Si guardavano e si scrutavano negli occhi. Alcuni ridendo e scherzando tra loro. Altri convinti di tagliare il traguardo per primi e altri ancora consapevoli di essere li per allenarsi. Fare fondo, fatica, resistenza. Molto meglio di qualche allenamento lungo al 24 dicembre o magari dietro macchina. Erano uno sparuto gruppo di temerari. A volte con fatica si riusciva a raggiungere un numero sufficiente di partecipanti per completare l’ordine d’arrivo dei primi quindici. Suddivisi tra under23 ed elite.
Freddo, fango, fatica, pioggia o neve, pronti via, si corre il ciclocross. Sembra trascorso un secolo dal momento più basso del fuoristrada che il nostro italciclismo ha attraversato. E invece sono trascorsi solamente dieci anni. Gli anni in cui valevano di più i ritiri al caldo o la preparazione in quota a Livigno o in palestra. Bastava guardare oltre il naso. La palestra era lì fuori, a portata di tutti, tra vigneti e argini, tra prati e boscaglia. Una palestra pure gratuita e molto meglio di tante ore di volo e come meta un paese tropicale spendendo migliaia di euro per allenarsi.
E poi? Rientrare in Italia e ripiombare nel gelo della pianura e delle ultime code dell’inverno che sferza i primi mesi di gare. Dagli undici iscritti tra under23 ed elite di uno sperduto ciclocross lombardo ai quasi settanta corridori solo per la categoria under23 del tricolore di Silvelle di Trebaseleghe di strada se n’è fatta tanta. Il movimento è cresciuto a dismisura. Ottocentosette gli iscritti totali al tricolore padovano. Un vero record. E solo nelle categorie agonistiche. E’ vero sono stati anni in cui ci sono mancati i campioni.
Il periodo d’oro di Longo, Di Tano e poi Pontoni e Bramati che hanno portato all’Italia titoli iridati, Coppe del Mondo e una infinità di trofei sembrava destinato a rimanere tale, una vera e propria età dell’oro. Però qualcosa è scattato. Complice le politiche federali degli ultimi dieci anni che hanno insistito sulla multidisciplina , a dire il vero non ancora percepita da molti team che pensano solamente all’attività su strada. E sono usciti corridori poliedrici come Marco Aurelio Fontana. Senza quella pervicace insistenza nel far provare alle nuove leve l’attività su strada, in pista, in mtb, ciclocross e tanto altro non si sarebbe arrivato a questa nuova età dell’oro. Creando una sorta di interscambio 807 partenti a Silvelle. E un pubblico incredibile come non si vedeva da decenni per un campionato italiano, nonostante le temperature polari. Il coraggio delle ragazze junior e open partite al mattino, alle 9,30, in gara con meno otto gradi. Lo stesso per gli esordienti, ragazzini di 14 anni che affrontano il polo nord in bicicletta senza lamentarsi.
Gente dura, temprata e finalmente genitori che incitano e non si preoccupano se il ragazzino ha freddo o si sporca di fango, se gli cola il naso o ha la febbre e vuole gareggiare lo stesso. La nuova età dell’oro del nostro ciclismo passa anche per questo. Aziende che sempre più numerose si avvicinano al ciclismo, unico sport in assoluto che regala tante discipline, dalla strada alle cronometro, alla pista , alla mountain bike al bmx e persino al ciclopalla. Un’economia che si muove. Fabbricanti di biciclette che mettono in produzione anche altri tipi di biciclette non solo quelle da strada , produttori di abbigliamento che si ingegnano per rendere confortevoli body, maglie e pantaloncini non solo per il periodo estivo.
E ancora la pista. Il velodromo di Montichiari che a mala pena riesce a dare il giro , e scusate la tautologia, ai gare, gruppi di cicloamatori in allenamento, frotte di ragazzini che scelgono il divertimento sull’anello di legno invece delle noiose sgambate invernali lungo lago. Se non fosse così come avrebbe potuto l’Italia conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio con Elia Viviani. Nato pistard, trasformatosi in velocista e ora coperto d’oro nell’omnium. Il ciclismo si deve ripensare e sta ripensando se stesso, senza tante elucubrazioni, ma in modo semplice, così com’è questo sport. Salire in bicicletta, che sia strada, pista, fuoristrada e pedalare.
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