Riceviamo e pubblichiamo nel rispetto del diritto di replica quanto ci è stato inoltrato dagli organizzatori del Giro della Valle d’Aosta, certi che i nostri lettori, anche alla luce delle affermazioni pubbliche degli atleti in gara, sapranno giudicare la realtà dei fatti e l’attinenza di quanto segnalato dall’inviata di ciclismoweb.net alla gara in questione. Svolgere il proprio ruolo con professionalità e oculatezza molto spesso rende “scomodi” i giornalisti di ciclismoweb.net che, nonostante tutto, continueranno a scrivere e a raccontare il ciclismo in maniera libera ed indipendente: nulla ci impedirà di raccontarvi il mondo delle due ruote da bordo strada come sempre abbiamo fatto nei suoi lati positivi e anche in quelli che più fanno discutere. Buona lettura!
[banner]G-andrea[/banner]Con rammarico l’Organizzazione del Giro Valle d’Aosta si è trovata a leggere l’articolo da voi pubblicato a titolo “Valle d’Aosta in discesa: tra cadute, infortuni e ritiri” (clicca qui per rileggerlo), in relazione al quale è necessario e doveroso rettificare e replicare, anche nel rispetto di chi interpreta il giornalismo con serietà.
Occorre affrontare da subito il merito delle questioni, viste le gravi accuse gratuite riportate senza che siano state poste in essere le opportune verifiche, così causando gravi danni all’immagine dell’Organizzazione sulla base di fatti e circostanze non accertati e privi di fondamento.
L’Organizzazione è additata per una partenza in discesa nella prima tappa che avrebbe causato la caduta di numerosi corridori. Peccato che la caduta sia avvenuta in un tratto di falso piano, a causa di un errore in curva di un corridore che ha trascinato con sé buona parte del gruppo. Episodi che purtroppo accadono, sono parte delle corse e si verificano anche nei rettilinei del Tour de France: ma forse chi ha scritto o non conosce la materia oppure è spinto da secondi fini. Aggiungiamo che tutte le squadre avevano visionato la discesa, avendola percorsa per raggiungere la località di partenza e nessuno, né corridori né ds, ha posto obiezioni o chiesto neutralizzazioni del percorso, non ritenendo evidentemente che ci fossero motivi di preoccupazione.
La totale approssimazione dello scritto raggiunge il suo culmine con la tappa piemontese, dove si parla di una discesa estremamente pericolosa che, si lascia sottintendere, avrebbe ulteriormente messo a repentaglio la sicurezza degli atleti. La discesa era oggettivamente difficile, ed effettivamente alcuni ds che l’hanno visionata hanno manifestato qualche perplessità prima della partenza. Ora, ci si aspetterebbe che un giornalista serio, che vuole verificare la situazione, peraltro con la possibilità di essere presente ad un ipotetico fatto di cronaca, si precipiti a visionare la discesa in questione al passaggio dei corridori. E invece niente… perché altrimenti avrebbe scoperto che vi erano 16 addetti dell’Organizzazione (una media di uno ogni 250 metri!) a segnalare i punti più difficoltosi ed erano stati posizionati materassi nei punti più delicati, con tanto di complimenti, anche da parte della Giuria, ricevuti al termine della tappa. Di tutto questo, guarda caso, non c’è traccia nell’articolo in questione, figlio del giornalismo del sentito dire.
Quanto al prologo in Francia, l’Organizzazione non può che attenersi alle disposizioni del luogo, che prevedono la chiusura di solo metà carreggiata. Tutte le squadre ne erano adeguatamente informate ed i corridori hanno così potuto disputare la prova in sicurezza, peraltro sul medesimo percorso del 2017, già noto a quasi tutte le squadre presenti, e con numerosi addetti dell’Organizzazione posizionati lungo il percorso a fermare le auto al sopraggiungere dei corridori.
Questi sono i fatti, a cui purtroppo chi ha scritto l’articolo ha preferito l’approssimazione ed il fango, peraltro pur potendo verificare sul campo il reale stato delle cose. Qualche considerazione per chiudere.
L’articolo riporta una voce dell’Organizzazione con cui la giornalista ha parlato, senonché il pensiero riportato non corrisponde a quanto effettivamente detto, in particolare quando lascia intuire che l’Organizzazione si piegherebbe ai voleri delle Amministrazioni per i soldi, mettendo in secondo piano la sicurezza dei corridori. L’Organizzazione, insieme alla direzione corsa, vaglia ogni anno con attenzione ogni metro dei percorsi e, ripetutamente, negli anni, ha sempre evitato ogni rischio inutile, ponendo ogni attenzione possibile alla questione della sicurezza dei corridori e, laddove si sono intraviste delle situazioni potenzialmente rischiose, ha sempre messo in atto le dovute precauzioni, come ieri nella discesa piemontese.
Vogliamo qui ricordare, facendone un nostro vanto, che l’Organizzazione del Giro Valle d’Aosta riceve ogni anno i complimenti da parte della Giuria internazionale per l’eccellente sicurezza della corsa, che pare essere – non lo diciamo noi – tra le migliori in assoluto: si possono fare tutte le critiche che si vogliono alla nostra corsa e, se fondate, le accetteremo e ne faremo tesoro per migliorare, ma accuse prive di fondamento e critiche gratuite sulla sicurezza no, quelle non le possiamo accettare.
Vogliamo poi ricordare come il Giro Valle d’Aosta rappresenti un unicum nel calendario internazionale, per la sua durezza ed i suoi percorsi, e proprio per questo è conosciuto nel mondo del ciclismo; le strade peraltro sono sempre le stesse, da 55 edizioni, più e più volte affrontate essendo la Regione molto piccola: pertanto le critiche ai percorsi dicono molto sull’anacronismo e la scarsa competenza di chi ha scritto l’articolo, tanto finanche da far sorridere.
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Quanto ad altre imprecisioni contenute nell’articolo:
– le squadre non pagano per correre ma versano un modesto contributo per le spese di ospitalità;
– l’Organizzazione non si è mai fregiata di essere la migliore corsa a tappe (sfidiamo la giornalista a trovare una simile dichiarazione da qualche parte), ma è chiaro che un incipit così faceva evidentemente comodo nell’economia dell’articolo.
Concludiamo segnalando come, curiosamente, l’unica voce di ds riportata (le altre critiche di ds e corridori lanciate tra le righe ci si chiede se esistano realmente, perché viene difficile pensare che ci sia qualcuno di essi che realmente possa pensare che i campioni del futuro non debbano avere delle potenzialità anche in discesa!) sia un’occasione per sponsorizzare la neonata Lega Ciclismo Dilettanti, di cui chi ha scritto l’articolo è addetta alla comunicazione: quando si parla di conflitto di interessi… (articolo quinto, il soldo ha vinto).
Il tutto, peraltro, in linea con un sito, Ciclismoweb, che da quando non ha più avuto l’incarico di service della manifestazione (dopo esserlo stato con i suoi principali esponenti per diversi anni) ha completamente oscurato il Giro Valle d’Aosta o se ne è occupato in maniera offensiva come nell’articolo in questione, in piena linea con il peggior giornalismo italiano.
Ciclismoweb sì che è in caduta libera.
Saluti.
L’Organizzazione del Giro Valle d’Aosta
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