Il rigore scenografico e la geometria degli sfondi e delle figure di Piero della Francesca, pittore di Sansepolcro cozzano in maniera forte con quanto è accaduto solo 10 giorni fa a pochi chilometri di distanza, a Città di Castello. Cittadina caotica ormai dimentica dei fasti del passato rinascimentale, con il suo idioma gallo-italico le sue strade sconnesse, zeppe di buche, gli orti non ben ordinati, il traffico libero e intenso. Eh si, traffico libero caotico e intenso.
Perchè sabato scorso durante la cronometro a Città di Castello se ne sono viste e sentite di tutti i colori. I social sono un collettore di immagini e di video, di album fotografici, scatti istantanee, nel bene e nel male. E nel caso della prova del bracciale del cronoman, qualche centinaio di iscritti dalle categorie allievi, juniores, dilettanti e donne, davvero in alcuni casi si è sfiorata la tragedia e perfino la squalifica.
Prima di scrivere queste poche righe, abbiamo analizzato da più parti le informazioni, anzi le proteste, che ci sono pervenute da presidenti di società, direttori sportivi, atleti stessi, dirigenti che al nord fanno pure i direttori di gara e si sono letteralmente strappati i capelli dalla testa nel veder cosa è accaduto nella kermesse tiberina di sette giorni fa.
Nelle cronometro il regolamento non vieta il traffico aperto durante la corsa, anzi, purché il corridore rimanga sulla destra, rispettando il codice della strada, le auto che sopraggiungono in senso contrario hanno libertà di circolazione. Ma per libertà non intendiamo fare un frontale con l’atleta. Abbiamo analizzato i tanti video apparsi sui social, e abbiamo verificato delle anomalie da tregenda.
Passi per la riunione tecnica del mattino, una sorta di “volemose bene”, passi per le motostaffette forse in numero non sufficiente a garantire la sicurezza sulla strada e l’incolumità dell’atleta, passi per le voragini presenti sulla strada, per la rampa di partenza della crono che altro non era che la strada di un albergo, ma per fortuna non è accaduto nulla di grave.
Sottolinea un direttore di gara che è pure dirigente di società, presente alla gara, ma che preferisce restare nell’anonimato: “Qui al nord dobbiamo stare attenti ai minimi dettagli, alla sicurezza degli atleti, persino alla grandezza dei cartelli. A Città di Castello mi sono messo le mani sugli occhi per non vedere”.
Ha fatto il giro del web il video in cui si nota un corridore che ha rischiato di finire incastrato tra le auto, altri poi, tagliando alcune curve, hanno rischiato di fare un frontale in quanto nessuno fermava le auto.
Insomma viene da chiedersi: di cronometro ce ne sono poche nel calendario italiano ma questo è un motivo sufficiente per chiudere non uno ma tutti e due gli occhi sulla sicurezza degli atleti in gara?