Per anni componente della prima sezione del Tribunale Federale, l’avv. Carlo Mursia era presente sabato scorso all’Assemblea di Rovereto che, tra le altre cose, non lo ha riconfermato nel proprio ruolo. Aldilà del risultato elettorale, però, l’avvocato Mursia sceglie di puntare il dito contro un sistema, quello federale, che non sempre appare omogeneo e trasparente. Riceviamo e pubblichiamo il contributo dell’avv. Carlo Mursia.
Se avessi avuto l’occasione avrei detto che intanto mi pare quanto meno curioso che si proceda all’elezione dei giudici mentre sarebbe stato più giusto eleggere l’ufficio della Procura, organo questo sicuramente politico perchè di indirizzo strategico delle violazioni da perseguire. I giudici devono applicare le norme e valutare i comportamenti che sono loro sottoposti proprio dalla Procura… quindi è la Procura che decide quali comportamenti portare a processo ed i giudici a verificare se tali comportamenti siano accertati nella loro fattispecie.
Se avessi avuto l’occasione, poi, avrei posto il problema di come scegliere i giudici tenuto conto che alla base c’è un problema etico: il giudice eletto dovrebbe essere riconoscente a chi gli ha dato il voto?
Se per esempio i delegati del Veneto eleggono un veneto come si deve comportare questo giudice quando si troverà a giudicare atleti veneti?
Io credo che i giudici dovrebbero essere scelti per la loro preparazione, capacità, conoscenza della materia ed aggiungo conoscenza dell’ambiente del ciclismo, non per simpatia.
Quindi quale criterio suggerire ai delegati per la loro preferenza:
Non credo il criterio territoriale perchè non penso che un giudice veneto sia più capace di uno della Liguria o della Lombardia o della Sicilia.
Neanche quello dell’esperienza perchè altrimenti i nuovi candidati non avrebbero mai l’opportunità di fare esperienza.
Rimane il fatto, però, che una qualche scelta bisogna pur farla.
Ed allora io credo che per essere buoni giudici bisogna prima di tutto conoscere questo sport, l’ambiente, le persone, bisogna conoscere la fatica che è si quella fisica di chi pratica questo sport ma anche quella di chi organizza. Bisogna sapere che questo sport si basa sull’apporto di tanti appassionati che il più delle volte ci rimette di tasca propria sia in tempo che in denaro.
Se avessi avuto l’occasione, avrei fatto due considerazioni tecnico-giuridiche:
la prima relativa all’art. 1 dello Statuto Federale, quello che dice: “Gli affiliati etc etc sono tenuti ad osservare una condotta conforme ai princìpi della lealtà, della rettitudine e della correttezza anche morale in tutti i rapporti riguardanti l’attività federale e nell’ambito più generale dei rapporti sociali ed economici etc etc.” Tale articolo non può essere, di per sé solo, fonte di deferimento: questo deve essere sempre, a mio parere, correlato ad una violazione di una norma di carattere sportivo perché si basa sul principio inderogabile che i fatti siano avvenuti “in occasione ed a causa dell’attività sportiva o federale”.
La seconda riguarda la responsabilità oggettiva delle società: anche qui la norma è troppo generica tenuto conto del tessuto delle nostre società sportive. Come si può invocare la responsabilità oggettiva di società che hanno 20/30 e più iscritti ed un presidente il più delle volte scelto tra le persone di spicco del paese o tra gli sponsor e che partecipano a gare in giro per la regione. Tale norma va bene per le società che partecipano a gare e composte da pochi atleti ma non per tutte. Si è voluta mutuare una norma del calcio ma che non rispecchia il nostro ambiente. A mio parere questa norma deve essere riscritta.
Non ho potuto dire niente perché non era un’assemblea ma una riunione per ratificare ciò che era stato già deciso altrove ……con buona pace per lo sport!!!!
Avv. Carlo Mursia
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