Alle 13 del pomeriggio di una assolatissima domenica tirolese, seduti su una panchina sulle rive del fiume Inn, tifosi sonnolenti guardano transitare i corridori impegnati nel mondiale elite. Bandiere di mille colori, dalla Grecia al Brasile, dal Belgio alla Danimarca, Italia, Germania e via discorrendo. C’è via una fuga che ha preso 17 minuti. Bisogna capire chi va a chiudere il buco. Il caldo, i fumi dell’alcool, la birra a fiumi, crea sonnolenza, torpore e il caldo, almeno 28 gradi, ci mette del suo.
L’attenzione viene risvegliata da un commento ironico che gira sui social e sulle chat private: “30.09.18 h.18 Cassani : “il mondiale è andato come da previsione, non posso recriminare nulla ai nostri ragazzi”. La battuta ironica, a 4 ore dal termine della gara mondiali, che sarebbe LA GARA, per il ciclismo, nasconde anche un fondo di verità. La giustificazione che si dà ogni anno per non aver conquistato una maglia iridata è la stessa da un decennio. La si attende da dieci anni quella maglia iridata. L’ultima è stata vinta dal trevigiano Alessandro Ballan nel 2008 al mondiale di Varese.
Davide Cassani si sa è un bravo ragazzo, una persona dalla faccia pulita e dal cuore cristallino. Da quando è arrivato lui in nazionale tutto è cambiato. Il cambio da Franco Ballerini a Paolo Bettini quella volta non fu facile. Un trauma ancora da digerire, quello della scomparsa improvvisa del toscano. Da toscano a toscano, con Paolino poco concluse la nostra nazionale. Bettini non aveva il carisma per fare il tecnico e nemmeno l’appeal per riuscire a mettere in piedi tutte le iniziative che sta mettendo in piedi Davide Cassani.
Ha fatto ripartire il Giro d’Italia Under23. E ragazzi non è poca cosa. In due anni è già diventata la miglior corsa a tappe al mondo per under23, di sicuro meglio organizzata del Tour de L’Avenir che altro non è che un mini Tour de France per nazionali under23.
Ha messo in piedi un sistema a incastro per cui si creano nazionali maggiori e minori, ovvero under23 e professionisti, che partecipano a gare per professionisti tutti insieme, per testare nuovi corridori, nuove formazioni. E tanti ritiri, con gli juniores, i pistard, gli under23 e i professionisti, un sistema composito per cronoman, stradisti e i pistard. E ancora, grazie al suo nuovo incarico di presidente dell’APT dell’Emilia Romagna ha dato vita a ben cinque tappe del Giro d’Italia professionisti. La grande partenza sarà da Bologna.
Uomo impegnato sempre, a 360 gradi, mai stanco, sempre disponibile, dappertutto, persino a tenere conferenze sul ciclismo all’Università. Ma…resta un ma… La nazionale maggiore. Come coordinatore delle nazionali è praticamente perfetto. Come Mary Poppins, che si definiva praticamente perfetta e faceva uscire dalla suo borsone ogni oggetto desiderato. E desiderabile.
Da dieci anni desideriamo dal borsone di Cassani – Poppins di veder uscire una bella maglia iridata. Quella bianca con un pò di righe orizzontali che hanno i colori che vanno dal giallo, al verde, all’indaco. Insomma si, l’iride ecco. E giustapposto servirebbe un cittì che si dedichi tutto l’anno ai professionisti visto il materiale di cui disponeva un tempo Alfredo Martini, e che adesso scarseggia.
Un cittì tutto per i professionisti, servirebbe davvero, visto che nemmeno stavolta la maglietta tanto agognata è arrivata. Ma poi dove è scritto che debba essere per forza un ex corridore il cittì? Il filosofo Mauro Berruto ad esempio è stato cittì della nazionale maschile maggiore di pallavolo ed attualmente è direttore tecnico della nazionale di tiro con l’arco. Non è necessario quindi conoscer rapporti ruote, raggi, se è meglio l’Ultegra o il DuraAce per la salita impossibile a Innsbruck.
Molto spesso devi conoscere gli uomini starci al fianco mese per mese, giorno per giorno. Fare il cittì significa fare il selezionatore di uomini, non il selezionatore di materiale tecnico. A quello ci pensano meccanici e massaggiatori. La nazionale di quest’anno ha perso i pezzi per strada, in particolare un pezzo prezioso come Fabio Aru, individuato già dallo scorso anno come corridore adatto al percorso tirolese ma poi costretto a dare forfait, come altri, per mancata condizione fisica. Sulle strade austriache abbiamo perso pure il nostro grande Vincenzo Nibali, gloria tricolore ancora in crescita di forma dopo l’intervento alle vertebre ma ancora troppo debole per essere un capitano vero.
San Davide Cassani o Mary Poppins si è dovuto votare a gente come Franco Pellizotti, 40 anni scoccati, per salvare una nazionale che rischiava di non avere nè capo nè coda. E rinasce l’idea di dover individuare già ad inizio anno un gruppo tricolore da portare piano piano in forma alla prova iridata. Un gruppo da seguire tutto l’anno, senza ingerenze o pressioni da parte di team o procuratori che si accapigliano sul “dai porta il mio, che il prossimo anno passa con me e ti può aiutare in gara etc etc”. Tutto deve essere declinato all’esigenza di vincerlo un mondiale, non di portare i corridori per fare esperienza. Altrimenti la maglia la vestiranno ancora per tanti anni gli altri.
E rilanciamo. Una persona carismatica l’abbiamo? Al pari di Cassani, gente con carisma ce n’è, ma chi potrebbe fare il citti’ a tempo pieno? Moscon si stacca solo nel finale, De Marchi cerca di mettere insieme i pezzi azzurri, Pellizotti e Caruso provano a trascinare questa nazionale, ma alla fine della fiera Cassani costretto a giustificarsi ancora una volta “Il mondiale è andato come da previsione, non posso recriminare nulla ai nostri ragazzi”. Il messaggio ironico è arrivato sulle chat alle 13,31. Riportava dichiarazioni che sarebbero state fatte, più o meno simili, alle 18,00. Insomma il copione “copia incolla” è sempre solo stesso. Ora cerchiamo un nuovo cittì Mary Poppins. Lo abbiamo?
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