Quotidiani nazionali che considerano il ciclismo solo per fare notizia come il “Fatto Quotidiano” e il “Corriere della Sera” l’hanno già ribattezzata come la “tassa sul sudore”: il mondo amatoriale è in subbuglio dopo l’annuncio dell’inserimento della già odiata “Bike Card” e cioè, della tessera dal costo di 25 euro che sarà necessaria per prendere parte a qualsiasi manifestazione della FCI. Mentre prima poteva bastare una tessera di un qualsiasi ente di promozione, oggi sarà necessaria la “Bike Card”.
LE MOTIVAZIONI DELLA BIKE CARD – “Gli atleti tesserati in Italia con la Federazione e gli Enti sono circa 200.000, di questi circa 140.000 (70%), essendo tesserati FCI/ACSI/UISP, non dovranno versare nulla” si è affrettato a precisare Gianantonio Crisafulli, consigliere federale delegato al settore amatoriale. “Troppo spesso si sente dire, “mi affilio o mi tessero ad un Ente perché la Federazione ha troppe regole”. La Federazione si limita ad applicare le norme previste dal legislatore, purtroppo alcuni Enti non sono stati così attenti, oppure non sono riusciti a trasmettere questi importanti e fondamentali valori alle loro periferie. Per questo motivo, per tutelare gli Atleti, abbiamo deciso un intervento “forte”. Il mondo amatoriale vede, oltre alla Federazione, tanti Enti che affiliano società e atleti. Forse alcuni di questi Enti si sono distratti e hanno dimenticato la loro missione, infatti la loro attività principale è diventata quella di fare tesserati praticando una serie di sconti sul costo del tesseramento e delle affiliazioni, peggiorando le coperture assicurative (ad esempio aumentando le franchigie) e hanno affiliato alcune società che organizzano manifestazioni che non rispettano nemmeno le più elementari regole previste dal Codice della Strada, con il solo obiettivo di fare cassa”.
Una decisione, quella assunta dai vertici federali, in linea con gli aumenti previsti per tutte le altre categorie di tesserati e che, aldilà delle spiegazioni fornite dai vertici federali, sarà necessaria, insieme agli altri maggiori introiti dalle affiliazioni e dai tesseramenti, per ripianare gradualmente i buchi del bilancio della FCI.
ADDIO “PORTOGHESI” – Sulle pagine di ciclismoweb.net siamo stati i primi a parlare degli aumenti per i tesserati della FCI in vista del 2018 (clicca qui per rileggere l’articolo); non ci eravamo mai occupati, invece, delle variazioni relative agli amatori per un semplice motivo: il mondo amatoriale, come sa chiunque sia abituato a pedalare, è un mondo a sè stante, nel quale l’agonismo dovrebbe essere un semplice divertimento e invece, troppo spesso, diviene una autentica ossessione. Una selva di sigle e categorie tale da permettere ad almeno una quindicina di persone per regione di vantare un titolo europeo o mondiale su strada all’anno: dai circuiti organizzati in luoghi dimenticati da Dio senza nemmeno il rispetto delle più minime norme di sicurezza alle Gran Fondo più lussuose, l’amatore medio è abituato a pagare per poter correre, ricevendo in cambio un “pacco gara” o un premio dal contenuto simile alla borsa della spesa. Ma non per la tessera FCI. Almeno non tutti.
Di fronte a tasse di iscrizione che per alcune Gran Fondo superano anche i 100 euro, la quota fissata dalla FCI per la “Bike Card” appare non solo minima ma anche più che giustificata: la Bike Card, infatti, costerà esattamente come la tessera di un bambino di 7 anni che per la prima volta si cimenta tra i giovanissimi. In un momento di difficoltà per l’intero movimento ciclistico italiano è giusto che anche gli amatori contribuiscano alla raccolta delle risorse necessarie per rimettere in sesto le casse federali.
Da anni, chi opera nel mondo giovanile, chiede a gran voce che parte degli introiti di chi organizza le Gran Fondo sia devoluto in favore del vivaio del ciclismo italiano: alcuni esempi virtuosi, in questo senso, si sono anche registrati in diverse parti del nostro Paese. E dunque, ben venga la “Bike Card” specie se questa sarà utile a garantire una adeguata copertura assicurativa e una giustizia più efficace anche per il mondo amatoriale.
Per pedalare in libertà non è necessario mettere un numero sulla schiena. E per circolare, senza numero, non sarà necessaria alcuna Bike Card. Chi, nonostante gli anni che passano, vorrà ugualmente gareggiare è giusto che sia in regola con le norme e le tasse federali anche se è comprensibile che, in un mondo nel quale imperano i “portoghesi” (= coloro che si intrufolano nel percorso delle Gran Fondo senza numero per non pagare la tassa di iscrizione), il rispetto delle regole non è concetto così facile da radicare.
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