2000 chilometri. Tanto dista Varese dalla Turchia. Metro più, metro meno. Dall’operosa città della Lombardia al Paese della Moschea Blu e del Bosforo il passo è breve, se si viaggia sull’onda della giovinezza e della voglia di provarci.
Luca Chirico ha voluto provare. Ottimo dilettante con la storica Uc Trevigiani, dopo l’esperienza Continental con la allora Mg K Vis Wilier, nel 2015 è approdato alla Professional Bardiani Csf, indossandone i colori fino alla fine della scorsa stagione. Poi, conclusasi l’avventura con il GreenTeam e con le porte del WorldTour rimaste solamente socchiuse, per il 24enne si è aperta la strada in direzione dell’eurasia e della Torku Sekerspor.
ANNI VERDI – Il passaggio dal verde chiaro tutto italiano, a quello più scuro della formazione turca “E’ nato per caso. Ho aspettato una squadra fino a gennaio, ma è andata male. Non sapevo che fare ed ero rassegnato. Ma, piuttosto che smettere ho detto: proviamo. A ottobre ho avuto una piccola operazione e mi sarebbe dispiaciuto concludere già adesso la mia carriera, soprattutto non per mia scelta.” Abbronzatura ciclistica d’ordinanza, fisico minuto da scalatore e entusiasmo da ragazzo della sua età. “Nelle mie scelte ho sempre seguito il cuore. Non ho mai ragionato in termini economici. Avevo scelto la Bardiani perché con Mirko – Rossato, ndr – ho un rapporto bellissimo e a lui devo tanto. Abbiamo passato quattro anni incredibili. Il primo anno in quella squadra pensavo davvero che fosse come una famiglia, l’anno scorso, invece, diciamo che mi aspettavo di più.”
TRANSIZIONE E RICERCA – “Si, possiamo dire che questo sia un anno di transizione.” Lo sguardo di Chirico si sposta verso l’alto, come a voler raccogliere le idee o imbastire una piccola preghiera. “Volevo fare le corse con i professionisti per ritrovare me stesso. Ho perso quello che ero da dilettante, quando attaccavo e mi divertivo. Ora, da troppo tempo non mi diverto più. Divertirsi è una cosa fondamentale, per me, quando fai un lavoro come questo.” Il ritrovare se stesso parte dalla cosa che ama di più fare: attaccare. “Al Tour of Croatia ho attaccato, mi son divertito come un tempo. Le corse come il Tour de Azerbaijan – concluso domenica 7 maggio, ndr – mi piacciono: sono dure e si può inventare. E’ fantastico quando riesci a imporre la tua corsa. Può andare bene o male, ma devi creare qualcosa che sia tuo. Trovare l’attacco che non si aspetta nessuno.”
SOGNI TRICOLORI – Dal momento in cui si sale in bicicletta e si decide di diventare ciclista si inizia, anche, a fare l’elenco dei sogni e delle speranze. Qualcuno Chirico l’ha già realizzato, altri potrebbero avverarsi. “Un primo grande sogno è stato vincere da Juniores la gara di Solbiate Arno, una corsa importantissima e vicino a casa. Io gareggiavo per il Brugherio e da primo anno mi ero classificato ventunesimo. Tutte le volte che passavo da quelle parti, guardavo il cartello con il nome del paese e dicevo: ‘ci vediamo l’anno prossimo!’. Quando l’ho poi disputata ancora ricordo che davanti eravamo rimasti in due, io e Raffaello Bonusi, poi a 20 km dalla fine ho attaccato, sono rimasto da solo e ho vinto.” Sogni di gioventù, ma anche più recenti. Uno, tinto di Rosa. “La tappa del Mortirolo al Giro d’Italia. Lì mi ero classificato ventisettesimo, ma quella giornata mi è rimasta nel cuore perché ho aiutato Alberto Contador. Dopo lui è venuto lì, mi ha stretto la mano e mi ha detto grazie. Quello è stato l’apice della mia carriera.” Le speranze più prossime, invece, sono tonalità Tricolore. “Punto ai Campionati Italiani. Non solo alla vittoria, ma anche per farmi vedere. Lì mi giocherò una grande possibilità. Proseguire? Non lo so. Se ci sarà la possibilità di andare in una grande squadra, sicuramente. Non sono un fenomeno, ma so di poter dare di più. Quando mi danno fiducia vado alla grande, se no non riesco a correre libero.”
TOCCARE IL CIELO CON UN DITO – “Se non avessi fatto il ciclista mi sarebbe piaciuto diventare un pilota d’aereo. Io sono diplomato in aeronautica.” Il cielo, lo si può anche accarezzare a braccia alzate. “Ma ho scelto la bici. Ho iniziato e non ho più smesso. Adesso la cosa che auguro a me stesso è di essere tranquillo, felice. E’ un po’ di tempo che non lo sono completamente, ho tanti pensieri per la testa. Voglio stare bene con la mia famiglia e la mia ragazza, alla quale tengo tantissimo. Poi, anche per quanto riguarda il ciclismo, sogno ancora. Sogno il Giro. Avrei voluto farlo dieci volte e magari lo rifarò.”
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