Mancano ormai sette giorni alle votazioni di Rovereto e ad attenderci c’è una settimana ricca di confronti e di scontri tra i candidati alla presidenza nazionale della FCI.
Una attesa che si fa di ora in ora sempre più interessante e che ciclismoweb.net seguirà in prima fila per voi: in settimana, ai microfoni orange avremo tutti i candidati alla presidenza e sabato prossimo, come già accaduto quattro anni fa a Levico, la redazione arancione vi proporrà in diretta le operazioni di voto e la proclamazione del nuovo presidente della FCI.
IL QUADRO – Ma, prima di addentrarci nei temi caldi della campagna elettorale, è d’obbligo disegnare il quadro della situazione: cosa si cela dietro alle battaglie legali di queste ultime settimane? E cosa ci dovremo aspettare sabato prossimo a Rovereto?
Bisogna innanzitutto chiarire che dalla Assemblea di Rovereto si potrebbe uscire anche senza avere il nome del nuovo presidente della FCI: lo Statuto Federale, infatti, prevede un doppio turno di votazioni da svolgere a Rovereto ma, nel caso che nessuno dei candidati ottenga il 50% dei voti (55% per Renato Di Rocco), l’Assemblea potrebbe essere rimandata per svolgersi comunque in tempo prima della data limite fissata per Statuto nel 15 marzo.
A perdere, in questo caso, sarebbe solo Renato Di Rocco a cui lo Statuto Federale impedisce di ripresentarsi nell’eventuale terzo turno. Così non sarebbe stato se gli unici candidati alla presidenza fossero stati Norma Gimondi e Renato Di Rocco, con il presidente uscente che si sarebbe quindi potuto ripresentare anche al terzo turno.
LA TERZA VIA – Ecco perché il fronte del “cambiamento”, guardando alla votazione di Rovereto, sembra puntare direttamente verso la terza via: quella che consentirebbe ai delegati di non schierarsi sin da subito per scegliere il prossimo presidente federale con l’assemblea del 14 gennaio ma di escludere innanzitutto il numero uno uscente del ciclismo italiano, per poi giocarsi con la dovuta calma la partita a tre per la poltrona più importante.
Alla luce di questi dati, assumono un senso sia la candidatura presentata all’ultimo minuto da Angelo Francini, fermo oppositore di Renato Di Rocco, sia la sua “tentata” esclusione oltre che il procedimento disciplinare avviato nei confronti di Carlo Roscini e sfociato giovedì scorso con l’inibizione per tre mesi del dirigente umbro.
Aldilà del merito delle singole questioni è chiaro che in questo scenario sarebbe proprio all’interno della Commissione Elettorale che Renato Di Rocco avrebbe perso in questi giorni il primo match importante in vista di Rovereto: escludere dal ring Francini e Roscini avrebbe permesso a Di Rocco di rendere inutile la “terza via” prevista dallo Statuto, chiedendo così ai delegati di decidere tutto già a Rovereto in una sorta di referendum per scegliere “Di Rocco si” o “Di Rocco no”.
Un terreno certamente meno ostile per l’abile politico che tutti conoscono e per il Presidente uscente che tenterà di ribaltare a proprio favore lo scenario del “Di Rocco contro il resto del mondo” proprio nelle poche ore a disposizione sabato prossimo a Rovereto.
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