Il Giro d’Italia arriva nel suo alveo naturale. Il Nord Est. E soprattutto celebra i Cento Anni della Grande Guerra. Lassù dove combattè e cadde Francesco Baracca nell’ultimo scontro aereo con il Barone Rosso arriverà il Giorno d’Italia a fare gli onori. A rendere omaggio a chi combattè una guerra di trincea come la combattono sempre i corridori ogni giorno lungo le strade del Giro.
Ci provano i corridori nordestini a farsi vedere. Il più combattivo come sempre, dalle prime pedalate del Giro in Israele, Andrea Vendrame, una sorta di ardito del Piave, con il coltello tra i denti, di quelli che si tuffavano nelle acque tormentate del fiume Sacro alla Patria nei combattimenti corpo a corpo contro il soldato nemico. E ancora Alessandro Tonelli. Ma soprattutto l’ovazione lungo le strade veneziane per “Fabeo”, il velocista Paolo Simion che già si è messo in mostra al Giro e in Croazia in precedenza.
E come al solito i veneti, e nel caso specifico della tappa di Nervesa della Battaglia, hanno invaso le strade e le hanno agghindate di rosa. Che dire di più per il Giro d’Italia che nel Nordest è di casa. Si aspettano adesso le montagne, quelle vere.
Archiviata la vittoria di un altro veneto, Elia Viviani, da quest’oggi bicicletta all’insù a scalare lo Zoncolan, una delle sei salite più dure d’Europa. Sullo Zoncolan si deciderà il Giro e chi sarà il più forte. Dallo Zoncolan (dove campeggia la scritta dantesca “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”) si passerà a Sappada (ma sarà ancora Veneto o Friuli?) e poi, ancora, la crono trentina.
Sullo Zoncolan come dicono nel ciclismo, si divideranno i maschi dalle femmine, e nello stadio del ciclismo ci sarà l’ovazione della folla, che decreterà chi sarà anche il vincitore morale di questa centunesima edizione della corsa rosa. Intanto godiamoci le montagne…
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