la più lunga dell’intera settimana (201,7 chilometri), nervosa nella prima parte e condizionata dal forte vento contrario nella seconda, nonché dal primo vero caldo di stagione, si è conclusa in volata a Selçuk con il secondo successo di Jakub Mareczko, che ha così pareggiato il conto delle tappe vinte in questa edizione del Turchia con Sacha Modolo, finitogli alle spalle. Poi l’argentino Chamorro, fino a ieri maglia nera di questa corsa e ora incredibilmente sul podio, a conferma che entro certe proporzioni a volte in uno sport bastardo come il ciclismo i miracoli avvengono. Sesto Colli (che non farà il Giro d’Italia perché poco gradito ad un organizzazione contro la quale sarebbe disposto a rivalersi per il grave incidente dello scorso anno) e settimo Belletti, padrone della maglia verde che contraddistingue la classifica a punti. Non avendo vinto alcuna tappa il suo è il trionfo della regolarità. Con Zanotti nono all’arrivo, la frazione conclusiva piazza cinque italiani tra i dieci, evento che ormai in volata non fa più notizia.
Al polacco della Lampre Niemiec, leader dopo le prime due tappe, va la maglia rossa di leader tra gli scalatori e all’iberico Luis Mas (Caja Rural) la maglia bianca di vincitore tra le bellezze di Turchia, nonché quarto in classifica dietro al kazako Stalnov, che si è accontentato di farsi portare in carrozza sino al traguardo senza rischiare un podio che vale oro per l’Astana City Continental. Detto dei premiati (alla Caja Rural è andato anche il riconoscimento finale di miglior squadra della corsa), eccoci al racconto di una tappa legittimamente temuta ma di fatto conclusasi con un classico zero a zero da partita bloccata. La partenza a cannone lasciava presagire un’aspra battaglia ma una volta allontanatasi la fuga la situazione si è calmata e la classifica ha finito per cristallizzarsi.
In una tappa percorsa a meno di 35 orari di media la storia del giorno è quella dei quattro fuggitivi rimasti al vento per oltre cinque ore, tra i quali almeno un paio di loro erano recidivi. Uno è il francese Baldo, alla terza libera uscita in Turchia, ma assorbito prima dei suoi compagni. Che sono il ceco Hirt e il turco Atalay, ma soprattutto e di nuovo Alessandro Malaguti del team Unieuro Wilier. Il forlivese è arrivato a garantirsi persino cinque minuti e mezzo di vantaggio a circa 25 chilometri dal traguardo, prima di crollare sotto la spinta del gruppo risvegliatosi improvvisamente nel finale. Il vantaggio è scemato rapidamente, a fronte di un ritmo per lungo tempo bassissimo, ma Malaguti non se n’è fatto una colpa. Ha insistito, tornando nel gruppo dei migliori, tra i quali, onestamente merita un posto, dopo aver passato parecchie giornate in fuga dal declassamento al mondo Continental. Non certo da meno, da oggi seguiremo con simpatia la faccia pulita di Gonçalves, il gemello ‘giusto’ rivelatosi tale in una corsa che ha già un precedente in tema di successi familiari del genere (Adam Yates nel 2014). Il portoghese pensa al salto nel World Tour e la sua squadra certo non potrebbe frenarne l’ascesa. Mareczko e Gonçalves hanno superato importanti prove per il futuro e li aspettiamo al varco, perché è proprio vero che gli esami non finiscono mai, come del resto le corse in tutto il mondo.
da Selcuk, Gian Paolo Grossi