Un abbraccio tra il campione del ciclismo ed il mister della Fiorentina, quindi lo scambio della maglie. Quella della Bahrain Merida per Stefano Pioli, suo tifoso ed appassionato di ciclismo, quella viola con scritto Nibali ed il numero uno (se non quale) per Vincenzo, anche se lui tifa Milan.
E’ stato questo uno dei momenti più belli e significativi della cerimonia del 44° Giglio D’Oro tra gli applausi di un pubblico che gremiva la sala.
Il Giglio D’Oro per Vincenzo Nibali è la sua casa. Per la sesta volta (il record è di Moser con 9) il riconoscimento per il miglior professionista della stagione è stato suo, in base ai risultati ottenuti, senza dimenticare quando vi salì come rivelazione nel 2006. Un’annata brillante quella del campione della Bahrain Merida, con i podi al Giro e alla Vuelta, e la straordinaria impresa nel Giro di Lombardia.
Nel 2018 partirà con il Tour de Juan in Argentina dal 21 al 28 gennaio, quindi punterà alle classiche; il suo obbiettivo principale il mondiale in Austria su di un percorso per scalatori, che gli si addice. Ed i grandi Giri? Sicuramente quello di Spagna per preparare la prova iridata, tra il Tour de France del quale conosce già il percorso ed il Giro d’Italia (il 29 di questo mese la presentazione a Milano) deciderà in dicembre durante il collegiale in Croazia. Per Nibali la festa del Giglio D’Oro al Meridiana Country Hotel e dall’amico Saverio Carmagnini, poi via verso Milano per ricevere l’Oscar Tuttobici.
Stefano Pioli ha ricevuto invece il premio “Maestri dello Sport” nel ricordo di Alfredo Martini, dalle figlie dell’indimenticabile personaggio del ciclismo, Silvia e Milvia.
“Sono orgoglioso di riceverlo nel suo nome, anche perché di questo premio mi piace anche la definizione di maestri dello sport”. E la Fiorentina che fa soffrire i suoi tifosi? “Noi siamo ancora in salita, ma una volta terminata arriva anche la discesa, terreno dove Nibali vola. Un esempio lui come atleta e come uomo, ho negli occhi ancora la sua impresa nel Giro di Lombardia, un vero spettacolo”.
Gli altri premi: quello alla carriera come direttore sportivo a Davide Boifava, per le “Glorie del Ciclismo” in memoria di Franco Ballerini (era presente sua moglie Sabrina Ricasoli) a Maurizio Fondriest e poi tanta Toscana. La rivelazione dell’annata (premio Gastone Nencini) al valdarnese Vincenzo Albanese della Bardiani Csf, consegnato da Maria Pia ed Elisabetta Nencini, il premio Gino Bartali alla junior pratese Vittoria Guazzini, campionessa del mondo ed europea su pista, quello per il giovane emergente al diciottenne carmignanese Andrea Innocenti, miglior juniores nazionale, il Memorial Tommaso Cavorso consegnato dall’ex iridata di ciclismo Alessandra Cappellotto all’esordiente Tommaso Panicucci.
Assenti il vincitore del Giro d’Italia Tom Dumoulin ed il tricolore Fabio Aru. Tra i presenti il sindaco di Calenzano Alessio Biagioli, per la Federciclismo il presidente del Comitato Regionale Toscano Giacomo Bacci, e tra gli altri personaggi Francesco Moser, Franco Bitossi, Vita, Mordini, i dott. Falai e Magni, l’ex calciatore della Fiorentina Alberto Orzan, Francioni, Poggiali e Fabbri che fanno parte della Commissione del premio. Saverio Carmagnini era felice, mai avrebbe pensato al successo che questo premio ha saputo raggiungere in 44 edizioni.